Formazione

Legge 185: si discute ancora alla Camera

La seduta di ieri ha fatto emergere le posizioni contrapposte di maggioranza e opposizione riguardo alla modifica della legge. Si continua oggi

di Benedetta Verrini

E’ proseguita anche ieri alle commissioni Riunite Esteri e Difesa la discussione sul ddl 1927-B di ratifica dell’Accordo di Farnborough e modifica della legge 185 sull’export di armi. Dalle dichiarazioni di voto dei deputati (si riporta lo stenografico qui sotto) riemerge lo scontro tra maggioranza e opposizione riguardo alla questione del commercio delle armi. Di nuovo respinta la richiesta di audizioni delle organizzazioni della società civile che hanno dato vita alla campagna. La discussione è di nuovo in corso in queste ore. Commissioni Riunite III e IV – Resoconto di mercoledì 14 maggio 2003 SEDE REFERENTE Mercoledì 14 maggio 2003. – Presidenza del presidente della III Commissione Gustavo SELVA. – Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Filippo Berselli. La seduta comincia alle 8. Ratifica Accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea della difesa. C. 1927-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato. (Seguito dell’esame e rinvio). Le Commissioni proseguono l’esame, rinviato, da ultimo, nella seduta di ieri. Piero RUZZANTE (DS-U) sulla base delle valutazioni già espresse dal suo gruppo nella seduta di ieri, dichiara il voto contrario sul conferimento ai relatori del mandato a riferire in senso favorevole all’Assemblea sul disegno di legge in esame. Laura CIMA (Misto-Verdi-U), nel ribadire la contrarietà del suo gruppo al provvedimento, ed in particolare alle modifiche introdotte alla legge n. 185 del 1990, annuncia il voto contrario. Gustavo SELVA, presidente, intervenendo per dichiarazione di voto, annuncia il voto favorevole del suo gruppo, evidenziando come il disegno di legge sia stato oggetto di una lunga ed approfondita discussione. Osserva in particolare che la ratifica dell’Accordo quadro per la ristrutturazione dell’industria europea della difesa si inserisce nel tentativo di attuare, nell’ambito dell’Unione europea, una politica degli armamenti che sia corrispondente alle attuali esigenze connesse all’organizzazione di un sistema di sicurezza europea. Pur riconoscendo la rilevanza delle argomentazioni addotte dall’opposizione nel corso dell’iter, sottolinea che il provvedimento in esame si inserisce nella linea tracciata dal precedente Governo di centrosinistra, che peraltro è necessario continuare a perseguire. Giuseppe COSSIGA (FI) ricorda che nel corso dell’iter del disegno di legge si è fatto spesso riferimento ad una presunta sordità del Governo e della maggioranza nei confronti delle richieste provenienti dalla società civile e da alcune associazioni pacifiste. Al riguardo, fa presente che anche la maggioranza ha proceduto ad incontri con associazioni, nel corso dei quali tuttavia, più che le tematiche relative al Trattato di Farnborough ed alla legge n. 185 del 1990, sono state invece affrontate questioni ideologiche in relazione al tema della produzione e del commercio delle armi, sul quale considera evidente che possano registrarsi posizioni anche estremamente differenziate. Richiama poi un importante principio affermato dalla legge n. 185, secondo cui la produzione e la vendita delle armi costituiscono un aspetto importante della politica di sicurezza e di difesa e di conseguenza devono necessariamente ricadere sotto la responsabilità del Governo. Per l’applicazione di questo fondamentale principio si rende necessaria una serie di adempimenti burocratici, alcuni dei quali ritiene abbiano fornito il pretesto per condurre campagne che, seppure significative, nulla hanno a che vedere con i contenuti della legge n. 185, essendo volte semplicemente a contrastare la commercializzazione di armi tout court. Nel ribadire, infine, l’importanza del Trattato in esame ai fini della costruzione di un sistema di sicurezza per il nostro paese, annuncia il voto favorevole, auspicando che l’iter del provvedimento si concluda in tempi brevi e assicurando la disponibilità del suo gruppo ad affrontare in qualunque momento altre questioni di grande rilievo emerse nel corso dell’esame, quali il problema del traffico delle armi. Roberto LAVAGNINI (FI) sottolinea che obiettivo del Trattato in esame è la creazione di una comune piattaforma giuridico-normativa per favorire