Non profit

Il terzo settore conterà di più

La promessa di altre leggi, la sfida della lavoro, l’annuncio di un ruolo nuovo per il mondo del non profit. Politico.

di Redazione

Il futuro del Terzo settore, può essere osservato da molti punti di vista. Ma esiste un osservatorio che, sul campo, si è meritato una panoramica particolarmente nitida. Si tratta del ministero della Solidarietà sociale, che, non a caso, sono in molti a indicare come la sede migliore per l?istituendo ?Osservatorio sul non profit?. Per questa ragione abbiamo rivolto alla ministra Livia Turco pressappoco le stesse domande alle quali hanno risposto gli esperti qui a fianco.
Ministra Turco, la legge sul regime fiscale delle Onlus cambierà davvero il Terzo settore?
Non ci sono dubbi. Ne abbiamo la prova guardando quello che è successo negli altri Paesi europei. La legge rappresenta uno strumento che facilita l?iniziativa e lo sviluppo delle imprese sociali, favorendo sia la patrimonializzazione del flusso di finaziamento privato, che le agevolazioni fiscali in materia di imposte indirette.
Dunque lei considera conclusa l?attività normativa in questo campo.
Neanche per sogno: questa legge è solo il primo passo per un riassetto complessivo del settore dal punto di vista normativo. A questa dovranno seguire altre normative più dettagliate.
Tra Stato e mercato qual è il futuro del non profit in Italia?
La crisi del lavoro produttivo, e la crisi fiscale dello Stato, hanno portato al centro del dibattito politico la revisione dei concetti di società civile e stato sociale. Ma non si tratta di proporre il Terzo settore come soggetto alternativo allo Stato, né di utilizzarlo come strumento di privatizzazione dello Stato sociale. Al contrario bisogna far sì che lo Stato si ponga quale garante dei legami di solidarietà all?interno della società civile. Sostenedo l?area dell?economia sociale e riconoscendo la sua autonomia.
Nella lotta alla disoccupazione, che ruolo può giocare il Terzo settore?
Le associazioni senza fine di lucro mobilitano grandi quantità di risorse. In Francia e Germania la percentuale delle persone occupate nel campo del privato sociale è, rispettivamente, del 4,2 e del 3,7.
Anche in Italia il settore si espande ed è prevedibile che aumentino anche gli occupati. Ma a prescindere dai dati numerici è possibile che questo settore possa proporsi come area di transizione dal non lavoro al lavoro, o dal lavoro a un lavoro diverso. Che sia cioè uno strumento di acquisizione di competenze professionali, che poi possono essere spese nel mercato.
Ci sono però altre sfide che mi stanno a cuore per il 1998: il riconoscimento formale di un ruolo politico per il non profit nel dibattito su tutte le questioni più importanti che abbiamo in agenda.

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