Politica

Ma l’Onu è da buttare

"L’idea di un parlamento mondiale è un’utopia operante, non un sogno" (di Mario Capanna).

di Redazione

Bisogna essere grati a Riccardo Bonacina ? e a Vita ? per il suo editoriale (sul n. 22) dal titolo Onu, prima di liquidarla proviamo a capire. Si tratta di un dibattito della massima importanza. Capire, appunto, è essenziale. Riccardo scarta le alternative “disegnate dai supini e dagli utopisti” (io vengo iscritto fra questi ultimi) e indica il “realismo della politica”. Ora: che l?Onu sia un ferrovecchio, fatto salvo il merito di avere proclamato i diritti umani; che in 58 anni non abbia risolto ?nessuna? delle crisi mondiali, come afferma giustamente Massimo de Leonardis nello stesso numero di Vita, è un dato innegabile basato sui fatti (da ultimo: la vergognosa guerra contro l?Iraq). L?Onu è impotente per molte ragioni. La prima è che rappresenta gli Stati, non i popoli. E li ?rappresenta? in modo truccato: i più potenti, non paghi della loro forza, con il diritto di veto, gli altri no. Sicché l?Onu, al di là della sigla, non è unita, proprio perché sono le nazioni a essere divise. A guardar bene, è ancora peggio: con le sue contraddizioni, gli opportunismi, le furbizie, i ritardi, le cecità, le convenienze e i sapienti equilibrismi linguistici delle risoluzioni, l?Onu è il migliore (e, nonostante le apparenze, il più efficace) involucro di copertura che ha permesso agli Usa di divenire l?iperpotenza egemone nel mondo. Una monocrazia imperiale, dietro la maschera della pentarchia (i cinque dotati di veto). Avete visto con quanta prontezza il Consiglio di sicurezza ha avallato il fatto compiuto in Iraq, dopo che non era riuscito a impedirlo, posto che volesse davvero? Segue l?esercito, come le salmerie. Dice il “realismo della politica”: riformiamo! Simpatico. E come? Forse come pensa Frattini, introducendo il voto ponderato, che tenga conto della popolazione di ogni Stato, del Pil, delle finanze, della potenza degli eserciti ecc.? Per stabilirlo, non basterebbe un?altra guerra dei Cent?anni. Un solo esempio: quanto ?peserebbe? la Cina rispetto agli Usa, dato che ha armi atomiche, una popolazione cinque volte maggiore e una crescita economica annua quadrupla? È esattamente questo presunto ?realismo? a rivelarsi utopico (nel senso di irrealizzabile). La proposta del Parlamento mondiale, avanzata nel mio ultimo libro Verrò da te (Il mondo presente e futuro), Baldini&Castoldi, non nasce dal cassetto di una scrivania. Sono le contraddizioni planetarie, che stanno rapidamente giungendo a un punto di non ritorno, a richiedere ? a imporre logicamente, politicamente e praticamente ? che l?umanità, all?inizio del terzo millennio, si doti di un?assise che non ha mai avuto, e se ne vedono le conseguenze, che rappresenti tutti i popoli (non gli Stati), nella effettiva ricchezza delle loro diversità, in base a quello che è l?abc della democrazia rappresentativa: il principio ciò che riguarda tutti deve essere deciso da tutti. Un organismo che permetta ai 6 miliardi di esseri umani, e non a un solo tizio divenuto presidente avendo perso le elezioni, di decidere l?avvenire comune. Proprio e della Terra. Utopia? Secondo i vecchi schemi, che stanno portando il mondo al collasso, sì. Secondo il nuovo modo di pensare, che è necessario adottare, si tratta del solo realismo possibile. Lo spazio non mi permette di argomentare oltre. Lo faccio nel libro. E per quanto riguarda l?idea del Parlamento mondiale, aspetto qualcuno che ne dimostri l?infondatezza in relazione al marasma del mondo (favorito anche dall?ignavia dell?Onu). E, va da sé, dimostrare è qualcosa di ben diverso dal semplice affermare. di Mario Capanna


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA