Lavoro

Educatore professionale, è ancora possibile parlare di profilo integrato?

A 40 anni dalla nascita dell'educatore professionale, la separatezza dei percorsi formativi continua ad impattare sul profilo professionale. Partendo dai bisogni delle persone, è chiaro che una unificazione dei profili è necessaria. Ma è ancora possibile? L'incapacità di trovare una mediazione che trapela all'esterno è un danno per la professione stessa

di Francesco Crisafulli*

Siamo ormai alla vigilia dei 40 anni dalla nascita della figura dell’educatore professionale in Italia: è ancora possibile pensare ad un percorso di riunificazione del profilo? La domanda, evidentemente retorica, si scontra con la realtà dei fatti che sembra invece allontanare la prospettiva di una soluzione. Eppure non ci dobbiamo arrendere ed è importante non togliere i riflettori dall’argomento, magari avanzando soluzioni ragionate, eque e che guardino al futuro “alzando lo sguardo”. Questo articolo propone un’analisi della situazione e due proposte per individuare soluzioni che cambino la prospettiva di osservazione del problema, spostando l’attenzione dai bisogni di una professione a quelli delle persone in difficoltà.

Sintesi della situazione

La figura dell’educatore professionale compare nel nostro ordinamento come profilo normato nel 1984 con un primo decreto ministeriale definito dall’allora ministero della Sanità che ha delineato una matrice sociale e sanitaria della professione. La storia della formazione di questo professionista ha segnato profondamente il suo destino e ancora oggi sembra condizionarlo: inizialmente in percorsi regionali organizzati da enti diversi e successivamente in ambito universitario con due lauree triennali distinte, una in ambito sanitario (Medicina e Chirurgia) e l’altra in ambito pedagogico (Scienze dell’Educazione). Questa separatezza, ancora oggi irrisolta, paga con molta probabilità il prezzo di una integrazione socio-sanitaria incompiuta nel nostro Paese: integrazione tuttavia importantissima per dare risposta ai bisogni della popolazione fragile e vulnerabile, che con alcuni timidi  e recenti tentativi normativi ha già identificato dei profili che ne dovranno popolare l’attività. Un secondo aspetto, che penalizza l’unificazione dell’educatore professionale in Italia, è il dibattito epistemologico circa “l’appartenenza” di questo profilo alle discipline pedagogiche o delle scienze della salute. Su questo argomento sarà interessante raccogliere gli esiti del convegno nazionale “Educazione Professionale tra esperienza e teoria – Verso uno statuto epistemologico per l’educazione professionale italiana” organizzato dall’Università di Trento, che si svolgerà a Rovereto il 24 gennaio 2024.

Gli aggiornamenti legislativi

Gli ultimi provvedimenti legislativi sulla figura professionale (i commi 594-601 della Legge 205 del 2017) hanno sancito la distinzione tra i profili socio sanitario e socio pedagogico dell’educatore professionale, salvo poi tornare a sovrapporli (con il comma 517 della Legge 145 del 2018) con un correttivo “salva posti di lavoro”, nato dalla constatazione che il mercato del lavoro aveva già trovato forme di integrazione dei due titoli di studio nei servizi ai cittadini. Questi provvedimenti, va riconosciuto, hanno colmato un vuoto normativo sull’inquadramento professionale degli educatori professionali socio pedagogici che in precedenza avevano esclusivamente un titolo di studio non inquadrato in un profilo professionale. Ho già espresso, anche su VITA, le mie posizioni sull’impianto di questi provvedimenti, a mio avviso da realizzare in estensione del percorso sulla definizione dei profili sociali previsti dalla Legge 328/2000 e non in sovrapposizione dell’ambito sanitario e socio sanitario. Ho messo in evidenza, inoltre, una sorta di “delega eccessiva” di parlamento e governo nella definizione di una norma – sugli educatori socio pedagogici – a cura diretta di coloro che sono chiamati, primariamente, ad eseguire le norme. In tal senso gli assetti di formazione continuano a determinare e condizionare il futuro della professione. Osservazioni evidentemente inascoltate dalle quali, forse, si potrebbe ripartire con una nuova posizione di terzietà del legislatore.

C’è infine un tema molto importante da considerare: il profilo dell’educatore professionale cosiddetto “socio sanitario” prevede abilitazione all’esercizio professionale, iscrizione ad un albo e a un ordine, obbligo di formazione continua ed assicurazione professionale, autonomie e responsabilità tipiche delle professioni sanitarie. C’è di nuovo un tema di appartenenza che pone dei vincoli ai professionisti e filtri di accesso alla professione, ma allo stesso tempo offre opportunità di crescita professionale, attraverso la valorizzazione delle peculiarità del profilo in contesti qualificati, in programmi di ricerca ed approfondimento del valore della professione per la risposta ai bisogni dei cittadini. Questo tema è talmente sentito nel settore che anche la figura dei cosiddetti educatori socio pedagogici sta realizzando un proprio iter legislativo per la definizione di un testo di legge dal titolo “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali” già approvato alla Camera dei Deputati ed in discussione al Senato. Il percorso è indiscutibilmente legittimo: mi chiedo però, quanto l’effetto non sia divergente rispetto all’ipotesi di unificazione del profilo.

Due proposte per affrontare le criticità

Nel testo I Fondamentali per l’educatore professionale. Leggere il setting per impostare l’intervento di aiuto (F. Crisafulli, Edizioni Erickson, 2023) – pur dovendo constatare le linee divergenti degli ultimi provvedimenti di Legge adottati nel nostro ordinamento – ho cercato di immaginare un profilo integrato di educatore professionale. Ho pensato ad un percorso di legge “ideale” che affronti il tema della riunificazione del profilo e, limitatamente alle funzioni e competenze di questo profilo, ho formulato una proposta.

Pensando ad un profilo ideale dell’educatore professionale di domani, con un approccio integrato tra percorsi educativi, socio sanitari e riabilitativi e socio pedagogici, individuo alcuni elementi che ritengo imprescindibili:

  • la matrice sociale e sanitaria del profilo;
  • la funzione di pianificazione (valutazione, progettazione, attuazione, verifica) di progetti educativi e di riabilitazione sociale rivolti ai diversi target delle persone fragili e vulnerabili e nelle varie età della vita;
  • un focus sullo sviluppo equilibrato della personalità, delle risorse, potenzialità e autonomie individuali, del valore pedagogico delle relazioni sociali, della partecipazione come elemento centrale della qualità di vita, in una prospettiva quindi di crescita personale e sociale;
  • un secondo focus sul sostegno al recupero di una vita quotidiana di dignità e al positivo inserimento o reinserimento sociale delle persone in difficoltà;
  • un terzo focus sul lavoro congiunto su individui, famiglie e contesto sociale al fine di favorire partecipazione, integrazione e reintegrazione sociale;
  • una seconda matrice nella “presa in carico o cura” in modo formale e informale, delle persone seguite, con accompagnamento, vicinanza, sostegno, condivisione delle esperienze e nei percorsi di vita;
  • una terza matrice nel lavoro integrato con le altre figure dell’équipe multiprofessionale, nel rispetto e riconoscimento delle reciproche competenze e in un’ottica di interprofessionalità per la soluzione dei problemi delle persone;
  • l’impegno professionale nei settori sanitario, socio sanitario, socio educativo, socio riabilitativo, dei percorsi posti in essere dalla giustizia per minori e adulti, nei progetti di integrazione e inclusione sociale, scolastico nel sostegno individuale, del supporto alla genitorialita’ e alla famiglia, nei progetti di prevenzione e di promozione della salute, nella promozione culturale e ambientale, nel settore educativo sportivo e delle attività motorie, nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale;
  • un percorso di laurea integrato tra le facoltà di medicina e chirurgia, scienze dell’educazione e della formazione con il contributo significativo delle scienze sociologiche, giuridiche, psicologiche, di scienze politiche;
  • una funzione attiva dei professionisti nell’organizzazione, coordinamento e gestione di strutture e servizi per il raggiungimento degli obiettivi professionali;
  • una funzione attiva degli educatori professionali di formazione delle nuove generazioni di professionisti, con il coinvolgimento in attività di docenza e tutoring nei corsi di laurea e nell’aggiornamento professionale;
  • la partecipazione attiva a programmi di ricerca e pubblicazioni per lo sviluppo della professione anche attraverso la costituzione di associazioni tecnico scientifiche.


