Famiglia
Cara Bindi, le associazioni ti scrivono
Una lettera di alcune associazioni a Rosi Bindisul tema dell'assistenza psichiatrica
di Redazione
Onorevole Ministro, sono passati esattamente 20 anni dalla legge Basaglia (L. 80): una legge che avrebbe voluto porre l?Italia all?avanguardia nel campo dell?assistenza psichiatrica, restituendo al malato mentale la dignità di cui i manicomi lo avevano privato.
Nonostante questa legge volesse segnare una svolta nel progresso civile, affrancando i malati di mente dall?emarginazione, molti dei loro problemi risultano ancora irrisolti. La schizofrenia, spesso misconosciuta, fraintesa, ignorata e persino temuta come segno di una ?diversità? pericolosa, è una patologia frequente e fortemente invalidante.Oggi circa il 75 per cento dei pazienti schizofrenici – complessivamente circa 550 mila cittadini italiani – vive all?interno della famiglia, perde la propria posizione in ambito sociale e non ha la possibilità di svolgere una attività lavorativa: questo significa che le cure di cui gode non gli consentono il reinserimento e non gli danno la possibilità di provvedere al proprio mantenimento.
Dall?entrata in vigore della legge 180, tutte le problematiche terapeutiche e sociali derivanti dalla patologia sono rimaste quasi completamente a carico di chi vive vicino al paziente schizofrenico.
Oggi i familiari devono addossarsi sia la gestione della malattia, sia i costi indiretti (come per esempio le giornate di lavoro perse o la mancanza di un lavoro) e spesso anche i costi diretti delle terapie. Talvolta per reperire farmaci non disponibili in Italia i pazienti e i loro familiari si devono recare all?estero con enormi sacrifici economici e fisici. Le nostre associazioni sollecitano una maggiore allocazione di risorse del Sistema sanitario nazionale nei confronti di questa patologia.
Ci rivolgiamo al suo ministero, che è stato tanto sensibile verso i nostri problemi da istituire un osservatorio psichiatrico, per rimarcare la necessità di stare al passo con gli altri Paesi europei che garantiscono una maggiore facilità di accesso a quelle terapie che agevolano la reintegrazione del malato e sollevano, in parte, le famiglie da un carico morale ed economico che talvolta può risultare non sostenibile.
In tutti i Paesi europei i nuovi presidi per favorire la reintegrazione sociale e produttiva del paziente schizofrenico vengono immediatamente autorizzati a carico del rispettivo sistema sanitario senza le limitazioni e i ritardi cui questi farmaci vengono sottoposti in Italia.
La preghiamo di considerare inoltre che in genere i malati schizofrenici mostrano un volto cereo e inespressivo, cioè ?paralizzato? dalla rigidità muscolare causata dagli effetti collaterali dovuti alla prolungata terapia con i vecchi farmaci. Le sembra giusto signor Ministro, che questi pazienti già additati per la loro malattia debbano mostrare un ulteriore ?marchio?, causato dalle medicine che prendono?
Ci stiamo avvicinando a grandi passi all?Europa e vorremmo che anche i pazienti schizofrenici italiani e le loro famiglie si sentissero considerati da questo governo nello stesso modo in cui gli altri governi europei trattano i loro malati. Qualora ci fossro dubbi o incertezze da parte del suo ministero e degli organi che sono preposti a prendere decisioni a riguardo, confidiamo che ella vorrà ascoltare la voce di coloro che si confrontano ogni giorno con questa patologia: le associazioni delle famiglie dei pazienti e i medici specialisti.
Signor ministro, non vorremmo avere il dubbio che questa malattia così invalidante fosse considerata tra le patologie ?orfane? e che noi e i nostri cari fossimo considerati dei cittadini di serie ?C?. Con stima e considerazione, le porgiamo i nostri più distinti saluti.
Seguono le firme delle
Associazioni:
UNASAM
PERCORSO VITA
A.R.A.P. Emilia
Romagna
A.R.A.P. Nazionale
DI.A.PSI.GRA Nazionale
DI.A.PSI.GRA Regionale
A.I.T.Sa.M Veneto
A.I.T.Sa.M Verona
A.IT.Sa.M Treviso
A.I.T.Sa.M Rovigo
A.R.A.P. Roma
A.IT.Sa.M. S. Piave
A.I.T.Sa.M.
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