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La mia authority a met
Una struttura forte, con capacità di ispezione e intervento, sostenuta da finanziamenti adeguati. Così avrebbe voluto lauthority Carlo Borzaga, il candidato alla presidenza.
di Redazione
Nella nuova geografia del non profit italiano, a lui spetterà senz?altro un ruolo di primo piano. Probabilmente sarà il futuro presidente della fantomatica authority per il Terzo settore. Lui, il professor Carlo Borzaga da Trento, dice di non saperne nulla. «Nessuno mi ha chiesto di fare il presidente» dichiara. Ma quando l?authority vedrà la luce, Borzaga ne farà sicuramente parte, e per volere della stessa ministra Livia Turco.
Se ruolo e soprattutto data di partenza dell?authority non sono chiare, però, chiarissime sono le idee del professore. Che promette di trasformare una commissione «quasi di consulenza» in un organismo che abbia un suo peso specifico all?interno della politica italiana. Legge permettendo.
«Secondo il decreto sulle Onlus l?authority non ha neppure la metà dei poteri che dovrebbe avere. Non ha finanziamenti, non ha una struttura propria. Suoi compiti istituzionali sono solo regolamentare le raccolte fondi a mezzo stampa e televisione, fare una relazione annuale al Parlamento e dare pareri, non si sa bene a chi. Un po? poco, direi».
Lei, professore, qualche ideuzza in più, però, ce l?avrebbe.
«Dipendesse da me darei vita a un organismo forte, sull?esempio della Charity Commission inglese. Con poteri di controllo, ispezione e intervento, su segnalazione dei cittadini e delle associazioni, qualora non vengano rispettati i parametri fissati dalla legge per le Onlus. In Inghilterra la Charity Commission può perfino sostituire gli amministratori incapaci o indegni. Da noi, invece, non si sa ancora quando nascerà l?authority, né dove, né da chi sarà composta e con quali funzioni… »
Di chi è la colpa, secondo lei, di tanta confusione?
«Non tutta del governo. Anche se non capisco perché il presidente Prodi stia ancora tergiversando. Il problema è che il decreto sulle Onlus è nato in un periodo in cui si cominciava a discutere seriamente di non profit ma ancora non c?era una cultura diffusa sui suoi limiti e potenzialità. La legge quindi non ha saputo cogliere appieno le specificità del fenomeno, e l?authority ne ha risentito. La colpa per i mancati finanziamenti, poi, è tutta del Terzo settore, i cui rappresentanti hanno bocciato questa ipotesi. Purtroppo anche nel non profit esistono scontri di potere, ma soprattutto un bel po? di miopia politica, di cui oggi paghiamo le conseguenze».
Il presidente della Repubblica Scalfaro ha detto che le authority in Italia sono troppe. Lei cosa ne pensa?
«Non sono d?accordo. Le authority sono tante, è vero, ma solo perché la pubblica amministrazione non funziona. E poi servono soprattutto dove si tenta di introdurre elementi di mercato in settori che finora ne erano privi.
Quindi, se c?è un?authority davvero necessaria è proprio quella sul Terzo settore».
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