Violenza di genere

Da Legacoop una piattaforma contro la violenza di genere

Womap+ si propone di sostenere le donne e le persone vittime di violenza e discriminazione di genere grazie alla rete cooperativa, con la volontà di affiancarsi al numero verde 1522, ampliando le possibilità di trovare aiuto, supporto, presidi e informazioni

di Alessio Nisi

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Un minuto di silenzio. Un piccolo riconoscimento alle vittime di violenza. Alle donne vittime di violenza. A Giulia Cecchettin. Legacoop ha aperto in questo modo la presentazione di Womap+, una piattaforma digitale che si propone di sostenere le donne e le persone vittime di violenza e discriminazione di genere grazie alla rete cooperativa, con la volontà di affiancarsi al numero verde 1522, ampliando le possibilità di trovare aiuto, supporto, presidi e informazioni. In che modo? I servizi di ascolto, supporto ed inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza assicurati dalle cooperative e sono stati mappati, insieme con altri.

Il progetto Womap+

«Un progetto», spiega in apertura il presidente di Legacoop nazionale, Simone Gamberini, «molto importante a cui Legacoop e Commissione Pari Opportunità hanno lavorato da tempo. Una giornata che vuole essere il contributo di Legacoop per il 25 novembre», la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Proprio quella Giornata, che quest’anno incrocia un Paese in cui si è consumato un femminicidio, l’ennesimo, e che si guarda e si interroga su una lista che si allunga: occorre fare in fretta, occorre un cambio di passo. Proprio oggi in cui al Senato è previsto l’esame del disegno di legge per potenziare e velocizzare le misure preventive e cautelari. Siamo sempre sul fronte della pena però.

La formazione (obbligatoria) nelle aziende

In quale direzione? La formazione è la grande imputata, forse la grande assente. Quel passaggio di cui si sente di più la mancanza. Se la scuola non ce la fa e la famiglia nemmeno, se all’associazionismo, che pure ha un ruolo importantissimo, come si sottolinea da più parti, non può essere delegato questo fardello, l’impresa e soprattutto la responsabilità sociale di impresa possono essere la chiave. «Da tempo», sottolinea sempre Gamberini, «riflettiamo su come affiancare nei luoghi di lavoro percorsi di prevenzione contro la violenza di genere. Pensiamo di dover prenderci un impegno. Perché abbiamo un altro approccio».

Sarebbe importante se la formazione della prevenzione fosse tra gli elementi introdotti nelle imprese anche grazie a proposte di legge

Simone Gamberini – presidente di Legacoop Nazionale

Quell’approccio che poi è alla base di Womap+, e che «testimonianza dell’identità delle cooperative nel produrre un qualcosa che va nella direzione del bene comune e verso la comunità. Un’esperienza che speriamo possa crescere, diventando una rete concreta a disposizione della comunità, negli attori, nella disponibilità delle imprese».

La fatica del Paese

«Strumenti, fondi e progetti come quello da voi presentati sono necessari per contrastare fattivamente la violenza maschile contro le donne», sottolinea Cecilia D’Elia, vicepresidente Commissione parlamentare d’inchiesta su femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. E ricorda quanto il paese ha «faticato tantissimo a mettere la violenza sessuale contro le donne tra i reati contro la persona». E sulla formazione nelle aziende ne sottolinea la necessità. «Occorre», precisa, «una grande rete che produce una cultura diversa. Questo progetto non è solo utile, ma contribuisce a costruire una cultura che disdegna la violenza. Si può essere uomini in maniera diversa».

Oggi al Senato arriva il disegno di legge sul rafforzamento delle misure cautelari, ma mancano i fondi per operatori e formazione. Così le donne non incrociano mai personale all’altezza

Cecilia D’Elia – vicepresidente Commissione parlamentare d’inchiesta su femminicidio

Una piattaforma utilizzabile da tutti

Nei dettagli del progetto Womap+ entra Annalisa Casino, presidente commissione Pari Opportunità Legacoop, con la premessa che si tratta di un primo passo. «È un progetto», spiega «cui lavoriamo da un anno e mezzo e che vuole costruire una piattaforma per mettere in rete le cooperative sociali impegnate contro la violenza di genere. Una piattaforma utilizzabile da tutti». La volontà è «affiancarsi al 1522 e mettere a disposizione la rete cooperative e delle diversi tipologie di servizi (dagli sportelli alle case rifugio). Un lavoro che vuole creare una rete di aiuto e di costruzione di un altra forma di cultura, non stereotipata e non violenta. Un piccolo passo contro una piaga sociale. Sappiamo che non basta e che è un primo passo che va incrementato».

