Politica
Luciano e i volontari
Due ore di botta e risposta: da una parte la terza carica dello Stato, dallaltra i rappresentanti della società civile. Unintervista a più voci, che tocca tutti i temi caldi del momento e ignora le
di Marco Piazza
Il presidente della Camera incon tra il volontariato. «Abbiamo bisogno di domande», attacca dal palco, «i mezzi di informazione ci propinano risposte indipendentemente dalle domande. Abbiamo tutti le stesse informazioni e disinformazioni. Corriamo il rischio di perdere le diversità culturali». In platea i rappresentanti di decine di associazioni recepiscono il messaggio. E mezz?ora più tardi, dopo l?applauso all?intervento, si scatenano. Sembra di essere all??Uno contro tutti? del Maurizio Costanzo show. Arrivano interrogativi su tutti i temi più caldi del momento: droga, immigrazione, Stato sociale, Bicamerale, emergenza sangue, trapianti, cooperazione internazionale, servizio civile. Un botta e risposta di due ore. Fortuna che mancavano le domande.
Dalla sala della Domus Mariae, che ospita il convegno della Fivol sul ?Volontariato in transizione?, Luciano Violante non se ne va subito dopo aver parlato, come in genere fanno tutte le autorità intervenute ai dibattiti. Lui resta fino a mezzanotte e risponde a tutti, anche se in alcune materie si confessa non sufficientemente preparato.
Per il giornalista mandato lì ad intervistare il presidente, oltre ad essere una pacchia visto che le domande le fanno gli altri, è una vera lezione di giornalismo. Perché dai quesiti della platea, forse più che dalle risposte dello stesso Violante, arriva quell?informazione ?vera? di cui il presidente della Camera sente la mancanza, un?informazione che esalta le diversità invece di appiattirle, e che purtroppo ha poco spazio nei mass media.
Quella che segue è perciò la fedele trascrizione di due ore di dibattito, in cui le domande sono in gran parte fatte dai rappresentanti del volontariato intervenuti al convegno.
Presidente Violante, al Sud ci sono associazioni di volontariato che stanno contribuendo alla lotta contro la criminalità organizzata. Lei è stato presidente della Commissione Antimafia, come può arrivare ad auspicare l?amnistia per Tangentopoli?
«Sull?amnistia sono stato male interpretato. Io non ho auspicato nulla, ho soltanto previsto che alla fine del dibattito sulle riforme ci sarà una discussione su questo. La funzione che svolgo mi impedisce di dirlo, ma si può ben immaginare quale sia la mia personale posizione. Comunque mi ha stupito il fatto che in molti hanno gridato allo scandalo e quasi nessuno sia intervenuto per chiedere di prevenire tali fenomeni. Mi ha impressionato che nessuno abbia menzionato, per favorirlo, il progetto di legge anti corruzione che solo adesso, a fine gennaio, comincerà ad essere discusso».
Passiamo alle emergenze concrete, come quella della droga. Molte associazioni hanno espresso la loro preoccupazione quando hanno sentito parlare di legalizzazione.
«Credo che quella delle tossicodipendenze non sia la questione più urgente. Ormai i modi che i giovani usano per stordirsi sono molteplici. Tempo fa io mi sono pronunciato a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Oggi penso che si tratti di un problema superato perché ci sono sostanze chimiche molto dannose che non vengono criminalizzate e su cui i ragazzi non sono affatto informati. I giovani sono indifesi. Come affrontiamo il loro malessere e come preveniamo il flagello delle droghe sintetiche?».
In Italia continua ad esserci l?emergenza sangue. Spendiamo miliardi per importare plasma dall?estero. Il piano sangue è scaduto dal 1996, la Commissione non si riunisce da un anno e mezzo. C?è una legge vecchia di otto anni che deve essere modificata e ci sono ben 7 proposte, tra Camera e Senato, che non sono state discusse. Come se ne esce?
