Analisi
Nello scambio che fa bene al territorio il futuro del welfare
Fondazione Adapt e Intesa Sanpaolo presentano il sesto rapporto Welfare for people, che quest'anno si concentra su salute e lavoro
di Alessio Nisi
Cogliere i tratti di sviluppo del welfare occupazionale e aziendale, passando per un costante sforzo di verifica sul campo, possibile grazie al dialogo con gli operatori e i principali protagonisti del welfare in diversi settori economici, territori e sistemi di relazioni industriali. È quanto si propone Welfare for people. Sesto Rapporto Adapt su welfare occupazionale e aziendale in Italia, ricerca curata dalla fondazione Adapt in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Lo studio, il sesto realizzato dalla fondazione, testimonia, a fronte di una popolazione sempre più longeva (il tasso di occupazione degli over 50 era trent’anni fa al 30%, oggi siamo oltre il 50%) e di un tasso di denatalità importante, la volontà di approfondire il tema del welfare aziendale e occupazionale. Che rappresenta un fondamentale strumento di integrazione del welfare state e di democrazia economica.
La rete di protezione e costruire insieme
«Il welfare occupazionale è il welfare delle persone che lavorano con te, ma solo per questo. Il welfare aziendale invece è qualcosa di molto di più, vuol dire costruire una rete di protezione per te, perché con te sto costruendo il mio modello organizzativo, la mia idea di lavoro. Così welfare non è più semplicemente una prestazione, ma uno scambio», così in apertura Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico Adapt. «Quello del welfare aziendale è un welfare che guarda oltre il perimetro dell’azienda. Per attirare le persone devi dimostrare di non essere solo un processo economico, ma un processo economico in linea con le esigenze del territorio, creando massa critica e riconoscendo il ruolo della contrattazione».
Benessere e lavoro
«Il benessere della persona» sottolinea Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, «passa innanzitutto attraverso il lavoro (per il 70%), un tema che non è soltanto un argomento di carattere economico non soltanto di Pil, ma è una questione identitaria». Un tema rilevante, profondo e al tempo stesso complesso. «Per questo non è una legge che può bastare a ricomporre un ambiente umano e lavorativo che sia foriero di benessere». Non solo. Bellucci entra anche nel tema dei sussidi. «Se il lavoro è questo e noi produciamo malessere. Il pensiero è quello di poter governare le transizioni».
Se non governiamo il cambiamento rischiamo molto. Quando parliamo di benessere aziendale parliamo anche di mettere a servizio dell’uomo l’intelligenza artificiale
Maria Teresa Bellucci – viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Che fare dunque? Per Bellucci occorre «ascoltare, andare ad individuare quelle formule concrete per promuovere il benessere di ogni persona», condividere e sostenere la sfida «che stiamo ingaggiando». Il riferimento è alla trasformazione digitale e alla ecologia, passaggi caratterizzati «da un’accelerazione mai vista prima».
Il welfare, se utilizzato correttamente, può rappresentare uno dei principali ambiti entro cui delineare un nuovo ordine economico e sociale, sostenibile per la finanza pubblica e funzionale al giusto equilibro tra istanze della produzione e istanze della giustizia sociale
Michele Tiraboschi – coordinatore scientifico Adapt
Con questo sesto rapporto la fondazione si propone, spiega sempre Michele Tiraboschi «di continuare ad offrire e aggiornare un quadro sufficientemente ampio e attendibile di informazioni, modelli e linee di azione, utile a orientare le scelte di lavoratori e imprese, e contribuire a ricondurre in una logica di sistema le molteplici e variegate esperienze in atto».
Piattaforma per la fruizione dei programmi di welfare aziendale
Non solo supporto all’analisi. Intesa Sanpaolo rivolge da sempre una rilevante attenzione al welfare aziendale e al suo ruolo di sempre maggiore importanza nell’integrazione del welfare state sia in relazione alla dinamica della piramide demografica, considerando la accentuata tendenza all’invecchiamento del nostro Paese, che come generatore di valore per le aziende, i dipendenti e le realtà locali. La spinta di Intesa Sanpaolo la spiega Tiziana Lamberti, executive director wealth management & protection di Intesa Sanpaolo: «Essere un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, forti anche dell’esperienza virtuosa maturata nel nostro contesto aziendale. Abbiamo per questo messo a punto una piattaforma digitale per agevolare la fruizione dei diversi programmi di welfare aziendale disponibili».
Ascoltare i territori
Il punto di partenza, sottolinea Lamberti, «è ascoltare le istanze dei territori, degli imprenditori e dei dipendenti». Non solo ascoltare però. «Occorreva rendere agibile e reale questo sforzo. Da qui è nata l’idea della piattaforma.
I piani di welfare aziendale sono volano di sviluppo economico, stimolo all’incremento della produttività, facilitatore del dialogo tra azienda e lavoratori, e strumento di rafforzamento del rapporto con il territorio di riferimento
Tiziana Lamberti – executive director wealth management & protection di Intesa Sanpaolo
22 contratti collettivi nazionali sotto la lente
Per questa edizione sono stati analizzati 22 contratti collettivi nazionali dei settori metalmeccanico, chimico-farmaceutico, industria alimentare, terziario distribuzione e servizi e artigianato. In particolare l’approfondimento tematico si è focalizzato sul rapporto tra salute e lavoro, in virtù della crescente attenzione per il tema della salute all’interno delle organizzazioni, rilevata nelle precedenti edizioni e dell’evoluzione del ruolo dei fondi sanitari integrativi istituiti dalla contrattazione collettiva. «La domanda che oggi emerge», spiega Tiraboschi, «è di valorizzare la componente soggettiva, di intercettare i bisogni delle persone e costruire dei percorsi professionali non solo produttivi ma in linea con i bisogni delle persone».
Non solo gli ultimi rinnovi
L’analisi ha preso in considerazione sia gli ultimi rinnovi, che i testi contrattuali a partire dal 2003. Per la contrattazione aziendale, si è fatto riferimento alla banca dati Farecontrattazione (che conta più di 5.000 contratti di secondo livello) sottoscritti nei cinque macrosettori contrattuali richiamati, arrivando a individuare una serie di buone pratiche.
In apertura foto Pixabay. Nel testo foto per gentile concessione di fondazione Adapt
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