Cultura

Esami: le attese non finiscono mai

Le future mamme, se vogliono un’ecografia nei primi tre mesi della gravidanza, devono pensarci prima del concepimento. È solo uno dei casi di ordinaria stupidità del sistema sanitario. Scovati da un

di Alba Arcuri

Per una ecografia mammaria, nel 42 per cento dei casi occorre attendere tra i sessanta e i novanta giorni, mentre solo nel 30 per cento dei casi l?esame viene effettuato entro un mese. Il record negativo spetta all?Ospedale di Circolo di Varese, dove per fare l?esame in questione, pur prenotando all?inizio dell?anno, si deve attendere addirittura fino all?agosto ?98. Altrettanto difficoltoso per le future mamme è sottoporsi a una ecografia nel primo trimestre di gravidanza. Per effettuarla in tempo occorrerebbe prenotarla prima ancora del concepimento. Per non parlare dell?amniocentesi, che viene erogata soltanto dal 42 per cento delle strutture pubbliche, altrimenti occorre rivolgersi al privato. Sono solo i casi più eclatanti raccolti da un bus scova-disfunzioni, partito il 29 settembre scorso, e giunto a destinazione dopo aver raccolto sul territorio migliaia di informazioni e contraddizioni del panorama sanitario italiano. Si tratta del Pit-bus un pulmino itinerante che, percorrendo in lungo e in largo la penisola per quasi 9.000 chilometri, ha sottoposto a esame 50 strutture sanitarie pubbliche, tra ospedali e ambulatori, in 32 città italiane per stabilire quale fosse il rapporto tra i cittadini e i servizi sanitari. L?iniziativa, promossa e organizzata dal Tribunale per i diritti del malato, fa parte del Progetto integrato tutela (Pit), che fornisce costantemente un aiuto e una consulenza gratuita al cittadino vittima della malasanità, attraverso un numero telefonico (06/3225318). A bordo del pulmino, uno staff di esperti, sotto la direzione della presidente della associazione, Teresa Petrangolini, ha effettuato complessivamente 32 monitoraggi, 45 incontri con medici di famiglia e farmacisti, 27 incontri con i direttori delle Asl e ha contattato infine 20 mila cittadini. E al termine del lungo viaggio, ha pubblicato i risultati della ricerca. Tra le disfunzioni più frequenti c?è quella delle interminabili (e a volte inutili) liste d?attesa per gli interventi e le prestazioni diagnostiche. Tempi lunghi d?attesa anche per i pochi pazienti che, pur col mal di denti, decidono di non rivolgersi ai costosi studi dentistici privati. Nel 60 per cento dei casi attenderanno più di due mesi per ottenere una prestazione di ortodonzia, poco meno per sottoporsi a una visita odontoiatrica nelle strutture pubbliche. Sotto accusa anche il servizio di prenotazioni telefoniche, effettuato per poche ore al giorno, mentre il Cup, il Centro unico di prenotazione informatizzato, è una prerogativa solo del 26 per cento delle strutture. Il modo più comodo per risparmiare risorse che il Sistema sanitario nazionale adotta, denuncia il Pit, è ancora quello di opporre ostacoli insormontabili per il cittadino rispetto all?accesso ai servizi. Ma dal viaggio emerge anche qualche buona notizia. Il monitoraggio ha registrato 45 casi di buona sanità, in particolare in Molise e in Basilicata, dove dal 1° gennaio 1998 i cittadini possono prenotare analisi e visite direttamente nelle farmacie, come già avviene a Piacenza, Bologna e Treviso. ?


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