Volontariato
Ok le promesse. Ora i fatti
Il presidente di Banca etica per primo ha lanciato lallarme. «Ci vogliono parametri diversi per i crediti al Terzo settore»
È stato il primo, poco più di un anno fa, a lanciare l??allarme Basilea? proprio dalle colonne di Vita (n. 15/2002). «Stiamo correndo un rischio gravissimo», aveva denunciato Fabio Salviato, presidente della Banca Popolare etica, «non si possono applicare gli stessi criteri di una banca tradizionale a chi si rivolge a realtà senza fine di lucro. Per questo auspichiamo che il Comitato di Basilea tenga conto delle peculiarità delle banche alternative e stabilisca parametri diversi per il credito al Terzo settore». Oggi, invece, Salviato si dichiara più ottimista, «a patto che» afferma, «ai tanti proclami di volontà di cambiamento degli accordi seguano davvero i fatti ».
E&F: Allora presidente, soddisfatto di aver avuto la vista lunga ?
Fabio Salviato: Più che soddisfatto mi verrebbe da dire «meglio tardi che mai». E per fortuna ci sono ancora i tempi tecnici necessari per apportare cambiamenti seri agli accordi di Basilea.
E&F: In quale direzione, visto che comunque sotto i riflettori ci sono soprattutto le piccole e medie imprese, imprese profit, quindi, piuttosto che gli enti non lucrativi?
Salviato: Da questo punto di vista devo riconoscere che il Comitato di Basilea oggi ha preso atto che il fenomeno della finanza eticamente orientata ha assunto dimensioni di vastissima portata. E ciò è avvenuto, è importante ricordarlo, innanzitutto grazie all?impegno di Inaise – International Association of investors in the social economy, un network di istituzioni finanziarie che investono nel sociale, e alla Federazione europea delle banche alternative, che hanno posto con forza all?attenzione dell?Unione europea il problema che i soggetti che finanziano attività non profit non vengano penalizzati. Detto questo, riconosco che non è semplice individuare le direzioni in cui muoversi per operare una vera e propria svolta.
E&F: Perché?
Salviato: Perché in Italia a rendere difficile, a volte proibitivo, l?accesso al credito non solo delle organizzazioni non profit ma anche di giovani che hanno brillanti idee imprenditoriali ma non garanzie patrimoniali sufficienti a chiedere un prestito in banca per finanziarle, non è solo Basilea. In tutta Europa è in atto un processo di riconoscimento generale e di regolamentazione della finanza etica. L?unico Paese in cui ciò non accade è l?Italia. Oggi da noi, paradossalmente, tutte le banche si sentono autorizzate ad appendere fuori dalla porta il cartello ?vendesi prodotti etici?. Ma il cliente coma fa a distinguere cos?è etico da cosa non lo è?
E&F: Già, come fa?
Salviato: Rispondo con un esempio: la Triodos bank, se domani decidesse di aprire uno sportello a Milano, farebbe alla Banca popolare etica una concorrenza spietata perché in Olanda, patria d?origine dell?istituto, tutta una serie di prodotti finanziari etici sono defiscalizzati. In Italia, al contrario, la diffidenza verso un certo modo di fare banca è ancora elevata. E questo, tra l?altro, proprio perché non esistono criteri chiari, ben definiti, che spiegano cosa si cela dietro l?aggettivo etico sempre più frequentemente abbinato alla finanza.
E&F: Quindi lei auspica agevolazioni fiscali?
Salviato: Lo strumento fiscale è solo una delle possibili leve su cui sarebbe utile agire. Ma ce ne sono altre.
E&F: Quali?
Salviato:Faccio un altro esempio, che stavolta riguarda l?accesso al credito di giovani con molte idee e pochi mezzi. Negli Stati Uniti il problema è stato affrontato e risolto brillantemente grazie alle cosiddette iniziative ?grant for long?. Grandi fondazioni, allo scopo, hanno messo a disposizione fondi decisamente cospicui che poi sono stati gestiti da istituti finanziari ad hoc per istruire le pratiche del caso: business plan, consulenza nell?avviamento, servizi vari. In Italia penso che un ruolo simile potrebbero svolgerlo le fondazioni di origine bancaria, mettendo a disposizioni di banche come la nostra fondi che poi noi useremmo per capitalizzare iniziative brillanti nel sociale.
E&F: Insomma, Basilea ha le sue ?colpe?, ma non sono le uniche
Salviato: Già. Anche se devo riconoscere che, per quanto paradossale possa apparire, in un certo senso Basilea ha anche un grande merito: quello di aver posto con forza all?attenzione del legislatore e delle autorità di vigilanza la necessità di intervenire con urgenza in un comparto della finanza dove si costruiscono reti di fiducia indispensabili a un sistema economico per crescere e svilupparsi.
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