ed accelerare il processo di razionalizzazione e di concentrazione dell’industria nei comparti della difesa e della sicurezza, allo scopo di rendere questi ultimi efficienti, competitivi e tecnologicamente più avanzati. Osserva inoltre che la ratifica del Trattato consentirà al nostro paese di collaborare efficacemente in ambito internazionale per il mantenimento della pace ed il contrasto al terrorismo e, nel contempo, di concorrere a definire, a livello europeo, le linee di indirizzo ed operative che dovranno caratterizzare l’identità europea nei comparti di forte rilevanza strategica, politica ed economica. Dopo aver richiamato gli esiti del Consiglio europeo di Nizza del dicembre 2000 e del Consiglio europeo di Laeken del 2001, rileva che il quadro normativo di riferimento è costituito dalla legge n. 185 del 1990, alla quale sono state apportate alcune indispensabili modifiche ai fini di un adeguamento al nuovo scenario politico europeo, in considerazione dell’esplicito richiamo al codice di condotta dell’Unione europea per l’esportazione di armamenti, contenuto nel preambolo dell’Accordo quadro. Conseguentemente è stata inserita nella legge n. 185 una nuova tipologia di autorizzazione, la cosiddetta licenza globale di progetto, relativa ai programmi di coproduzione industriale tra i paesi dell’Unione europea ed i paesi Nato. Osservato altresì che la ratifica dell’Accordo assume carattere di vitale importanza affinché il nostro paese compia un ulteriore passo verso l’integrazione europea e per accrescere la capacità di indirizzo politico dell’Unione europea nel contesto internazionale, nonché per abbattere il divario di efficienza e di contenuti tecnologici e scientifici nei confronti degli Stati Uniti, conclude annunciando il voto favorevole del suo gruppo sul conferimento ai relatori del mandato a riferire in senso favorevole all’Assemblea. Cesare RIZZI (LNP) rileva innanzitutto che la ratifica dell’Accordo quadro rappresenta una grande occasione per procedere all’unificazione dell’Europa attraverso l’organizzazione di una grande industria europea della difesa. Ritiene peraltro che in tale direzione si sia mosso anche l’attuale Presidente del Consiglio, che in qualità di ministro degli esteri ad interim ha posto tra le priorità del Governo l’obiettivo di conferire al nostro paese un peso maggiore in ambito europeo ed internazionale. Ribadita, dunque, la convinzione che solo un’Europa unita sia in grado di porre in essere un efficace sistema di difesa e di contrastare la politica statunitense, dichiara conclusivamente il voto favorevole del suo gruppo. Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI) ritiene che il Parlamento non possa sottrarsi ad un impegno di carattere europeo, rappresentato dalla ratifica di un Accordo rispondente all’obiettivo di adeguare l’Italia agli altri paesi europei nella costruzione di una comune politica di difesa e di sicurezza europea, mantenendo comunque fermi i valori ispiratori della legge n. 185 del 1990. Con riferimento al tema, evocato dall’opposizione, dei rischi connessi alla circolazione delle armi, in particolare nelle guerre etniche condotte nei paesi africani, precisa che tali aspetti non hanno nulla a che vedere con il contesto in cui si inquadra l’Accordo in esame e denotano, semmai, l’esistenza di un diverso e drammatico problema, rappresentato dalla totale assenza di credibilità dell’ONU e delle sue agenzie per la sicurezza dell’Africa. L’Accordo procede invece nella direzione del coordinamento e del controllo del processo di acquisizione degli armamenti, al fine di evitare parcellizzazioni e di ricondurre tale processo in ambito europeo. Per le ragioni esposte, conclude ribadendo il voto favorevole del suo gruppo. Gianantonio ARNOLDI (FI) osserva che l’Accordo quadro in esame si inserisce in un ambito di grande prospettiva politica e va ricondotto ad uno dei compiti da attribuire alla nuova Europa, quello della difesa dei territori e della libertà dei popoli, da considerarsi non più come esclusivo appannaggio dei singoli Stati. A tal fine, reputa necessaria una diretta assunzione di responsabilità da parte di tutti i gruppi, rilevando peraltro che il disegno di legge di ratifica è stato presentato da esponenti del Governo non appartenenti all’attuale maggioranza, ma dei quali deve essere comunque riconosciuta anche oggi l’autorevolezza. Nell’esprimere la