Famiglia
Lazio, fissate linee guida per case famiglia
Non potranno ospitare piu' di 5-6 ragazzi, mentre i gruppi appartamento sono destinati a non piu' di 8 persone
La giunta regionale del Lazio, su iniziativa dell’assessore alla Famiglia e ai Servizi Sociali Anna Teresa Formisano, ha approvato la delibera che definisce gli standard gestionali e strutturali che dovranno avere le ‘Case Famiglia’ e i ‘Gruppi appartamento’ per accogliere i minori.
I servizi residenziali, che ospiteranno i bambini e i ragazzi fino a 18 anni, hanno lo scopo di integrare e sostituire temporaneamente, soprattutto sotto il profilo educativo, il nucleo familiare offrendo ai minori una casa e relazioni educative stabili.
Le case famiglia non potranno ospitare piu’ di 5-6 ragazzi, mentre i gruppi appartamento sono destinati a non piu’ di 8 persone. L’inserimento nelle comunita’ residenziali e’ temporaneo e deve avere uno dei seguenti obiettivi: il rientro dei minori nella propria famiglia di origine, l’affidamento familiare, l’adozione o il raggiungimento dell’autonomia, con la maggiore eta’, nel caso che nessuna delle ipotesi precedenti sia percorribile. Il provvedimento fissa, inoltre, una serie di requisiti gestionali e strutturali, dall’organizzazione della vita della comunita’ alla capacita’ ricettiva delle abitazioni, dai criteri di ammissione e dimissione dei minori all’articolazione interna degli spazi destinati sia alle parti private che a quelle comuni. ”Le case famiglia e i gruppi appartamento per minori -spiega l’assessore Formisano- consistono in nuclei di convivenza, inseriti in un normale contesto abitativo caratterizzato dalla flessibilita’ organizzativa e dalla partecipazione degli ospiti alla gestione stessa dei servizi, dove gli operatori svolgono un’azione di sostegno e recupero diversificata a seconda delle problematiche da affrontare.
La determinazione degli standard gestionali, organizzativi e funzionali -conclude l’assessore- e’ essenziale per garantire l’assoluta rispondenza delle Case famiglia e gruppi appartamento, ai canoni della sicurezza dei minori, dei responsabili e degli operatori, nonche’ la compatibilita’ del servizio con gli obiettivi del piano socio assistenziale regionale”.
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