Famiglia
Nike: scarpe più pulite, niente bimbi e più salari
Aumento degli stipendi, operai con almeno 18 anni nelle fabbriche: è la risposta alle accuse di sfruttare i minori. Che ha spiazzato avversari e concorrenti
di Redazione
La Nike finisce in cima alla lista dei buoni. Persino Scalfaro ha
detto: «Aziende, seguite l?esempio della Nike». Dalle stalle alle stelle, quindi? Ma cosa è successo? Semplice. Stanco degli attacchi sullo sfruttamento del lavoro minorile, insoddisfatto dalla poca comunicazione fatta per dire al mondo che da ormai due anni Nike si era sottoposta al controllo di un organismo internazionale come Sialcot, il 12 maggio l?amministratore delegato, Philip Knight, ha organizzato una teleconferenza al National Press Club con collegamenti in tutte le principali capitali del mondo per annunciare la decisione della multinazionale di innalzare addirittura a 18 anni l?età dei giovani operai impiegati negli stabilimenti di calzature del Sud-est asiatico e di aumentare la retribuzione degli operai indonesani del 37 per cento sul salario minimo.
«Noi non tolleriamo il lavoro minorile», ha affermato il capo della Nike durante la teleconferenza a Washington e ha aggiunto: «Ho iniziato con un capitale di cinquecento dollari, perciò so cosa significhino le opportunità».
Insomma, un capolavoro di comunicazione che ha spiazzato i settori più integralisti dei consumatori e le multinazionali concorrenti (tra le quali solo Reebok si sottopone al controllo dell?organismo internazionale), e che ha fatto lievitare, subito, i titoli Nike alla Borsa di New York.
«Questo è solo l?ultimo dei nostri provvedimenti per migliorare le condizioni dei nostri lavoratori», dice il portavoce della Nike Italia Massimo Giunco. «Da tempo promuoviamo programmi di sostentamento delle famiglie, istruzione primaria e secondaria, allargando il monitoraggio delle verifiche anche ai rappresentanti delle Ong, istituzioni religiose e fondazioni». «Vogliamo fare da volano per le altre aziende», conclude Giunco, «e non essere gli unici a impegnarsi nel rispetto del codice di autocondotta, perché siamo soprattutto un?azienda di persone responsabili».
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