Famiglia

Don Benzi richiama alla svolta del 2006. 10mila bimbi da liberare

La Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato un incontro tra istituzioni e privato sociale per parlare del piano di chiusura degli istituti. E del rilancio dell’affido.

di Benedetta Verrini

Sono più di 10mila, sparsi in più di 400 istituti in tutta Italia. Sono piccoli, ma anche adolescenti, con una storia familiare di abbandono e sofferenza alle spalle. Per loro, la legge 149 sulle adozioni ha decretato una svolta storica: la chiusura degli orfanotrofi dove sono ospitati, per una soluzione di accoglienza in famiglia o comunque coerente con le loro necessità. Il tema è stato affrontato a Rimini, l?8 maggio scorso, nel convegno Verso il 2006: la chiusura degli istituti per minori con il quale la Comunità Papa Giovanni XXIII ha voluto chiamare a raccolta rappresentanti del governo e delle Regioni, dei servizi pubblici e delle organizzazioni del privato-sociale per fare il punto della situazione. Nel novembre scorso, infatti, alla Conferenza nazionale dell?Infanzia e dell?adolescenza, il sottosegretario Grazia Sestini aveva annunciato un Piano straordinario per la deistituzionalizzazione dei minori, e un programma di promozione dell?affido. “In quell?occasione c?era stato un primo incontro per creare un Tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, chiamato a definire dei percorsi operativi. Da allora, però, non siamo più stati riconvocati”, dice Valter Martini, responsabile del Servizio minori e affido della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Ci sarà una convocazione entro l?estate”, assicura Giovanni Daverio, direttore generale delle politiche familiari del ministero del Welfare. “Il Piano straordinario”, spiega Daverio, “passa anche attraverso un lavoro capillare di monitoraggio degli istituti ancora aperti”. La ricerca è stata affidata all?Istituto degli Innocenti di Firenze, che sta svolgendo un?indagine sulle strutture ancora aperte (tipologia, personale, progetto di riconversione) e sui minori ospitati (età, storia, possibilità di accoglienza). La questione della riconversione degli istituti, alcuni dei quali sono retti da congregazioni religiose, è decisamente spinosa. Come è noto, è stata anche oggetto di una proposta di legge di un gruppo di senatori della maggioranza che vorrebbero salvaguardarne il valore educativo ed evitarne la chiusura. Al convegno di Rimini è intervenuta anche suor Manuela Latini, responsabile dell?Usmi-Firas, la federazione delle religiose operanti nel sociale, che “ha assicurato una collaborazione attiva per partecipare al percorso di chiusura di queste strutture”, dice Walter Martini. Ma basta che una struttura non sia classificata come ?istituto? per poter dire che rappresenta una risposta valida ai bisogni di un bambino? Per don Oreste Benzi certamente no: “O le risposte di tipo familiare avranno il sopravvento o si ritornerà alle logiche delle strutture, degli istituti camuffati. Il 2006 è l?anno previsto dalla legge per la chiusura definitiva. Siamo a una svolta. Sì o no !”, ha dichiarato, portando ad esempio la straordinaria esperienza della Comunità, che conta 186 case famiglia in tutta Italia (rette da vere famiglie), oltre alle famiglie aperte e alle tante altre esperienze di condivisione che hanno salvato migliaia di persone in difficoltà. Ma oltre a questa risposta, per gli oltre 10mila minori in istituto sarà necessario rivitalizzare la sensibilità delle altre famiglie italiane: “Sono in previsione delle campagne informative e di sensibilizzazione”, assicura Daverio. E combattere la frammentazione delle politiche di sostegno all?affido che, in questi anni, sono state lasciate “alla lungimiranza degli amministratori locali o alla buona volontà degli operatori, creando una enorme disparità territoriale, con aree in cui l?istituto è ormai un ricordo del passato e altre nelle quali l?affido non esiste o è riservato a famiglie lasciate sole nella gestione dei problemi”, avvertono dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Le risorse necessarie a risolvere tutto questo? Dovranno essere recuperate tra i fondi del ministero, previsti nel Fondo sociale appena approvato.


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