Mondo
Parla nella rete l’Africa che verrà
Siti web, E-mail, personal computer: così gli africani scoprono la febbre on line. In un confuso mix di messaggi telematici: affari, lavoro, turismo e propaganda politica. Strade informatiche e pon
Landing Savané, segretario generale del Partito africano per la democrazia e il socialismo, non sapeva come fare: il suo partito si presentava in vista delle elezioni in Senegal (previste a maggio) con un forte svantaggio. La soluzione? Un bel sito Internet (www.ajpas.org) dove presentare il programma di governo, nonché il proprio faccione bonario, nella speranza di raggiungere e convincere i tanti senegalesi sparsi nel mondo a tornare e votare per lui. Questa è solo una delle tante facce di un binomio tanto inaspettato quanto emergente: il Continente africano e la Rete mondiale. Se infatti si pensa alla ancora carente diffusione dei semplici telefoni nel Continente (dove ogni cento abitanti mediamente si ha una densità di apparecchi pari allo 0,3/0,8), lo sviluppo informatico e dell’utilizzo della World Wide Web appare miracoloso: il numero di indirizzi di E-mail africani cresce del 12% annuo (le linee telefoniche fisse dal 3 al 12%) e in Burkina Faso, esempio decisamente significativo, il rapporto tra la diffusione degli apparecchi telefonici e dei personal computer nel 2000 sarà di 1 a 4,5 (mentre nell’88 era pari a un pc ogni 14 telefoni). Il Cybercafé in rue de Thiong a Dakar è diventato il luogo d’incontro preferito dalla gioventù senegalese. Quale spiegazione per questa inusuale tendenza? Probabilmente la necessità di superare alcune barriere, soprattutto geografiche, ma anche culturali ed economiche, e finalmente la possibilità di farlo, almeno in modo virtuale. Accedere direttamente al mercato mondiale, nonché alle banche dati e agli archivi delle migliori biblioteche mondiali, la voglia di comunicare la propria cultura agli altri, di cercare aiuto e cooperazione all’estero, magari anche l’eventualità di trovare un lavoro prima ancora di abbandonare il Continente nero. E lo sviluppo telematico africano risulta ancora più sorprendente se si considerano gli elevati prezzi medi sia per l’hardware (un pentium standard può costare 4/5 milioni di lire) che per le connessioni in rete (un abbonamento può costare anche 180 mila lire al mese). Sia come sia, l’Africa è alla scoperta di Internet. Un’avventura che è iniziata all’inizio dei ’90 proprio in Senegal, nelle Università di Dakar, e che ha visto in Metissacana il primo provider di servizio africano. E proprio sulle pagine web del fornitore privato (molto interessanti: www.metissacana.com) è possibile rinvenire un qualcosa che, per esempio nei siti italiani, non si vedeva da molti anni e che è un segnale di questa “nouvelle vague”: un libretto di istruzioni su come utilizzare la Rete, sia da un punto di vista tecnico sia etico (www.metissacana.com/internet/internet.html). E una volta appresa l’arte…, l’Africa si sta buttando in rete con notizie, curiosità, siti e servizi di ogni tipo, cosa tipica di Internet, ma senza rinunciare alla propria tradizione. Che appare in tutti i suoi colori nel pur professionale sito di Africaonline (www.africaonline.com), dove è possibile trovare ogni sorta d’informazione, dagli affari al turismo, su Costa d’Avorio, Ghana, Tanzania, Zimbabwe e Kenya; dal sito di questo Paese è inoltre possibile sentire in tempo reale le ultime notizie della maggiore radio keniota. Ma Internet è anche una grande vetrina, come hanno capito alla Galleria Tamarin di Kinshasa (capitale della Repubblica del Congo), che espone online i suoi pezzi di artiganato africano. Africa nera, ma anche quella bianca e nera, come dimostra il politicamente corretto sito sudafricano (www.southafrica.co.za) e il correlato motore di ricerca «panafricano», dal significativo nome di Zebra (www.zebra.co.za). Strade e ponti telematici, per un Continente in attesa di quelli veri. ArabNet, l’Islam in linea L’Africa, dunque, è in linea. Anche quella più inaspettata, l’Africa musulmana. Tutto quello che di (ufficiale, naturalmente) volete sapere sul mondo arabo si può trovare nelle 1.860 pagine di ArabNet (www.arab.net), la migliore risorsa maomettana che si può trovare in Internet. Algeria, Isole Comore, Gibuti, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco, Somalia, Sudan e Tunisia: l’Africa musulmana è tutta qui; inoltre, informazioni sulla cucina, sull’arte, sui cammelli, sulla caccia con il falco e ogni amenità arabeggiante. In particolare, lo sguardo cade sulla chiusa Algeria (www.arab.net), con la sua storia, l’economia, il turismo e la politica; tutto, però, rigorosamente presentato “da regime” Per notizie fuori dal coro in Internet, l’unica speranza è quella di varcare i confini istituzionali, collegandosi, per esempio, al sito del giornale indipendente “El watan” (www.elwatan.com); voci ancor meno controllate si possono trovare, infine, nel sito di Reporters sans frontieres, dove è ospitata un’edizione speciale, e un po’ ridotta, del settimanale (chiuso dal governo nel ’96) «La Nation».
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