Welfare
Call Center: un giorno di vita ordinaria
Il diario di Carmen, ex telefonista, oggi giornalista
6.45 Sta arrivando il treno che mi porterà a Milano. Sono in fondo alla banchina dove non ci sono più panchine e dove c?è sempre vento, ma così riesco a salire sul primo vagone popolato solo da quelli che dormono, leggono e non chiacchierano. A Milano mi aspettano un computer, un auricolare, un microfonino: sono una call center woman. Il mio turno di lavoro va dalle 8 del mattino alle 14, il mio contratto è di nove mesi, 700 euro al mese sono il mio stipendio. Per il cronico ritardo del treno ogni mattina mi improvviso scattista e faccio corse a filo d?infarto per entrare in orario. Perché? Perché quando sono esaurite le quattro ore di permessi retribuiti , i ritardi li tolgono dalla busta paga.
7.55 Mi metto le cuffiette e voglio fare il mio lavoro, che è già un dovere, in santa pace e invece le team leader come demoni infernali stanno già urlando e litigando con il viso stravolto alla Marylin Manson. Tra i capi e gli operatori ci stanno delle capoufficio, che per l?incomprensibile mania anglofona sono chiamate team leader. Il loro compito è quello di sorvegliare la truppa, per questo gironzolano tra le postazioni e si fermano ad ascoltare come rispondi al telefono. I rapporti con noi risentono dei cicli lunari però nel loro comportamento c?è una costante, mantenere l?ambiente sotto pressione. I primi tre mesi ho lavorato in Front line, sei ore a rispondere al telefono: “Buon giorno sono Carmen, come posso esserle utile”. Ora lavoro al back office tecnico, e devo fare l?indicizzazione che significa stare seduti per ore, gli occhi fissi sullo schermo del personal computer per vedere in pochi secondi un documento, capirne la tipologia e digitare sulla tastiera un codice. La dote richiesta per lavorare al bot è il silenzio, che non sta per discrezione, ma per mutismo. Devi passare sei ore a pigiare tasti, capo chino e bocca chiusa. Io dopo qualche settimana sono catapultata nella camera di punizione insieme ad altri elementi disturbatori, controllati a vista.
9.20 Ma perché sono qui?! Perché quelli della mia generazione si sono ritrovati pedine di un gioco di cattiva programmazione economica e sociale. Quelli che sono in carriera ristagnano poiché hanno davanti a loro splendidi 40enni, brillanti 50enni, instancabili 60enni. Gli altri sono diventati i flessibili: lavoratori atipici, in affitto, co.co.co, precari. Anch?io appartengo a questa ultima specie, mio malgrado. Dopo quattro anni come apprendista stregone in uno studio legale, con grandi soddisfazioni economiche, ma non professionali, ho cambiato rotta ritrovandomi in uno stagno zeppo di relitti umani che navigano a vista. Il call center è uno di queste pozze, all?apparenza innocue, ma prova a metterci la mano dentro…
Sono stata assunta a giugno e quindi non avrò diritto nemmeno a un?ora di ferie poiché nei mesi estivi si consumano i tre mesi di prova che notoriamente non danno benefits.
Per una quindicina di giorni ho frequentato un corso di formazione: di una inutilità eclatante ma dall?epilogo agghiacciante. Solo all?ultimo giorno ti dicono che le telefonate devono durare al massimo cinque minuti e che la tua velocità deciderà le tue sorti lavorative. Sono assegnata a una tal Teresa per l?affiancamento, per cui gli operatori anziani sono scelti a insegnare a quelli nuovi. Oltre il danno la beffa: a questi scade il contratto tra poche settimane e viene affidata loro una recluta da allevare per sostituirli. Nessun operatore ha una propria postazione, ma non a tutti piace questo nomadismo. Gianna vuole farmi sloggiare, anzi lancia la sua borsa sul pc sul quale sto lavorando e va dalla team leader. Gianna è irremovibile, io non voglio partecipare al litigio e preferisco raccogliere la mia roba, me ne vado e trovo un altro posto. Va peggio ad Andrea che invece passa tre ore di turno a rispondere al telefono in piedi. Questa mattina accanto a me è capitato Antonio, che è uno sfigato geometra che dice di non avere i 46 anni che dimostra. È al secondo rinnovo del contratto e spera che il terzo sia definitivo anelando a una paga mensile di 700 euro. Antonio è competente, preciso e parla poco, ma Simone inizia a riferire alla team leader Ottaviana che è lento. Ecco la voce, qual è la peggiore qualifica in un posto in cui la velocità è tutto? Oggi hanno convocato i ragazzi assunti con lo stesso contratto di Antonio per informarli che la ditta li assumerà di nuovo. Antonio non è tra loro. Perché avvertire i prescelti una settimana prima della scadenza del contratto e durante il turno di lavoro facendo sentire Antonio un verme?
11.35 Il capo dei capi è un uomo, ha l?aria svogliata e sembra uno che non si arrabbia mai, invece fa i cazziatoni invitando la vittima nel suo ufficio e lasciando la porta aperta. Per la serie: colpirne uno per educarne cento. Oggi tocca a Marcella, dark lady del call center, di nero vestita, di nero pettinata, pallida un po? trasandata. Con il suo sguardo da miope si presenta al capo che l?accoglie così: “Non la voglio più vedere, le renderò la vita difficile, le starò addosso tutto il giorno per controllare se lavora. Ho il doppio dei suoi anni e non mi faccio prendere per il culo da una sbarbatina come lei”.
“Ao che state a fa?? Una cazzata magna?”, sta arrivando la vice capo. Sembra la dea Minerva non solo per l?aspetto imponente, i capelli ricci e lo sguardo severo, ma della divinità romana ha preso anche la parlata che annuncia il suo arrivo. Ha il dono di ascoltare gli operatori, poi alza la testa, inforca gli occhialetti dorati e cazzia. All?inizio della settimana come un?ape regina sfodera il suo miglior pungiglione e infilza qualcuno, non a caso, ma in modo da avere sotto controllo certe situazioni per almeno sei giorni.
12.24 Ogni ora di lavoro avrei diritto a una pausa, invece ci sono solo 15 minuti ogni tre ore. Le pause le decidono le team leader, generose solo con chi chiede di andare a fumare. Allora ho acquistato il mio primo pacchetto di sigarette, ne prendo una e guardo implorante la team leader Nives. Lei socchiude gli occhi accecati dal fumo della sua sigaretta incollata all?angolo della bocca e mi biascica un vai vai? Quando torno trovo Luisa, che fa il turno dalle 10 alle 16, che sta aprendo un boccettino di vetro: “Devo prendere venti gocce di Lexotan prima del turno, me lo ha detto il medico”. è stata assunta una settimana prima di me e da qualche giorno sente nausea e vertigini: escluse gravidanza e malattie dell?equilibrio, il medico ha voluto indagare sul lavoro e così Luisa ha scoperto di soffrire di cefalea tensiva per tutte quelle ore passate a vedere immagini che scattano davanti agi occhi.
13.59 Ho spento il pc, scaldo i muscoli e giù per le scale, tanto l?ascensore è sempre intasato, strisciata del bedge alle 14,01 e via di corsa a prendere il treno delle 14, 15. Una liberazione, ma domani si ricomincia.
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