Scegli la rivista
dell’innovazione sociale



Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione


Un secondo modo per affrontare le criticità è quello di provare a cambiare il piano di osservazione del problema: non partire dai profili professionali ma dai bisogni dei cittadini e dalle competenze che il professionista educatore professionale deve avere nel suo “core” e nel repertorio delle sue attività tipiche per dare risposte di qualità. Per fare questo ho studiato la struttura dei Livelli essenziali di assistenza e dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali, come fonte primaria per intercettare tali bisogni e garantire risposte uniformi nel Paese.

Nell’articolo Riabilitazione sociale e interventi di educazione professionale per le popolazioni vulnerabili: revisione di letteratura e analisi dei documenti pubblicati in Italia, per la ricerca di evidenze di efficacia e appropriatezza (F. Crisafulli, Journal of Biomedical Practitioners, Vol. 6 nr. 1, 2022), tenendo come riferimento la struttura dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e dei Livelli essenziali della prestazioni sociali (LEPS), nei servizi sanitari, socio sanitari e sociali del nostro Paese, ho proposto un prototipo delle attività tipiche di educatore professionale (senza distinzioni tra socio sanitari e socio pedagogici) da garantire ai cittadini in difficoltà e alle persone vulnerabili presenti in Italia:

1. Attività educative e socio riabilitative di sostegno nell’acquisizione di autonomie della vita quotidiana volte a favorire la partecipazione e/o il recupero alla vita nella propria comunità;

2. Attività educative e socio riabilitative volte allo sviluppo equilibrato della personalità dei soggetti in difficoltà, operando sulle persone, sulle famiglie e sul contesto sociale;

3. Attività educative e socio riabilitative di sostegno dei percorsi di reintegrazione sociale dei soggetti svantaggiati con particolare riferimento alle aree dell’inserimento lavorativo, del tempo libero, dell’impegno dei soggetti fragili verso la collettività;

4. Attività educative di prevenzione sugli stili di vita e sulle conseguenze di comportamenti che mettono a rischio la propria salute fisica e psichica con particolare riferimento alle fasce giovanili e alle persone adulte o anziane in condizione di fragilità.

Conclusioni

Le ultime stime (fonte www.educatoreprofessionale.it) sul numero di educatori professionali con titolo, presenti in Italia, vedono circa 93mila operatori presenti nel territorio italiano che rappresentano, sul totale dei 23 milioni circa di occupati, lo 0,43% della forza lavoro.

Sul fronte interno, la comunità professionale è stanca di un dibattito (ormai divenuto un battibecco da social) su divisioni e divergenze. Dall’esterno invece la figura professionale viene vista come incapace di trovare una sintesi tra le posizioni.

Il danno è incalcolabile per la professione, che sta perdendo tempo prezioso nell’ambito della ricerca di interventi e soluzioni per i bisogni dei cittadini, di qualità e ispirati dalle migliori evidenze fino ad oggi conosciute. Le soluzioni da adottare non sono semplici perché la questione si è molto annodata su se stessa. Gli organismi di rappresentanza preposti hanno la responsabilità di trovare una sintesi possibile. Manteniamo la lucidità e pensiamo al futuro in primis dei cittadini e dei loro bisogni e secondariamente delle nuove generazioni di professionisti.

*Francesco Crisafulli, educatore professionale, è ideatore e curatore del sito www.educatoreprofessionale.it

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.