«Ammetto di non essere sufficientemente preparato sul tema. Questo non mi impedisce di prenderne nota e cercare risposte a questa domanda nella mia funzione istituzionale.».
Anche per il trapianto degli organi si attende da 15 anni una nuova legge.
«Io sono iscritto all?Aido (Associazione italiana donatori organi, ndr) ed è quindi un tema a cui sono molto sensibile. Credo che in questo settore il problema principale sia la mancanza di cultura. Troppa gente non sa che il trapianto avviene a morte accertata. E la stampa contribuisce alla disinformazione con notizie improbabili di persone che resuscitano».
Continuiamo con le leggi incompiute: riforma del servizio civile, cooperazione internazionale.
«Su questo posso rispondere con delle date. La legge sul servizio civile la discuteremo da aprile a giugno, quando sarà finita la discussione sulle riforme alla quale, nel primo trimestre, dedicheremo la metà del tempo disponibile. Quanto alla cooperazione, il progetto governativo sta per passare al Senato».
Invece la normativa sull?immigrazione è quasi arrivata in porto, anche se è rimasto fuori il diritto di voto per gli stranieri
«Nella passata legislatura io e Bassanini proponemmo una legge di riforma costituzionale per introdurre il voto degli immigrati perché riteniamo che il diritto di voto sia una componente essenziale della cittadinanza. Ora però ha ragione l?opposizione: una simile proposta, proprio perché tocca una parte della costituzione, non può essere contenuta in una legge ordinaria. È tutta la società, comunque, che deve scegliere se essere inclusiva od esclusiva».
L?Italia dei dati economici va come un treno. Ma ci sono dati che ci dipingono come un Paese del Terzo mondo, come, ad esempio, i quarantamila bambini ancora in istituto. Molti, anche tra i volontari, sostengono che nei servizi alla persona lo Stato ha fallito e che deve fare un passo indietro per far entrare altre forze. È d?accordo?
«È vero, economicamente siamo la quinta potenza mondiale, ma in alcuni settori siamo più indietro. Il risanamento finanziario era indispensabile, ora la fase due di cui parla Prodi non deve pensare solo agli investimenti economici, ma anche a quelli sociali. Dobbiamo cominciare a riflettere su cosa vuol dire essere deboli. Lo Stato non deve fare un passo indietro. Deve riuscire, anche quando non eroga direttamente dei servizi, a garantirne la qualità».
Il volontariato fa rotta su Assisi
L?intento era quello di gettare le basi per la IV Conferenza nazionale del volontariato, che si terrà ad Assisi il prossimo ottobre. Ma il convegno organizzato dalla Fondazione italiana per il volontariato (Fivol) e dal Mo.vi (Movimento del volontariato italiano) è andato ben al di là, riuscendo a porre sul tappeto tutti i più importanti interrogativi che si pongono da tempo gli operatori del settore: come conciliare la gratuità propria del volontariato con l?impresa sociale, quale rapporto con le istituzioni, quale spazio nel nuovo Stato sociale. A fare da apripista è stato il documento redatto dal presidente della Fivol, Luciano Tavazza, che è stato discusso nella sessione introduttiva della tre giorni (dal 9 all?11 gennaio) da Pierpaolo Donati, docente dell?Università di Bologna, Giuseppe Cotturri, dell?Università La Sapienza, Claudio Calvaruso, presidente della Conferenza nazionale dei presidenti delle associazioni di volontariato e Emanuele Alecci, presidente del Mo.Vi. Accanto al dibattito sul ruolo del volontariato non sono mancate le critiche alla legge sul volontariato, giudicata da molti fallimentare e la cui riforma, a detta di tutti, è improcastinabile. Dal convegno, a cui hanno partecipato le sigle più significative del non profit italiano, è emerso l?intento di mantenere il volontariato all?interno del Terzo settore, pur nelle differenze delle sue componenti.
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