Femminicidi
Solidarietà alle donne vittime di violenza. In tutto il mondo
Il Coordinamento Donne Acli ha diffuso una nota in cui sottolinea l'importanza della prevenzione e dell'educazione ed esprime la propria vicinanza alle donne che vivono in contesti di guerra e in particolar modo alle afghane e iraniane, per cui anche i gesti semplici - come andare a scuola o fare sport - diventano atti di resistenza
di Redazione
«Il femminicidio di Giulia Cecchettin, solo l’ultimo degli oltre 100 di quest’anno, è l’ennesimo segnale che stiamo sottovalutando un’emergenza vera: abbiamo bisogno di un grande piano di educazione all’affettività e al rispetto dell’altro, che parta sin dai primi anni delle scuole d’infanzia. Servono investimenti anche per la prevenzione, proprio per non dover più trattare i femminicidi come emergenza», afferma Chiara Volpato, responsabile del Coordinamento Donne Acli, in una nota diffusa in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«È passato quasi un quarto di secolo da quando le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Da allora, poco o nulla è cambiato», prosegue. «La violenza contro le donne continua ad essere tra le violazioni più diffuse e globali dei diritti umani, verificandosi ovunque e a qualsiasi livello: in tutti i Paesi, per strada, in casa, nei luoghi di studio e di lavoro, negli spazi pubblici, nei trasporti, nella politica, nello sport: da parte di sconosciuti, ma anche da persone vicine come amici e familiari. Nel nostro Paese, secondo i dati Istat, un terzo della popolazione femminile ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale».
Un pensiero particolare il Coordinamento Donne vuole dedicarlo a tutte le donne che oggi vivono nei moltiplicati contesti di guerra. «Sono le prime vittime, insieme ai bambini che pagano il prezzo più alto dei conflitti armati. Sono le donne ucraine, palestinesi, israeliane e tutte quelle che vivono in quelle terre in cui si svolgono guerre meno note, ma non per questo meno dure». Le guerre aumentano la violenza contro le donne in termini di stupri, esodi di massa e rischio di povertà: «le donne devono poter accedere ai grandi processi decisionali perché, in generale, il loro ruolo è essenziale per le nostre società, tanto in tempo di guerra quanto in quelli di pace. In particolare, il coinvolgimento delle donne nelle risposte umanitarie è fondamentale, non solo per garantire il rispetto dei loro stessi diritti, ma anche per mettere in luce una prospettiva diversa dello stare insieme», auspica Volpato.
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Il Coordinamento Donne delle Acli vuole inoltre «esprimere la sua solidarietà e sostegno alle molte azioni di coraggio delle afghane e delle iraniane, mantenute sotto il giogo di un terribile assoggettamento, per cui anche compiere gesti semplici come andare a scuola, praticare uno sport, mostrare i propri capelli, mettere un paio di jeans o andare in macchina diventa un atto eroico. Queste donne», continua Volpato «rischiano ogni giorno di perdere la vita, pur di esprimersi e liberarsi dalle catene della sopraffazione, talvolta resistendo, altre volte rompendole». Dopo la morte della studentessa Mahsa Amini nel settembre del 2022, che ha rotto gli argini per una vera e propria rivolta in molte città dell’Iran al grido di «Donna, vita, libertà», questo ottobre, dopo una lunga agonia, ha perso la vita anche Armita Garavand e con loro tante altre donne, attiviste o semplici cittadine, «per noi senza nome, senza volto, ma che merito il cordoglio di tutti noi».
Foto in apertura da Unsplash
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