#Finanza&Etica
Laudate Deum, l’ecologia integrale del Papa che striglia la finanza
Francesco denuncia la connessione tra modello economico, cambiamenti climatici e crisi sociale; sfida la finanza globale a cambiare paradigma e in sintonia con gli eco-attivisti, chiama all’azione responsabile. La lettura dell'ultima esortazione apostolica firmata dalla presidente di Banca Etica
di Anna Fasano
«Ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora. Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte all’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini?…negli ultimi cinquant’anni la temperatura è aumentata a una velocità inedita, senza precedenti negli ultimi duemila anni. In questo periodo la tendenza è stata di un riscaldamento di 0,15 gradi centigradi per decennio, il doppio rispetto agli ultimi 150 anni…».
A parlare così, o meglio, a scrivere così, non è uno scienziato esperto dell’IPCC, bensì Papa Bergoglio, che nell’esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata il 4 ottobre scorso, è tornato sui temi ambientali e climatici per mettere qualche punto definitivo a quanto aveva affrontato più compiutamente nell’enciclica Laudato si’.
È un testo breve la Laudate Deum, e tuttavia capace di abbracciare un orizzonte amplissimo di temi e di stimoli in sequenza, grazie a un approccio integrato al Creato («…quanto accade in qualsiasi parte del mondo ha ripercussioni sull’intero pianeta… “tutto è collegato” e “nessuno si salva da solo”»), attraverso il richiamo – inatteso, in certa misura rivoluzionario – al concetto di mondo come “zona di contatto” (sistema olistico dove l’uomo non è l’unico protagonista), mutuato da una filosofa post-umanista come Donna Haraway, esponente di un pensiero pure piuttosto lontano dall’antropologia cristiana.
Ma è proprio a partire da ciò che Papa Bergoglio ingaggia tra le righe un dialogo con gli operatori che tirano i fili della finanza globale, ponendo in una relazione inestricabile le manifestazioni umane – sociali ed economiche – con quelle degli ecosistemi naturali.
Rifacendosi alla scienza, Papa Francesco esorta l’umano. Sottolinea che non basta (più) una generica sensibilità verso il climate change, serve il coraggio di agire, appellandosi alla responsabilità per il futuro collettivo affidata a ciascuna e ciascuno di noi. Una responsabilità che è sia un peso da portare che l’opportunità concreta di cambiare lo scenario (una vera boccata di ossigeno!), scardinando – perché no – il protrarsi irresponsabile dello sfruttamento diseguale della “casa comune”, la Terra, a danno delle popolazioni e degli individui più vulnerabili. Scardinando quindi il modello economico predatorio ribellandosi alle logiche del massimo profitto; modificando i dati di partenza dell’algoritmo, della tecnocrazia che nutre una speculazione finanziaria digiuna di etica e valori sociali e ambientali.
Su questo fronte Papa Francesco non teme di macchiare di realtà e di petrolio il bianco della veste. Quando Bergoglio afferma che «…la crisi climatica non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili…», quando denuncia che «…una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei
più poveri», il Papa sembra connettersi da “eco-attivista” alle proteste delle ultime generazioni, “delle figlie e dei figli” di Greta Thunberg.
Bergoglio collega infatti direttamente il deterioramento climatico-ambientale alla dimensione economica, agli squilibri che ne sono origine e conseguenza, parla dunque ai risparmiatori e ai consumatori, e tanto più agli operatori del mondo bancario e finanziario, chiamato a cambiare il proprio distorto paradigma, prima che sia troppo tardi.
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Il fascio di luce della Laudate Deum illumina così i 5500 miliardi di dollari che, dal 2016 al 2022, le grandi banche globali hanno concesso al settore dei combustibili fossili, fornendo più del doppio dell’ammontare del Pil di un Paese del G7 come l’Italia a filiere che stanno
accrescendo per interesse, quotidianamente, le emissioni di gas serra in atmosfera, ignorando platealmente quanto stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima siglato nel 2015 al termine della Cop21.
Un enorme flusso di risorse nel quale sono immersi anche i contributi dei principali gruppi bancari italiani, che hanno carbone, petrolio e gas in portafogli, e dal 2015 al 2022 hanno finanziato le energie fossili per decine di miliardi di dollari. Non solo. Il fascio di luce della Laudate Deum illumina 1,2 miliardi di dollari in sussidi pubblici per progetti fossili nel mondo che l’Italia ha sborsato nel 2022, ovvero parte di ben 7 mila miliardi di dollari (circa il 7,1% del Pil mondiale) erogati a livello globale, sempre nel solo 2022.
La maggior parte di quei sussidi si traduce in esternalità negative (costi economici e sociali indiretti determinati dagli idrocarburi e scaricati sulla collettività), ma poco meno di un quinto del totale è costituito da agevolazioni dirette (più che raddoppiate dal 2020 al 2022), che abbassano i costi di approvvigionamento e spesso passano per i circuiti finanziari, i quali così generano profitto per pochi mettendosi al servizio di un potere che perpetua l’incremento del surriscaldamento globale.
Un potere che l’esortazione apostolica stigmatizza se viene considerato onnipotenza da un’umanità che opera contro – e non insieme – al Creato, per il quale diventa dunque una minaccia. La Laudate Deum, pubblicata con vista sull’avvio della Cop28 di Dubai – in programma dal 30 novembre e, contraddittoriamente, presieduta da un campione dei petrolieri -, rappresenta perciò il dito puntato sul cattivo uso della finanza disponibile, sulla politica che decide secondo obiettivi di breve termine e sul paradigma tecnocratico, chiudendo altresì ogni possibile cittadinanza alle ambiguità dei negazionisti del cambiamento climatico, le cui posizioni più diffuse sono confutate dal vertice della cristianità rifacendosi “galileianamente” alle indicazioni degli scienziati.
Ma la Laudate Deum è anche lo sguardo fiducioso nel potere dei singoli di fare la scelta giusta per il futuro di tutte e di tutti, indirizzando le scelte quotidiane, incluse quelle di gestione del denaro, da cittadini, da imprenditori, da banchieri o da capi di Stato. La domanda che ci resta è: quante persone, dentro e fuori la Chiesa, ascolteranno davvero Papa Francesco? Quante organizzazioni agiranno di conseguenza? Quella di Bergoglio è infatti una chiamata urgente al risveglio collettivo, un invito a lottare insieme a lui, che sembra dirci – un po’ piccato – “Cosa non avete capito esattamente di ciò che avevo scritto nell’enciclica Laudato si’?!”.
Nella foto di apertura: Papa Francesco durante l’Udienza generale in Piazza San Pietro, in Vaticano. Ph: Inetti/Avalon/Sintesi
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