Famiglia

Immigrazione: tra 10 anni saranno un milione i figli degli immigrati

Convegno della Fondazione Agnelli sull’integrazione della nuova generazione di "italiani con il trattino": aumento di matrimoni misti, niente ghetti e lavori più qualificanti

di Redazione

Nel secondo decennio del Duemila saranno un milione gli “italiani con il trattino”: italiani-cinesi, italiani-marocchini, italiani-senegalesi. I figli e le figlie degli stranieri che vivono oggi in Italia saranno gli immigrati di seconda generazione. Lavoreranno in proprio. Non vivranno in ghetti urbani. Avranno proprie scuole, magari propri partiti. E si sposeranno sempre di più con gli italiani senza trattino. Parte da queste previsioni sulla società multietnica che verrà il convegno internazionale della Fondazione Giovanni Agnelli “Un futuro per l?immigrazione in Italia: l?orizzonte delle seconde generazioni” in programma oggi a Torino. “Perché bisogna imparare a guardare all?immigrazione andando al di là dell?emergenza e già da oggi pensare a costruire i possibili percorsi di integrazione delle seconde generazioni – commenta il presidente della Fondazione Marco Demarie -. Del resto, le esperienze d?oltreconfine hanno dimostrato come proprio l?inserimento dei figli di immigrati, un inserimento strategico per le comunità straniere ma anche per la società che li ospita, rappresenti l?anello più delicato del processo d?integrazione”. Un esempio su tutti: in Europa, proprio con l?integrazione delle seconde generazioni si è posta in tutta la sua problematicità la questione islamica. I NUMERI – Oggi in Italia i figli degli stranieri sono circa 400 mila. Stando alle previsioni, solo quest?anno ne nasceranno altri 30 mila: il 5 per cento di tutti i parti. Ma l?aumento della popolazione straniera e la diminuzione della natalità italiana fanno pensare che nel 2015 si potrebbe toccare l?8-12 per cento. Così che per il secondo decennio del Duemila saranno un milione gli “italiani con il trattino”, ormai ragazzi o adulti, che dovranno confrontarsi innanzitutto (ma non solo) con il mondo del lavoro. LAVORO E SCUOLA – Sulla prima grande prova di integrazione gli esperti hanno le idee chiare: le seconde generazioni diranno basta all?inserimento subalterno e saranno meno disponibili ad accettare i lavori rifiutati dagli italiani. Vale a dire: le figlie delle filippine non finiranno necessariamente a fare le colf. “Per la prima volta gli italiani con il trattino – spiega Stefano Molina, responsabile del programma Popolazione e società della Fondazione Agnelli – si affacceranno in modo consistente sui segmenti medi e alti del mercato del lavoro”. E in molti potrebbero andare ad alimentare settori economici tradizionali: dal commercio ambulante alle panetterie artigianali. Quanto al mondo della scuola, la strada è in discesa: “L?integrazione sui banchi è già stata avviata”. Ma oltre agli istituti pubblici, dove magari verranno proposti corsi di cultura islamica, i figli dei figli degli immigrati potranno frequentare scuole proprie. LA CASA – C?è poi il problema della casa. “Problema se si parla di affitti o di ricerca dell?abitazione”, continua Molina. Ma gli addetti ai lavori sono pronti a giurare che, al di là di qualche Chinatown nelle metropoli, di ghetti urbani non ce ne saranno. “A differenza che in altri Paesi, l?immigrato di seconda generazione in Italia troverà casa accanto a una famiglia italiana”. CONFLITTI – Le esperienze straniere, però, avvertono: proprio dentro le mura di casa aumenterà la conflittualità intergenerazionale. Tra genitori e figli sarà scontro sulla trasmissione dei valori e dei modelli culturali. Fuori, il conflitto sarà, invece, fra italiani con il trattino e gli immigrati di prima generazione che continueranno ad arrivare in Italia: “Gli ultimi saranno gli ultimi”.


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