Famiglia

Istat: Italia Paese più vecchio al mondo

Stanco il paese, stanca l'economia. 8 milioni i poveri. La fotografia dell'Istat

di Redazione

Siamo stanchi: era da dieci anni che l?Italia non registrava una crescita così modesta del prodotto interno lordo, 0,4 per cento appena contro l?1,8 per cento del 2001. E il futuro non ci regala prospettive di sprint: siamo il paese più vecchio del mondo, visto che al mondo mettiamo meno figli di tutti quanti i paesi. L?Istat scatta la fotografia dell?anno e questa volta fatica a farci sorridere. Luigi Biggeri, presidente dell?Istituto di statistica, ci prova: “L?Italia, in realtà, è saldamente in Europa”. Ma poi valli a guardare i riferimenti con i cugini dell?Unione, non ce n?è uno che ci vede primeggiare. Anzi. Esportazioni che crollano, imprese che arretrano, conti pubblici che non tornano. E anche i dati sull?occupazione ci fanno storcere il naso: perché sì, è vero, negli ultimi sette anni i posti di lavoro non hanno mai smesso di aumentare (“1,2% annuo), ma allo stesso tempo la disoccupazione è continuata a rimanere alta visto che, questa sì, ci vede al primo posto in Europa (9,6% contro il 7,4% della media della Ue). LA COMPETITIVITA? – Le nostre imprese perdono competitività, restìe a investire sulle nuove tecnologie (nel triennio 1998-2000 solo il 38,1% delle imprese industriali e il 21,2% di quelle dei servizi hanno introdotto innovazioni tecnologiche). Del resto il raffronto con l?Ue parla chiaro: le nostre imprese investono in ricerca l?0,79% del Pil, contro l?1,75% della media europea. Ed ecco, quasi annunciato, un crollo delle esportazioni (l?1% dal 2002 al 2001) che apre un varco ai concorrenti stranieri, la Cina in prima linea che negli ultimi anni ci ha rubato una gran fetta del mercato made in Italy . LA FORMAZIONE – Non promettono bene i dati per il nostro futuro: il costo orario della formazione in Italia è il più alto d?Europa. E alla fine gli adulti italiani che partecipano ai programmi di formazione sono, in media, la metà degli adulti europei. Anche la spesa per ricerca e sviluppo in Italia è di molto inferiore alla media Ue: nel 2000 abbiamo investito l?1,07% rispetto al Pil, contro l?1,93% europeo. Va un po? meglio quando parliamo di spese per l?istruzione, “assolutamente in linea con la media europea”, decreta l?Istat. Che però scopre: non ci sono laureati in scienze nel nostro paese. Nel 2000 erano soltanto il 5,7 per mille della popolazione tra i 20 e i 29 anni, contro il 19 per mille dei francesi e il 16,2 per mille del Regno Unito. CONSUMI E POVERTA?- Abbiamo tirato il freno. E non succedeva da tempo: nel 2002 i consumi delle famiglie italiane sono calati dello 0,2%. Evidentemente non c?è molto da scialare in un paese dove ben il 12% delle famiglie italiane vive ancora al di sotto della soglia di povertà. Parliamo di quasi 8 milioni di persone, in maggioranza cittadini del meridione. Per capire: al Sud Italia vivono sotto la soglia di povertà 24 famiglie su 100, contro le 5 del Nord. SEMPRE PIU? ANZIANI – Viviamo più a lungo. Abbiamo, in media, un?aspettativa di vita di quasi cinque anni in più rispetto ad appena cinquant?anni fa. Abbiamo un anno di aspettativa di vita in più rispetto ai paesi dell?Unione: 76,8 anni per gli uomini, 82,9 anni per le donne. Ma facciamo pochi figli, troppo pochi per compensare l?invecchiamento della popolazione. Siamo quelli che facciamo meno figli in tutto il mondo. E poco ci consola quello “zero virgola” di aumento che ha fatto salire a 1,26 (da 1,25) la media di figli per donna italiana. In Europa di figli ne mettono al mondo 1,47. E se da noi oggi ci sono 133 abitanti con più di 65 anni contro 100 sotto i 15 anni, le statistiche sono destinate a precipitare. Per capire: oggi in Italia c?è un ultrasessantacinquenne ogni cinque persone. Fra 30 anni il rapporto sarà di uno a tre. Trent?anni fa era di uno a 10. MATRIMONI & DIVORZI – E? un primato europeo indiscusso: il 90% dei nostri bambini nascono da coppie sposate, contro una media che nei paesi dell?Unione supera di poco il 70 per cento. E questo non aiuta la nostra fecondità, visto che i matrimoni continuano a diminuire (260 mila nel 2001 contro i 290 mila del 1995). Continua ad aumentare, invece, l?instabilità coniugale. Per capire: dal 1995 al 2000 le separazioni sono cresciute del 37,5% e i divorzi del 39%. E oggi un matrimonio su quattro finisce in tribunale per una separazione legale. Un matrimonio su nove arriva al divorzio. In numeri assoluti: circa 72 mila separazioni e oltre 37 mila divorzi. I MATRIMONI MISTI – Ormai non sono più casi isolati: i matrimoni misti sono diventati parte integrante della nostra società. Nel 2000 sono stati oltre 20 mila i matrimoni con almeno un coniuge straniero, pari al 7,1% del totale. E? così che sono stati oltre 37 mila i bambini nati da questi matrimoni. Nei dettagli: nel 62% dei casi era la moglie a essere straniera, il contrario nel 18%, mentre il 20% è stato celebrato fra due stranieri. GLI IMMIGRATI – Un numero assoluto: nel 2002 la popolazione straniera era di un milione e 708 mila persone. Numero superiore di un milione di unità rispetto a s oltanto dieci anni fa, quando l?immigrazione non era fatto, come è adesso, di famiglie di bambini. Per capire: nel 2002 il 45 per cento degli immigrati era composto da donne (nel 1992 era il 33), il 19,2 per cento di minori (era il 10,8 per cento nel 1992) e il 56 per cento di coppie (contro il 40 per cento del ?92). Del resto nel 2001 nell?85 per cento dei casi il permesso di soggiorno è stato concesso per ricongiungimento familiare.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA