Non profit

Non mi manca nulla, ma vorrei far qualcosa per colmare il mio vuoto

Lettera di un ragazzo che sente un vuoto dentro

di Riccardo Bonacina

Salve sono Giovanni, a volte mi capita di leggere la vostra rivista che apprezzo molto, la leggo con l?interesse che non mi suscitano altri giornali. Pertanto mi sono deciso a scrivere questa E-mail per avere da voi qualche prezioso consiglio. Ho 32 anni, mi ritengo fortunato nel non avere particolari problemi. Ho un buon lavoro, ho dei cari amici, sono impegnato nel sociale con un?associazione di volontariato. Però ho un vuoto dentro di me Mi sono reso conto che tutto quello che ho non mi basta più, o meglio non mi serve più! Ogni giorno richieste di aiuto arrivano da ogni parte del mondo, anche voi avete attivato l?iniziativa per gli aiuti alla Corea del Nord. Tutto ciò mi porta a pensare e a considerare la mia ?fortuna sfacciata? nei confronti di chi invece soffre. Sicuramente non sono l?unico a pensare questo, infatti molte persone aderiscono a queste iniziative contribuendo economicamente per salvare qualcuno. Ma mi sono chiesto se realmente potessi fare di più! Nel senso di riempire questo vuoto non solo staccando un assegno, ma partecipando nel concreto in qualcosa di più grande. Forse non mi rendo ancora conto di quello a cui potrei andare incontro ed è forse per questo che vi scrivo. La voglia di partire, di essere d?aiuto per qualcuno, di imparare da altri qualcosa di più della vita, mi affascina. Certo non è facile affrontare un cambiamento così radicale. Forse sarebbe meglio qualche esperienza ?sul campo? prima. Purtroppo, lavorando per una banca, non ho conoscenze particolari che potrei mettere a disposizione di altri come invece potrebbe fare per esmpio un medico, però la voglia di fare qualcosa di grande non manca. Confido in un vostro consiglio. Grazie, Giovanni. bon.gio@iol.it> Risponde R. Bonacina: Caro Giovanni, dalle poche ma intense righe che mi ha scritto, mi sembra che la sua vera fortuna non stia tanto, o solo, nel non avere problemi, ma nel suo essere inquieto, irrequieto. Questa sua insoddisfazione pur non mancandole nulla, questo suo dire ?eppure c?è qualcosa che non va?. Non spenga questa sua inquietudine, la lasci parlare, dia ascolto a questa nota di melanconia che le suggerisce che ci dev?essere qualcosa in più. Non soffochi questa ferita in una somma di attività, continui a fare, con pazienza e segua quell?istinto che le fa dire: ?Vorrei imparare da altri qualcosa in più della vita?. Cerchi i maestri e le opportunità, magari continuando a leggerci.


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