Violenza di genere

Vedono i padri picchiare le madri, così vengono aiutati

Si chiama “Mamma e Bambino” il programma di Sos Villaggi dei Bambini dedicato ad affrontare il trauma dei minori che assistono a episodi violenti tra le mura di casa. Una cinquantina le mamme con i loro figli accolte nella rete di sostegno ogni anno. Per Samantha Tedesco, responsabile Programmi e Advocacy dell’organizzazione è «un fenomeno in crescita costante»

di Antonietta Nembri

Secondo i dati del Garante infanzia sono oltre 400mila i bambini che ogni anno assistono a episodi di violenza domestica in Italia. Un dramma che lascia cicatrici e che non può essere sottovalutato. Proprio per affrontare il trauma e per salvaguardare il rapporto tra la madre e i propri figli, Sos Villaggi dei Bambini ha attivato il programma “Mamma e Bambino” cui ha dedicato lo scorso ottobre una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi con l’obiettivo di sostenere le attività di assistenza che si realizzano nei Villaggi Sos di tutta Italia.

Oltre 110 beneficiari l’anno

Sono una cinquantina le mamme con i loro figli accolti nella rete di sostegno dell’organizzazione per un totale di oltre 110 beneficiari all’anno. La loro permanenza all’interno del programma varia da 12 mesi a un anno e mezzo. Un periodo durante il quale si lavora sulle donne, sui minori e sulla relazione genitoriale con équipe che prevedono educatori, psicologi, pedagogisti e psicoterapeuti.

I luoghi dedicati

Nei cinque Villaggi Sos italiani il progetto si concretizza attraverso la fruizione di alcuni luoghi dedicati: la Casa mamma con bambino, che accoglie le madri con i bambini bisognosi di assistenza e la Casa per donne vittima di violenza, dedicata in particolare alle madri a rischio di possibili maltrattamenti e che sono state costrette ad allontanarsi da casa. Il programma si completa con gli appartamenti per l’autonomia dove il lavoro che viene fatto dagli operatori è rivolto in modo particolare al recupero della genitorialità e all’acquisizione di un’indipendenza lavorativa, economica e abitativa.

Quell’indipendenza recuperata da Fernanda che, vedova con figli, inizia a convivere con un uomo che si rivela possessivo, geloso e violento. Dopo un anno d’inferno, soprattutto per difendere i figli l’ha denunciato ed è approdata in un Villaggio Sos: «I primi giorni sono stati difficili, mi stava tutto un po’ stretto… piano piano mi sono affidata:» ricorda, «da fuori sembra un centro diurno, qui invece ci sono persone che si occupano di te, ti proteggono, ti aiutano a vedere oltre, a capire che è utile aspettare, avere pazienza e speranza. Fidarsi e affidarsi».


Ogni donna, ogni nucleo mamma- bambino richiede un lavoro più che personalizzato, come testimonia un’operatrice: «Abbiamo strategie già collaudate, che sono sempre le stesse; però a volte dobbiamo inventare caso per caso anche perché in 16 anni credo di non aver mai conosciuto due donne uguali. Magari il problema è lo stesso, però il modo in cui lo vivono, il modo in cui si presenta è molto diverso».

Il fenomeno in crescita

«Un fenomeno in crescita costante». Così Samantha Tedesco, responsabile Programmi e Advocacy di Sos Villaggi dei Bambini sul tema della violenza domestica assistita dai minori. «Soprattutto dopo il Covid abbiamo dovuto aprire il programma Mamma e Bambino, anche nei Villaggi dove non era attivo. Sono aumentate le donne che trovano il coraggio di rivolgersi ai servizi». Ma avverte Tedesco, dopo i primi tempi in cui le regole e la convivenza all’interno della Casa di accoglienza sono accettate «in molte di loro subentra la consapevolezza di essere entrate in un meccanismo che deve valutare anche la relazione con i figli, in cui la libertà è ridotta, anche per un tema di sicurezza. Tutto ciò rende molto faticoso il percorso»

Le accoglienze nelle strutture del programma sono fatte con gruppi omogenei, con donne e bambini che hanno medesime necessità. «Ci sono poi le situazioni che richiedono la protezione dell’identità con una residenzialità diversa» precisa Tedesco.

Salvaguardare il rapporto madre-figlio

Uno degli obiettivi del programma è salvaguardare il rapporto madre-figlio. «Quello sui bambini è un lavoro molto delicato perché a volte si sentono responsabili e tendono a identificarsi o con la vittima o con l’aggressore. Gli operatori sono chiamati ad aiutare i minori a recuperare il loro spazio infantile, a comprendere che quanto accaduto non è colpa loro». Un altro focus del programma è aiutare le donne a comprendere i criteri che le guidano nella scelta del nuovo compagno «bisogna evitare che si replichi il meccanismo che ha portato alla violenza, è uno snodo decisivo».

In apertura l’immagine simbolo della campagna di Sos Villaggi dei Bambini “La violenza non è un gioco” – Foto da Ufficio stampa

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