Womap+ è un progetto aperto. Il next step? Lavorare su politiche e pratiche di promozione della formazione

Annalisa Casino, presidente commissione Pari Opportunità Legacoop

Alla presentazione di Womap+ ha partecipato anche Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali. «La cooperazione sociale», dice nell’apertura del suo intervento, «è una delle prime vittime della violenza di genere». Per Vanni, «il tema è mettere a fuoco oggi cos’è la dignità e il rispetto della persona. Siamo in una situazione in cui si fatica a dare voce ai più fragili e deboli. Chi vince ha il diritto di parlare e questo ci mette in una condizione di difficoltà». Per Vanni la cooperazione sociale, evidenzia, «includere questa attività in una impresa sociale cooperativa è elemento di ricchezza», e invita a «non ghettizzare il tema e a relegarlo all’associazionismo» e a «ragionare in maniera trasversale e di inclusione lavorativa».

Gli uomini fanno fatica a riconoscere gli avanzamenti e la crescita delle donne. Si fa fatica sia con gli uomini che con le donne, anche nei giovanissimi

Eleonora Vanni – presidente di Legacoopsociali

Lavoro di squadra

Il progetto si avvale della collaborazione di Conad, che si impegna a promuovere e far conoscere la piattaforma in tutta la sua rete territoriale, così da garantire una diffusione capillare e vicina alle persone. «Ci sentiamo responsabili nel contribuire attivamente a combattere questa battaglia, più attuale e urgente che mai, attraverso un forte lavoro di squadra con istituzioni, associazioni, cooperative, soci, collaboratori, clienti», dichiara Mauro Lusetti, Presidente di Conad.

Le tante forme della violenza

Secondo i risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, illustrati nel Report Fragilitalia “Violenza di genere: le tante forme della violenza e le misure per contrastarla”, elaborato da AreaStudi Legacoop e Ipsos, gli italiani ritengono che le cooperative possano dare un contributo per contrastare la violenza di genere, indicando anche gli ambiti di intervento.

I numeri

In particolare, Il 40% ha indicato l’assistenza legale gratuita per le donne abusate; il 35% l’assistenza socio-sanitaria e psicologica per vittime di violenza in strutture specializzate; il 34% il potenziamento della rete di case rifugio per le donne vittime di violenza e i loro figli; il 33% l’assistenza economica per le donne vittime di violenza; il 29% supporto e formazione per perseguire l’indipendenza economica delle vittime di violenza; il 28% attività di educazione e informazione nelle scuole sul tema della violenza di genere; il 24% percorsi psicologici e riabilitativi per uomini autori di violenza; il 20% campagne di informazione e sensibilizzazione. 

Differenze di percezione tra generi

Il sondaggio stila una classifica delle forme di violenza su una donna in relazione alla loro gravità, evidenziando significative differenze di percezione tra generi e tra generazioni (under 30 e over 65), con una sensibilità più alta evidenziata dalle donne e dagli over 65. Al primo posto viene indicata la minaccia di procurare dolore fisico ad una donna che respinge l’uomo, seguita dal mettere in rete o inviare ad amici foto esplicite di una donna, dal toccare, baciare o abbracciare una donna che non lo desidera.

La gravità degli abusi

Le stesse differenze, con valori omologhi, si manifestano anche nella percezione relativa alla gravità delle situazioni di abuso sulle donne da parte dei propri partner. In questo caso, al primo posto viene indicato l’impedire alla donna di uscire di casa (74%). Seguono, tutti al 71%, impedire alla donna di lavorare fuori casa, sminuire o prendere in giro la donna di fronte ad altre persone, cercare di non farle vedere i suoi amici, cercare di limitare i suoi contatti con la famiglia di origine.  

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Non denuncio perché

Riguardo ai motivi che spingono le donne vittime di abusi e violenze a non denunciare il proprio partner, ex partner o familiare il sondaggio, che in questo caso ha interpellato solo le donne, indica al primo posto la paura di ritorsioni peggiori (57%), la paura per i figli (54%), di non avere risorse economiche per mantenere sé e i figli (49%), che le misure prese non siano sufficienti o adottare con tempi troppo lunghi (45%). Il 38% indica la speranza che prima o poi le violenze cessino.

Quali strumenti

Limitate, invece, le differenze di percezione circa gli strumenti più efficaci per contrastare la violenza di genere, dove al primo posto figura l’inasprimento delle pene per episodi di violenza di genere sia fisica che psicologica (37%), le attività di educazione e informazione nelle scuola sul tema della violenza di genere (35%), l’assistenza legale gratuita per le donne abusate (30%), l’istituzione del reato di femminicidio con aumenti di pena rispetto agli altri casi di omicidio (29%), il potenziamento della rete di case rifugio per le donne vittime di violenza e i loro figli ed il monitoraggio delle forze dell’ordine su presunti casi di violenza (25%), l’assistenza economica per le donne vittime di violenza (22%).

In apertura foto di Mario Purisic per Unsplash. Nel testo immagini per gentile concessione di Legacoop nazionale

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