Cultura

Sofri rilancia l’appello per la Cecenia

Sofri è intervenuto al premio Ilaria Alpi

di Gabriella Meroni

”Andare in Cecenia oggi significa scommettere al 98% sulla propria morte in meno di dieci giorni”. Cosi’, in una lunga intervista concessa al Premio di Giornalismo Televisivo Ilaria Alpi, dall’ interno del carcere di Pisa nel quale e’ rinchiuso, Adriano Sofri descrive la drammatica situazione della martoriata repubblica caucasica, teatro anche nelle ultime ore di attentati sanguinosi. Questa sera, nell’ambito della tavola rotonda che il Premio Alpi ha voluto dedicare al tema ”Guerre: Rumori e Silenzi”, ne vengono proiettati alcuni passaggi, tutti dedicati allo spinoso tema della Cecenia, su cui l’ esperienza maturata sul campo consente a Sofri di parlare con cognizione di causa. L’ ex direttore di Lotta Continua e’ stato protagonista nelle scorse settimane di un pesante scambio di vedute, attraverso le pagine del quotidiano ‘La Repubblica’, con il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov. All’ invito di Sofri, peraltro raccolto da molte personalita’ politiche italiane, di organizzare una grande manifestazione di solidarieta’ con il popolo ceceno, il governo russo ha risposto rimproverando a Sofri di operare a beneficio del terrorismo internazionale. ”Su queste accuse – ha detto Sofri – non ho niente da dire per non oltrepassare il senso del ridicolo, e perche’ noto un tono degno del linguaggio della vecchia Unione Sovietica. Chi se ne frega di me e del ministro russo: non voglio che polemiche assurde diventino il pretesto per compromettere la possibilita’ di un dialogo gia’ molto difficile”. Un rapporto costante e rischioso, quello tra Adriano Sofri e la repubblica cecena, protagonista da un decennio di una guerra sanguinosa con la ‘grande madre Russia’. ”Io sono stato in Cecenia diverse volte – spiega Sofri – Fra la prima e la seconda guerra sono dovuto entrare clandestinamente per cercare di salvare tre volontari italiani sequestrati. L’ impresa e’ riuscita con successo grazie anche alla fitta rete di contatti che mi ero creato in precedenza con persone di tutti i generi, dai combattenti ai civili. L’ andamento positivo della mia azione ha sollevato una rabbiosa reazione. Sono stato addirittura accusato di essere un contrabbandiere di armi e denaro al servizio della mafia cecena!”. ”Per quanto riguarda l’ Europa e l’ Italia – conclude Sofri – non si puo’ piu’ far finta di non vedere. La questione cecena e’ stata sacrificata allo scopo di creare rapporti piu’ stretti con la Russia. Bisogna invece comprendere che, se si vuole instaurare un legame saldo, e’ necessario far finire questo silenzio su una tragedia tanto grande. Come italiani siamo ancora in tempo a fare qualcosa per non sentirci un peso sulla coscienza. Quel peso che potrebbe esserci rinfacciato dalle generazioni del domani, dai nostri stessi nipoti”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA