Economia

Cooperative sociali: adesso le regole le diamo noi

Si è conclusa a Monopoli la convention di Cgm. In anteprima da Vita magazine in edicola, le idee e le intenzioni del presidente Johnny Dotti intervistato da Giuseppe Frangi

di Gabriella Meroni

Il consorzio Gino Mattarelli ha radunato 1000 quadri dell?organizzazione per una tre giorni di approfondimento e di vita comune. Ha dato a tutti appuntamento a Monopoli per ragionare, ad esempio, su che cosa voglia dire oggi fare impresa sociale

Difficile definire Johnny Dotti. Credi di parlare con il numero uno di un?organizzazione che raduna 75 consorzi, cioè 1300 cooperative sociali, cioè 35.000 persone coinvolte a livello lavorativo (di cui 20mila soci e 3400 svantaggiati e 5500 volontari), e invece ti trovi davanti un pensatore. Ipotizzi che ti snoccioli cifre, fatturati (a proposito, il fatturato aggregato di Cgm nel 2002 ha sfiorato il miliardo di euro), tendenze di mercato e invece ti fa analisi sociali e ti snocciola citazioni di filosofi e poeti.

«Fare impresa sociale non significa applicare un po? di tecnologia economicista nel settore dei servizi sociali, anche se non si devono mai dimenticare bilanci e buona gestione».
E allora che cos?è impresa sociale?
Significa non sottrarre la bellezza all?economia; cioè far sì che l?economia non sottragga la bellezza alla realtà, perché economia e bellezza possono vivere insieme in pace. Si rende necessaria una contaminazione reciproca.
Ma in che senso economia e bellezza sono in relazione così stringente?
Perché fare economia solidale significa non rinunciare alla bellezza misteriosa presente nella realtà: è bello anche uno sguardo, un sorriso, il dispiegarsi di vite sane e solidali.
Ma in termini più imprenditoriali come definirebbe l?impresa sociale?
Un?impresa che crea valore sociale, economico, capitalizzando in una comunità economia e socialità.
Un?impresa in cui valga più il noi dell?io?
Direi di più. Un?impresa in cui tutti i pronomi personali abbiano valorizzazione adeguata. Non dimentichiamo il tu e il voi: c?è bisogno di continuare a fare dell?apertura verso gli altri un costante esercizio, non solo di valore ma anche di interesse. Nel senso che è nostro interesse essere un sistema aperto.
Interesse: non è una parola dal doppio valore?
Sì. Ma per me il significato di convenienza va di pari passo con il significato di inter-essere. Cioè di essere rete, di non essere mai autorefernziali.

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