Riconoscimenti
Leadership femminile in sanità? Tre ingredienti che abbattono il gender gap
Nei giorni scorsi Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald si è si aggiudicata il Premio Leads – Donne Leader In Sanità confermandosi così come una delle realtà più inclusive nel mondo del Terzo settore. Maria Chiara Roti, direttrice generale della Fondazione racconta a VITA i tre livelli su cui si è agito: dalle Case Ronald, allo staff senza trascurare il Cda che oggi ha una presenza femminile sopra il 50%
Leads – Donne Leader in Sanità, questo il nome del premio ricevuto dalla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald nei giorni scorsi. Il riconoscimento, giunto quest’anno alla seconda edizione, viene assegnato a enti pubblici e privati accreditati, aziende ed enti del Terzo settore che si distinguono nel favorire la leadership femminile nel settore sanitario e delle scienze della vita.
A ritirare il premio per la Fondazione la direttrice generale Maria Chiara Roti (nella foto) che nel commentare il riconoscimento osserva: «Con i nostri valori e i nostri programmi scegliamo di affiancare e promuovere le donne sia all’interno della nostra organizzazione, come ente del Terzo settore che accompagna le lavoratrici in un percorso di managerialità, sia all’interno delle Case Ronald e Family Room, sostenendo le nostre mamme affinché possano gestire la cura dei loro bambini nelle migliori condizioni possibili».
Missione parità di genere
La fondazione negli ultimi anni ha fatto dell’inclusività una vera e propria mission promuovendo la parità di genere all’interno della sua organizzazione, sostenendo il merito e la parità salariale, le attività di formazione e coaching oltre l’incremento della rappresentanza femminile nel suo Cda. L’approccio innovativo verso il tema dell’inclusività nel Terzo settore è evidente nelle Case Ronald, alloggi solidali che ospitano i bambini malati e le loro famiglie quando la possibilità di ricevere le giuste cure e terapie si trova, purtroppo, lontano da casa.
Nelle Case Ronald e nelle Family Room vengono offerti infatti servizi dedicati che consentono alle mamme di preservare il proprio lavoro e l’equilibrio in momenti difficili quali il ricovero dei figli. «Abbiamo iniziato con la Family Room di Niguarda» spiega Roti. «Lì abbiamo realizzato la prima stanza per lo smart working. Un’esperienza che abbiamo poi replicato nelle Family room di Firenze e Bologna. Sono stanze pensate per far sì che si possano conciliare i momenti in cui i figli sono ricoverati con il mantenimento del lavoro. Come ci hanno testimoniato alcune ospiti, come una mamma manager e una bancaria che in particolare ci ha detto: “curo mia figlia e mantengo il mio lavoro”».
Le stanza Smart working nelle Family Room
Queste stanze dedicate allo smart working, sono utilizzate anche dai padri «sono molto utilizzate, sono dotate di wifi e scrivania e hanno una ricaduta pratica per chi ne usufruisce che è quella di ridurre i giorni di permesso riuscendo comunque a lavorare a distanza», chiosa Roti.
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La direttrice generale sottolinea che queste stanze pensate per le mamme sono uno dei tre livelli di attenzione all’inclusività femminile che caratterizza la fondazione. «Un altro è rivolto alle donne del nostro staff», spiega Roti. «Lo staff, come in molte realtà del Terzo settore ha una componente femminile molto alta, parliamo dell’80%. Come fondazione abbiamo deciso di puntare sulla formazione a livello universitario e post laurea. E su questo, negli ultimi tre anni, stiamo investendo anche a livello economico».
Formazione dello staff
Da parte di Roti si sottolinea che in particolare donne manager della Fondazione hanno seguito corsi e master come l’Executive Master in Management della Aziende sanitarie alla Bocconi, il Master La Gentilezza nella relazione di cura in età pediatrica al Meyer e all’Università di Firenze, il Patient Engagement dell’Università di Pavia. «Abbiamo investito sui curriculum della nostra gente, sulla loro alta formazione seguendo l’idea di investire su di loro al di là di noi».
E questo investimento paga. Nel senso che «al di là del premio il lavoro della fondazione sull’empowerment delle persone ha fatto sì che in tre anni siamo passati da 28 dipendenti e 6 programmi attivi nel 2019 a 34 dipendenti e 8 programmi attivi ed è cresciuta anche la raccolta fondi», sottolinea Roti. «Se investi nelle persone puoi fare la differenza».
La presenza femminile in Cda
Il terzo livello è la crescita della presenza nel Cda della fondazione «anche con la guida del nostro presidente Nicola Antonacci in questi tre anni abbiamo portato la presenza femminile in consiglio dal 20% del 2019 a quasi il 60%. Ed è un processo di inserimento ancora in corso», continua Roti che aggiunge «abbiamo donne executive di aziende ma anche due medici e una mamma accolta anni fa in un nostro programma. È importante per noi dare voce ai beneficiari».
Questo investire nelle persone, nella loro formazione e nell’empowerment femminile ricorda infine Roti è molto legato all’approccio che guida l’azione della Fondazione nella sua azione: «il family centered care».
Nell’immagine in apertura una delle stanza per lo smart working delle Family Room – Foto da ufficio stampa
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