Emergenza abitativa

Casa, un piano di edilizia sociale da 50mila alloggi è possibile

Lo propone Legacoop abitanti. Il progetto presentato oggi a Roma alla presenza del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini e del segretario della Cgil, Maurizio Landini. Previsti canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato e un partenariato pubblico-privato. Il presidente Simone Gamberini: «Una partnership sostenibile e in grado di attrarre nuovi investimenti. Legacoop si candida a essere il soggetto che può dare una risposta ad una parte importante della domanda di casa»

di Alessio Nisi

Un piano pluriennale per la casa, che prevede la realizzazione di 50 mila alloggi di edilizia residenziale sociale, da assegnare a canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato, candidandosi a realizzarne il 10% (5mila alloggi) in una logica di partenariato e di co progettazione pubblico-privato. È questa in sintesi la proposta lanciata da Legacoop abitanti, associazione di categoria delle Cooperative di Abitanti Una soluzione che punta sul partenariato, sul recupero di immobili esistenti o la costruzione di nuovi con interventi di rigenerazione urbana e che consentirebbe allo Stato di risparmiare complessivamente 277 milioni di euro, liberando così risorse per l’edilizia residenziale pubblica destinata alle persone più disagiate (si calcola per ulteriori 1700 alloggi). Costo dell’operazione 1,4 miliardi di euro: di cui 831 milioni provenienti da risorse cooperative e 553 da risorse pubbliche. 

Il quadro sociale è quello in cui sono emerse fragilità che rischiano di produrre tensioni sociali, con nuove forme di povertà e di esclusione. Ecco, la questione abitativa rende urgente la definizione di risposte adeguate, anche per quella fascia di popolazione che, pur non avendo i requisiti per accedere al sostegno pubblico, incontra serie difficoltà a trovare soluzioni abitative alle condizioni di mercato. 

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Ripensare un nuovo modello di offerta di case

Per Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti, «la crisi abitativa che stiamo vivendo e che interessa anche la classe media ci obbliga a ripensare un nuovo modello di offerta di case che, sostenuto anche da risorse pubbliche, vede Legacoop come un soggetto attivo e propositivo. Una proposta pensata all’interno del quadro normativo europeo che adotti appieno il concetto di Servizio di Interesse Economico Generale per l’offerta di alloggi a condizioni di vantaggio rispetto ai valori di mercato. Ma per dare risposte serve concretezza. «Servono case accessibili e un progetto stabile di lungo periodo». Il piano si propone come «un passo avanti e necessario per assumerci una responsabilità». I numeri della crisi abitativa «sono noti».

Più difficoltà a pagare il mutuo di casa

Zaccaria cita il report FragilItalia “Abitazione: difficoltà economiche e politiche abitative del futuro”, realizzato da AreaStudi Legacoop e Ipsos. Secondo l’analisi, in un Paese dove 8 italiani su 10 vivono in una casa di proprietà, crescono, rispetto ad un anno fa, le difficoltà di chi deve pagare la rata del mutuo o il canone di locazione a causa dell’aumento dell’inflazione e dei tassi.

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L’orizzonte europeo del piano

In particolare, evidenzia lo studio, il 68% (+18 punti percentuali rispetto allo scorso anno) di chi ha una casa in proprietà con il mutuo denuncia difficoltà, oggi e nel prossimo futuro, a pagarne le rate (ma si sale all’80% tra gli under 30, all’83% nel ceto medio basso, all’82% in quello popolare). Il 65% di chi vive in affitto (+ 8 punti) denuncia difficoltà, presenti e future, a corrispondere i canoni mensili (76% tra gli under 30, 73% nel ceto medio basso, 93% nel ceto popolare).

A fronte di questa situazione, puntualizza Zaccaria, «8 italiani su 10 (l’83%) ritengono che le cooperative di edilizia abitativa svolgano un ruolo importante per affrontare questa criticità e mantenere i prezzi bassi (per il 53% abbastanza importante, per il 30% molto importante)». L’orizzonte del piano, sottolinea, è il quadro normativo europeo. L’istituzione di un tavolo stabile, l’attuazione del monitoraggio della domanda, e la concertazione tra i diversi soggetti dell’abitare, sono poi le ulteriori iniziative a corredo del piano.

