Salute

L’Avis cambia pelle

Diventa infatti una rete di associazioni

di Gabriella Meroni

L’Avis, l’associazione di volontariato del sangue che raccoglie quasi un milione di donatori (complessivamente in Italia sono 1.300.000), cambia veste: da associazione diventa una rete di associazioni sull’intero territorio nazionale. è quanto prevede la modifica dello statuto dell’associazione deliberata dalla 67/a Assemblea nazionale che si è conclusa oggi a Riccione. L’Avis conta 3.169 strutture in tutta Italia, pi? 24 in Svizzera. Il nuovo statuto, frutto di un lavoro durato tre anni e coerente con le attuali normative, delinea un assetto dell’Avis fortemente legato alla rappresentanza del territorio, da organizzazione piramidale ad associazione delle associazioni. Una decisione che si traduce in un allargamento di democrazia e partecipazione per ogni singolo socio. Tanto per fare qualche cifra: degli attuali 326 delegati alla prossima assemblea, l’Avis ne avrà potenzialmente oltre 3 mila. ”L’approvazione del nuovo statuto fi ha commentato il presidente Andrea Tieghi fi testimonia il buon lavoro del Consiglio Nazionale in carica da un anno. Ricordo che lo scorso anno la proposta di nuovo statuto fu bocciato dall’Assemblea nazionalé’. Nell’ultima giornata dei lavori dell’Assemblea nazionale, l’associazione ha posto l’attenzione su alcune tematiche fortemente sentite. Prima fra tutte il raggiungimento dell’autosufficienza del sangue e le consuete emergenze estive. ”L’Avis fi ha sottolineato ancora il presidente Tieghi fi si sta attrezzando per la possibile emergenza dell’estate. Campagne di sensibilizzazione sono già partite in alcune regioni come la Toscana, il Veneto e la Lombardia. Una mobilitazione che culminerà l’8 giugno prossimo alla prima Giornata nazionale del donatore periodico, organizzata insieme alle altre associazioni del settore e alle istituzionì’. ”Ma il nostro obiettivo fi ha aggiunto fi è che la parola emergenza estiva sparisca. Lavoriamo perché si avvii definitivamente una cultura della programmazione della donazione nel corso dei 12 mesi dell’anno attraverso il coinvolgimento sistematico del donatore periodico. Questo è possibile farlo perché sappiamo che le richieste sono costanti nel corso dell’anno. Dobbiamo superare l’emotivit? legata all’estate e alle esigenze contingenti. L’obiettivo S la programmazione della raccolta del sangué’. Tieghi ha poi posto l’attenzione sul possibile rischio della privatizzazione della raccolta del sangue. ”L’intera catena del sangue fi ha affermato fi deve rimanere pubblica perché il sangue non è un prodotto da sottoporre al mercato, non si può acquistare né vendere. Se venissero autorizzate in Italia a questo lavoro le multinazionali correremmo un forte rischio, sia in termini di principio che di sicurezza; ad esempio, nella vicina Austria il sangue si comprà’. L’Avis ha inoltre chiesto alle istituzioni l’adeguamento del rimborso riconosciuto dallo Stato per l’attività di associazionismo (quota ferma al 1996) e soprattutto la garanzia che questo sia uniforme su tutto il territorio nazionale.


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