Famiglia

Usa: marketing, in gita scolastica alle multinazionali

La nuova frontiera della pubblicità punta ai bambini. Con metodi discutibili

di Gabriella Meroni

Sono i bambini la nuova frontiera del marketing americano, che ha lanciato la sua ennesima strategia: conquistare il mercato partendo dai baby-compratori. E cosi’ sono in aumento negli Stati Uniti le iniziative per portare i messaggi pubblicitari all’interno delle scuole ed organizzare le gite scolastiche nelle grandi aziende, anziche’ al museo o allo zoo. Il potere d’acquisto dei bambini e’ valutato dagli esperti di marketing intorno ai 10 miliardi di dollari l’anno, senza dimenticare la loro potenziale influenza sugli acquisti della famiglia. ”E’ eccezionalmente facile portare programmi nelle scuole: il 95 per cento degli interpellati accetta la nostra proposta”, ha spiegato al ‘Washington Post’ Tom Harris, vicepresidente delle vendite del Teatro Nazionale per bambini, un’istituzione che organizza e mette in scena rappresentazioni teatrali che contengono messaggi pubblicitari. A Chicago e’ persino nata la Fabbrica delle gite scolastiche, creata per aiutare le aziende americane a portare i propri marchi e messaggi pubblicitari all’interno delle scuole. I bambini vengono invitati a visitare gli ambienti delle grandi aziende, dove personale specializzato non si limita a presentare le attivita’ ed i prodotti aziendali, ma fornisce anche utili insegnamenti sulla salute alimentare o la sicurezza sulle strade. Un business che pero’ piace poco a chi, come Gary Ruskin, sta facendo il possibile per bandire la vendita di bevande e dolcetti nelle scuole perche’ ”le aziende hanno altri modi per guadagnare senza ridurre la scuola ad anfiteatro di attivita’ commerciali”. Molti genitori e insegnanti non vedono nulla di male nelle gite scolastiche sponsorizzate. ”In fondo si tratta di visitare grandi gruppi commerciali -ha detto Carol Cassidy, dopo aver accompagnato in gita la figlia Madison, 7 anni-, sarei stata piu’ preoccupata, se avessero portato i bambini in uno di quei negozi che vendono orecchini per il piercing all’ombelico”.


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