La cooperazione come metodo

Di «proposta concreta», «attraverso un innovativo patto pubblico-privato» parla invece Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «Una partnership», sottolinea inoltre, «sostenibile e in grado di attrarre nuovi investimenti. Legacoop si candida a essere il soggetto che può dare una risposta ad una parte importante della domanda di casa». Gamberini spiega che sulla casa «il piano vuole aprire una riflessione generale su un’esigenza, a fronte di un’assenza», ma anche sulla «politica dei redditi e sul lavoro povero. La cooperazione su questi temi può avere un ruolo». In che modo? «Mettendo al centro le persone in un’ottica di giustizia sociale». Sulla dimensione europea, Gamberini evidenzia «come si sta cercando di costruire una collaborazione diversa tra pubblico e privato» e parla di «cooperazione come metodo che riguarda la dimensione dell’offerta, dell’approccio sociale all’inclusione, della normativa urbanistica. Una dimensione collaborativa in cui ci si assume delle responsabilità. Ed è quello che con questa proposta cerchiamo di fare».

Legacoop protagonista


Per il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Matteo Salvini, nel mondo della cooperazione il prezzo medio di canone degli alloggi offerti è inferiore del 20-30% rispetto ai prezzi di mercato. «Un piano casa deve essere ribaltato totalmente rispetto alle vecchie logiche. Sono almeno 70 mila gli alloggi non utilizzati da sistemare e da rimettere sul mercato. Sono ben disponibile a parlarne, non soltanto in Parlamento. Convocheremo un tavolo al Ministero prima di Natale. Insieme anche a Comuni, Settori, Fondazioni previdenziali, grandi proprietari immobiliari, Cdp, la Bei e altri soggetti interessati. Coinvolgere centinaia di cooperative con migliaia di soci è fondamentale. A Legacoop manderò l’invito e sicuramente sarà intorno al tavolo. Da un soggetto come Legacoop, che gestisce bene il patrimonio abitativo della casa, mi aspetto che sia tra i protagonisti di questo percorso»

È il momento delle scelte e delle priorità

Alla presentazione del piano ha partecipato anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. «C’è nel nostro Paese un’emergenza abitativa e il diritto all’abitare non è garantito. Un piano di edilizia pubblica è stato messo da parte, come non esiste un osservatorio nazionale. Se sto tuttavia ai numeri noti, si parla di 600 mila case di cui ci sarebbe bisogno». Landini parla anche degli studenti fuori sede (800 mila studenti con il problema alloggio) e della vicenda sfratti, che è ripartita. «Se pensiamo ai tagli sociali del Pnrr, tra i miliardi tagliati ci sono le risorse su questo tema». Per Landini, «i periodi che hanno permesso una crescita sul tema della risposta ai bisogni sono quelli che hanno collegato la casa al lavoro, e a stipendi per una vita dignitosa. Oggi siamo in una situazione opposta, in cui si è poveri lavorando». Da questo punto di vista «la proposta qui avanzata è intelligente con cui fare i conti, ma è necessario collocarla in un quadro generale del “fare sistema”». Non solo in Italia, ma “fare sistema” in Europa. È il momento, aggiunge, di fare delle scelte «anche in termini di priorità. Trovo senza senso tagliare il fondo affitti e mettere una cifra analoga sul ponte di Messina». 

Casa, tema rilevante e trasversale 

Sabina De Luca del Forum diseguaglianze e diversità sottolinea come la casa sia «un tema rilevante, ma scomparso da tempo dalle politiche pubbliche del Paese. Istat e Caritas», evidenzia, «ci dicono che aumenta la diffusione dei marginali, degli ultimi e dei penultimi e che basta lavorare per non essere poveri» e che «in molte famiglie povere ci sono persone lavoratrici». Nel rispondere ai bisogni abitativi è necessario guardare alle tante dimensioni del problema», è necessario «lavorare su un piano politico per la casa che richiama la responsabilità del pubblico». La casa, ribadisce, «è un tema rilevante» che richiede un «cambio di passo». I dati ci dicono che non basta lavorare per non essere poveri.  

Sul disagio abitativo Rocco Nastasi, direttore della Caritas Diocesana di Pinerolo, sottolinea come sia un problema «trasversale» e parla dei «tanti sfratti sui territori», un «aumento esponenziale». Spiega poi come «a Pinerolo abbiamo strutturato un tavolo di coordinamento sull’housing sociale, formato dal Comune, un consorzio servizi sociali locale, Asl e Caritas. Abbiamo messo insieme tutte le risorse abitative di un territorio, comunali e del terzo settore», aggiunge, «con ’obiettivo è di portare le persone che vengono inizialmente accolte da strutture gestite da organizzazioni a uscire e risolvere il problema. Sono 5 anni che lo facciamo.  E funziona».

