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Per il Parlamento il business rifiuti è di 15 mila miliardi

E' la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti a dare le dimensioni dei profitti dello smaltimento illegale dei rifiuti

di Redazione

Il business dei rifiuti frutta alle ecomafie ”circa 15.000 miliardi di lire l’anno, provocando danni all’erario per circa 2.000 miliardi di lire l’anno”. E’ la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti a dare le dimensioni dei profitti dello smaltimento illegale dei rifiuti. Ogni anno vengono prodotte in Italia ”almeno 80 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, ma vi e’ una soluzione di smaltimento solo per 45 milioni di esse”.

In questo settore, il nostro Paese ”tuttora viaggia a tre velocita”’: al Sud la Basilicata e’ ”l’unica area non in emergenza”, mentre ”nell’Italia centrale la situazione e’ piu’ complessa: se Toscana ed Umbria mostrano di aver intrapreso con decisione la strada indicata dalla normativa comunitaria e nazionale, nel resto delle regioni il panorama non e’ ancora soddisfacente”. Nell’Italia del Nord, invece, ”fatta eccezione per Liguria e Friuli-Venezia Giulia, si nota una situazione al passo con la media dell’Europa settentrionale, sia in termini di gestione che in termini di trattamento”.

Contro il business illegale dei rifiuti ”lo Stato si presenta tuttora debole” e ”non si e’ riusciti a emanare una normativa organica, penalmente rilevante, in tema di delitti contro l’ambiente”. A conclusione dei propri lavori, la commissione sottolinea l’opportunita’ di ”un’ampia e stringente indagine sui rifiuti speciali” da parte del governo.

Il prossimo esecutivo e il prossimo parlamento dovranno dare ”assoluta priorita’ ad una legislazione organica per introdurre le fattispecie dei delitti contro l’ambiente nel codice penale”, magari ricondotte ad ”un testo unico in materia di legislazione dei rifiuti per fornire un quadro di riferimento certo e meno farraginoso a tutti gli operatori del settore, alle amministrazioni, alle imprese e agli organi giudiziari”. Bisognera’ poi favorire ”lo sviluppo di appositi settori di intelligence e di analisi economica” in questo campo. (segue) A giudizio della commissione, ”si puo’ senz’altro affermare che la stagione del far west e’ senz’altro conclusa, ma non e’ completata la fase di transizione verso un sistema industriale di gestione integrata del ciclo”. Dall’indagine della commissione emerge che ”alcuni Paesi, specie dell’Africa” sono ”mete di destinazione ‘privilegiate”’ del traffico internazionale di rifiuti pericolosi. L’organismo parlamentare ha cercato di verificare se il movente dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ”sia da ricercare proprio nella scoperta di tali traffici illegali di rifiuti”. A questo proposito, sono stati ascoltati alcuni cittadini somali che, ”pur non confermando informazioni in possesso della commissione, hanno tuttavia reso dichiarazioni inquietanti riguardo alcune patologie gravissime e diffuse, da connettere a forme di avvelenamento dei suoli e delle acque”. Gli elementi raccolti sulle rotte delle ecomafie dirette in Africa, insomma, ”sembrano davvero troppo numerosi e concordanti” perche’ possano ritenersi ”frutto di mera fantasia o di un allarmismo che si alimenta di fantasmi”.

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