Mondo

Africa, lettera aperta a Veltroni

Eugenio Melandri del coordinameto Chiama l'Africa contesta l'invito del sindaco ruandese di Kigali al Glocalforum

di Redazione

Eugenio Melandri, coordinatore della campagna “Chiama l’Africa” ha scritto una lettera aperta al sindaco di Roma Walter Veltroni contestando l’invito al Glocalforum del sindaco ruandese di Kigali e la cooperazione tra il comune di Roma e la capitale del Ruanda. Lettera aperta al sindaco di Roma Walter Veltroni di Eugenio Melandri Caro Walter, non potrò essere presente, per una serie di impegni pregressi, al Glocalforum. Una iniziativa che senz?altro sia io sia tutta “Chiama l’Africa” vediamo con simpatia. L’Africa, lo sappiamo bene, rischia di essere messa ulteriormente tra parentesi in questa fase in cui tutta l’attenzione è rivolta alla questione del terrorismo internazionale e al rapporto con il mondo islamico. Anche se non cessano i conflitti per assicurarsi i prodotti che l’Africa sola possiede. Ultimo tra tutti quello per accaparrarsi i diritti di sfruttamento dell’acqua. Ripartire dalle città, dal locale, per realizzare un mondo diverso mi pare una scelta non soltanto giusta, ma indispensabile, anche tenendo conto dell’afasia della grande politica in questo momento. Le città sono il luogo dove la maggior parte della gente vive, dove si incontra, dove, se vuole, può scambiarsi esperienze, punti di vista; dove si possono cominciare a sperimentare forme diverse, più rispettose dei diritti, di convivenza e anche di economia. Bella scelta, quindi, questa del Glocal forum. Proprio perché credo in questa iniziativa, sono rimasto sconcertato – e con me tanti amici che si interessano del continente africano – non soltanto dell’invito rivolto al sindaco di Kigali, ma soprattutto del progetto di stretta cooperazione tra il comune di Roma e la capitale del Ruanda. Questa notizia ha suscitato un moto di ribellione in tanti amici che da anni seguono con attenzione e apprensione ciò che succede in Africa e soprattutto quella che viene definita come “La guerra dei Grandi Laghi”. Tutti noi conosciamo i fatti che si riferiscono alla realtà ruandese, fino a quel tragico momento che viene ricordato come “genocidio”. Un evento che pesa sulle coscienze di tutti, ma che non può divenire l’alibi per coprire sia la politica imperiale che il Ruanda di oggi svolge ormai da anni nella regione, sia la sospensione dei diritti umani all?interno dei propri confini. Fra l’altro, a partire dal genocidio e da un’accurata campagna di stampa, il governo ruandese ha cercato, in parte riuscendoci, di attirare gran parte della cooperazione internazionale, in nome di una ricostruzione che sta avvenendo escludendo, nei fatti, la fetta maggioritaria della popolazione. In questi giorni, ad esempio, tutte le agenzie internazionali denunciano la sistematica sparizione di tutti i possibili oppositori al regime di Paul Kagame in eventuali elezioni. E? di questi giorni la notizia della sparizione di due probabili oppositori. Intanto, pur avendo firmato gli accordi di Pretoria, l’esercito ruandese continua ad occupare gran parte del Kivu, garantendo in questo modo lo sfruttamento delle risorse del territorio. Soprattutto di oro e coltano. Il Ruanda, che non ha miniere di oro nel suo territorio è diventato il secondo esportatore africano di oro. Qualche giorno fa, riferendosi ai massacri nella Regione dell’Ituri in Congo, il presidente della Conferenza episcopale Congolese, Card. Etsou, ha scritto testualmente: “Denunciamo con fermezza i Presidenti del Ruanda Paul Kagame e dell?Uganda Yoweri Museveni, per il calvario che impongono al popolo Congolese”. In tanti ti abbiamo applaudito quando non hai voluto ricevere Tereq Aziz, sappiamo la tua militanza e il tuo impegno nel campo dei diritti umani. Proprio per questo ci sembra fuori luogo l’impegno di cooperazione con la città di Kigali, soprattutto attraverso la figura del suo sindaco, che, essendo parte delle istituzioni, è senz?altro solidale con il regime non democratico del Presidente. Ciò mi spinge ad una ulteriore riflessione. Roma è la città capitale d’Italia che ha, per fortuna, un sindaco molto sensibile alla cooperazione internazionale e all’Africa in particolare. Proprio per questo mi aspetterei da questa città uno slancio nuovo, diverso, capace anche di cercare vie nuove nella cooperazione, che possa fungere da apripista anche per altre città e diventare un modello per il governo. Occorrerebbe una riflessione seria, una ricerca anche di strade nuove. Non mi pare che tutto questo avvenga e che si rischi, anche con il nuovo organismo appena nato, di procedere ad una mera distribuzione di fondi tra organizzazioni che fanno capo alla capitale. La cooperazione internazionale e l’Africa soprattutto, hanno bisogno di ben altro. Se vuoi di tutto questo io e altri amici di “Chiama l?Africa”, con altre associazioni, siamo disponibili a parlare e a discutere insieme. Buon lavoro Roma 20 maggio 03 Eugenio Melandri Coordinatore di “Chiama l?Africa” HANNO GIA’ ADERITO: Nigrizia, Ucsei Per dare la propria adesione inviare una mail a info@chiamafrica.it


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