Politica
Arbore: lo show più bello della mia vita
Da 15 anni per la causa dei sordociechi. È un sodalizio iniziato nel 1987 quello tra il popolare presentatore e la Lega del Filo doro.
Bisogna spiegarlo ai signori giornalisti, in un luogo come questo i corrimano, anche all?aperto, sono fondamentali, così come i colori e gli stimoli acustici”. A mezzogiorno il sole picchia forte sul cantiere di Lesmo, nel cuore della Brianza, fra Milano e Lecco. Renzo Arbore di rosso vestito (a proposito, non male i calzini tubolari viola) si muove perfettamente a suo agio fra calcinacci, murature e fanghiglia, seguito da uno sciame di ingegneri, architetti, giornalisti, fotografi e amministratori locali.
Si aggira a braccetto del suo amico Rossano Bartoli, direttore generale della Lega del Filo d?oro, “uno che ha dedicato la vita a una missione”, riferisce con ammirazione un Renzo Arbore abbronzato (“torno adesso dal festival jazz di New Orleans, un caldo pazzesco, ma anche qui non è male”) e sorridente.
Da testimonial di lungo corso qual è, è perfettamente informato su ogni particolare dell?evento cui sta prendendo parte. Così è lui a far da cicerone: “Da ottobre in questo spazio la sede dell?associazione avrà una succursale più grande della casa madre di Osimo. A Lesmo saranno ospitate 36 persone. Nel 2000 ho visto il progetto, è fantastico come in così poco tempo si sia arrivati a questo punto”. Va bene l?entusiasmo, ma una domanda cattiva per vedere se l?ex comandante di Indietro tutta non stia bluffando, gli tocca. La risposta non lascia spazio a dubbi: Bartoli ha sottobraccio la persona giusta per condividere “la sua missione”. “Anche se”, si schermisce il musicista, “io mi limito a fare gli spot, a partecipare agli incontri e di tanto in tanto ad andare a Osimo per salutare i ragazzi”. In realtà, come vedremo, Arbore non si limita a questo. Conosce, sa, si tiene informato su tutto.
Vita: Qui verranno a vivere persone che non vedono e non sentono. Che senso ha pitturare le stanze di colori forti e impostare segnalatori acustici?
Renzo Arbore: Non tutti i sordociechi hanno perduto al 100% le loro facoltà. C?è chi, soprattutto nei casi in cui la malattia è sopravvenuta a una certa età, è ancora in grado di distinguere gli impulsi visivi o sonori. Che però devono essere intensi. Pitturare una stanza di arancio permette loro di riconoscere il luogo dove si trovano, per esempio la cucina. Allo stesso modo determinate melodie li possono guidare nei percorsi all?interno del Centro. Sono elementi di indipendenza e libertà.
Vita: Ci tolga una curiosità: perché questa visita a cantiere ancora aperto? Di solito non si aspetta l?inaugurazione, quando tutto è sistemato a puntino…
Arbore: Volevo semplicemente rendermi conto dell?avanzamento dei lavori. Poi a ottobre faremo una grande festa.
Vita: In questi anni è riuscito a farsi un?idea di che cosa significhi non poter vedere e non poter parlare?
Arbore: Sì, ho imparato a conoscerli. Ma l?aspetto che mi sorprende ogni volta è che loro riconoscono me. Non so come, forse l?odore. Di certo mi parlano, con il loro alfabeto: il malossi. Quando sono ad Osimo, intorno a me sento tanta felicità.
Vita: Lei ?parla? malossi?
Arbore: Parlo qualcosa. Se no, mi limito a battere le lettere sul palmo delle loro mani. Con i sordociechi è possibile comunicare.
Vita: Cosa è riuscito a ?dare? a suoi amici ospiti della Lega del filo d?oro?
Arbore: Domanda difficile. Non saprei, io non credo di aver dato molto, piuttosto il contrario.
Vita: Cosa ha ricevuto, allora?
Arbore: Hanno dato uno scopo alla mia piccola popolarità. Che, per fortuna, regge a distanza di anni, ma che sarebbe sciocco e fatuo utilizzare per firmare autografi.
Vita: Quindi lo fa innanzitutto per se stesso, non per loro?
Arbore: Per me questa causa è una priorità. Non nascondo però, lo devo dire anche se è egoistico, che la mia popolarità ne ha tratto una spinta. È la verità. La gente mi riconosce, mi ferma e mi fa i complimenti per il mio impegno nella Lega del filo d?oro. L?immagine dell?uomo di spettacolo è un?icona plastificata. Tutti pensano al play boy, circondato da belle donne e in giro per il mondo. Osimo mi ha permesso una rivalutazione agli occhi della gente normale.
Vita: Com?è nata la collaborazione con l?associazione?
Arbore: Era il 1987, io facevo Indietro tutta e un giornalista amico mio mi ha presentato Rossano Bartoli. Mi sono innamorato subito dei suoi ragazzi e della sua serietà. Poi gli sono debitore: prima di allora io non sapevo e nemmeno immaginavo chi fossero i sordociechi. Ed io, che dalla comunicazione sono sempre stato favorito, ho pensato che battersi per chi non ha la facoltà di comunicare fosse una causa giusta. Poi ho visitato la sede nazionale e ho capito che malgrado questi gravissimi handicap si può vivere e persino sorridere.
Vita: Lei è un musicista. Pensa che la vostra categoria sia più portata al sociale rispetto ad altre?
Arbore: Credo di sì, basta guardare in questi mesi chi si è esposto, anche a livello mondiale. Certi tipi di manifestazioni sono state incoraggiate più da noi, che da quelli del teatro o del cinema. Quando incontro colleghi come la Vanoni, ma anche Greggio, Banfi o Giobbe Covatta, per uscire dal recinto musicale, tutti personaggi impegnati nel sociale, sento che siamo legati da un sottile filo che ci accomuna.
Vita: Che marcia avete in più?
Arbore: La capacità di guardare lontano. Io ho avuto tante soddisfazioni professionali, nella vita privata le cose mi sono andate meno bene. La solidarietà mi compensa dei miei fallimenti.
Vita: è possibile immaginare un obiettivo finale, raggiunto il quale Arbore lascerà la Lega del Filo d?oro?
Arbore: Solo quando mi diranno che io vado sostituito con un testimonial più fresco. Ma non è semplice perché di freschissimi ce ne sono tanti, ma dopo un po? scadono. E per fare il testimonial ci vuole uno di durata.
Info:
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Lega del Filo d’Oro
Un gioiello a Lesmo
Con 100 addetti (le selezioni sono in corso) fra funzionari amministrativi, educatori e personale sanitario, il polo brianzolo della Lega del Filo d?oro sarà l?azienda più importante della zona. E finalmente il sindaco Marco Desiderati, che non si è voluto perdere la visita lampo di Renzo Arbore, non potrà più lamentarsi perché “tutti ci conoscono solo grazie alle due curve del circuito di Monza, che fra l?altro non passano nemmeno per il nostro territorio”. I 46mila metri quadrati su cui sorgeranno gli appartamenti (da quattro persone) per i 36 ospiti residenziali sordociechi (10/15 saranno invece i diurni), la palestra, i locali riabilitativi, l?atelier di terapia occupazionale, la cucina didattica, i locali d?uso collettivo, la piscina e gli ambulatori, nel 1990 sono stati donati all?associazione da Danilo Fossati, presidente della Star, “che”, ricordano i vicini, “era solito passeggiare col suo cavallo ai bordi del parco”.
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