«Il fondamento della rigenerazione urbana passa dalla riqualificazione umana», dichiara Simone Ombuen di Asvis, e rilancia su «una nuova politica per l’abitare sociale», che «deve affrontare i problemi di degrado sociale».

Le risorse dell’Europa e il servizio abitativo

Lo schema finanziario prospettato nella proposta di partnership inserita nel piano è in grado di attrarre anche risorse finanziarie già esistenti, ad esempio quelle della Banca Europea degli Investimenti o della Banca del Consiglio d’Europa. Per questo Legacoop Abitanti (che si fa promotrice anche in questa occasione del concetto di servizio abitativo, ovvero di un’offerta che non si limita ad un alloggio a condizioni sostenibili, ma prevede anche servizi che promuovano il senso di comunità) propone un modello che guarda alle migliori esperienze europee. 

Le risorse pubbliche non bastano

In particolare con l’adozione del concetto e delle caratteristiche di Servizio di Interesse Economico Generale – Sieg, che comprende anche l’edilizia abitativa sociale, nel quale, con un contributo pubblico aggiuntivo alle risorse proprie, si riesce a dare risposte quantitativamente superiori a quelle ottenibili con il solo utilizzo delle risorse pubbliche. Oltre a consentire l’attivazione di fonti di finanziamento europee e a prevedere tutti gli aspetti legati alla gestione del servizio abitativo, il riferimento al Sieg può garantire da un lato un quadro normativo chiaro per quanto riguarda il ruolo e le attività del privato in termini di costi, remunerazione, e margini. Dall’altro, il perseguimento dell’interesse pubblico, ovvero un canone commisurato alla reale condizione di bisogno delle persone.

Il Piano nazionale per l’abitare nei dettagli

L’obiettivo del Piano di Edilizia Residenziale Sociale proposto da Legacoop Abitanti è di realizzare alloggi in locazione attraverso il recupero di immobili esistenti o la costruzione di nuovi con interventi di rigenerazione urbana, e quindi senza consumo di suolo, per dare una risposta a quella parte di popolazione che non riesce ad accedere alle proibitive condizioni del mercato immobiliare ma che non è tutelata dalle azioni dei soggetti pubblici. 

50 mila alloggi di Edilizia Residenziale Sociale. Il piano prevede la realizzazione di 50 mila alloggi di Edilizia Residenziale Sociale. Nell’ambito del piano, la cooperazione di abitanti si candida a realizzare 5 mila alloggi (il 10% del totale), da assegnare in locazione a canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato, con un impegno complessivo di risorse pari a poco meno di 1,4 miliardi di euro, finanziato dal sistema cooperativo con una quota di risorse proprie del 60 % pari a 831 milioni di euro e dal contributo pubblico con una quota del 40 % pari a 553 milioni di euro. 

Lo Stato risparmia 56 mila euro ad alloggio. L’impegno finanziario della Cooperazione con il supporto della quota di contributo pubblico, determina, per la quota dei 5 mila alloggi proposti, un risparmio per lo Stato di circa 56 mila euro ad alloggio rispetto al costo sostenuto in caso di realizzazione interamente finanziata con risorse pubbliche. Quindi i risparmi complessivi per circa 277 milioni di euro consentirebbero allo Stato di destinare queste risorse per la realizzazione di circa 1.700 alloggi destinati a famiglie a basso reddito. 

Che cosa può fare lo Stato

Il ruolo dello Stato, considerato determinante per la sostenibilità della proposta, può concretizzarsi nella creazione di uno specifico fondo dedicato all’attuazione del piano e dotato di risorse proprie, la cui dotazione potrebbe avvalersi, in fase attuativa, anche della contribuzione delle Regioni utilizzando le risorse del Fondo Sociale Europeo destinate alle politiche di recupero e rigenerazione urbana. A queste disponibilità possono poi aggiungersi, come detto, le risorse della Banca Europea degli Investimenti e della Banca del Consiglio di Europa, nell’ambito delle linee di azione programmatiche della Unione Europea. 

La cessione delle aree dismesse

Nella logica di partenariato pubblico-privato, il sostegno dello Stato può attuarsi direttamente attraverso la cessione di grandi aree dismesse di proprietà pubblica o di soggetti statali a valori sostenibili, attraverso contributi in conto capitale e in conto interesse e agevolazioni ed esenzioni tributarie e fiscali. Inoltre, lo Stato può intervenire attraverso la concessione di garanzie che favorirebbero in modo sensibile il costo e l’accesso alla finanza privata.

In apertura foto Pixabay. Nel testo immagini per gentile concessione di Legacoop

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