convinzione che la pace, lungi dall’essere un fatto teorico o una mera enunciazione di principio, consista invece in una concreta condizione di equilibrio raggiungibile anche attraverso una politica di difesa e, purtroppo, di armamenti, considera velleitario e pretestuoso immaginare un futuro di pace senza un coordinamento della politica di difesa e della politica degli armamenti. Ritiene che tale concezione si sia concretizzata nella vicenda irachena, in cui l’obiettivo della pacificazione è stato raggiunto anche grazie alla grande capacità innovativa degli Stati Uniti nel settore degli armamenti, osservando quindi che l’Accordo in esame va esattamente nella direzione di ridurre al minimo i rischi insiti nei conflitti attraverso una forte innovazione tecnologica. Federico BRICOLO (LNP) sottolinea che ormai da mesi l’opposizione sta sfruttando l’occasione rappresentata dall’esame del disegno di legge per ottenere una visibilità mediatica, ma in realtà l’iter finora svoltosi ha fatto emergere ancora una volta le divisioni all’interno della sinistra sulla politica di difesa europea. Fa presente, al riguardo, che il gruppo della Margherita ha assunto una posizione di astensione sulla ratifica di un Accordo stipulato dal precedente Governo dell’Ulivo. Evidenzia, inoltre, come l’atteggiamento ondivago assunto dall’opposizione, che giunge oggi a disconoscere un Accordo sottoscritto dal precedente Governo, ostacoli la costruzione di una politica di difesa europea. Nell’annunciare, infine, il voto favorevole, osserva che l’Accordo è teso ad inserire anche il nostro Paese in un comune piano di difesa europea, a sostenere le aziende italiane nella produzione di tecnologie per la difesa, nonché a rendere l’Europa competitiva ed alternativa rispetto alla politica egemonica condotta dagli Stati Uniti. Piero RUZZANTE (DS-U), intervenendo sui lavori delle Commissioni, chiede, atteso che le considerazioni espresse nella seduta odierna anche da esponenti dei gruppi della maggioranza hanno reso evidente l’esigenza di approfondire le tematiche connesse alla legge n. 185 del 1990, che le Commissioni procedano ad audizioni di associazioni e di rappresentanti dell’industria, come peraltro già richiesto dall’opposizione. Katia BELLILLO (Misto-Com.it) condivide la richiesta avanzata dal deputato Ruzzante, dal momento che dagli interventi dei deputati della maggioranza sono emersi nuovi elementi che rendono necessario l’approfondimento di una serie di aspetti del provvedimento in esame. Gustavo SELVA, presidente, non ritiene accoglibile tale richiesta nell’attuale fase di svolgimento di dichiarazioni di voto sul conferimento ai relatori del mandato a riferire in senso favorevole all’Assemblea sul disegno di legge in esame. Giovanni DEODATO (FI), nell’annunciare il voto favorevole, ritiene che la materia in esame sia stata già adeguatamente approfondita. Valerio CALZOLAIO (DS-U) dichiara il voto contrario del suo gruppo, precisando che in realtà tale posizione è riferita non alla ratifica dell’Accordo, ma a quelle parti del disegno di legge volte a modificare la legge n. 185 del 1990, che introduceva maggiore trasparenza e consentiva di operare un adeguato controllo sul commercio delle armi, imponendo determinati obblighi al produttore rispetto alla destinazione finale. Dopo aver evidenziato l’atteggiamento di forte chiusura da parte del Governo rispetto a tutte le proposte avanzate dall’opposizione nel corso dell’iter, sottolinea che durante l’esame in terza lettura il Governo non ha accolto l’invito a valutare le conseguenze delle modifiche apportate alla legge n. 185 sull’aumento delle esportazioni; così come è stata respinta la richiesta dell’opposizione di procedere ad una serie di audizioni di esponenti del mondo della produzione e dell’associazionismo. Ribadisce pertanto l’opportunità che le Commissioni si limitino a ratificare l’Accordo e procedano invece ad un approfondimento sulle disposizioni tese a modificare la legge n. 185. Franco ANGIONI (DS-U) osserva che con il provvedimento in esame si è toccato un «nervo scoperto» che riguarda l’industria della difesa e l’occupazione del relativo personale. Paventa il rischio che il nostro paese possa perdere prestigio a livello internazionale stante la mancata ratifica da parte italiana dell’Accordo quadro, riconducibile ad una serie di divergenze registratesi in Parlamento non sul merito dell’Accordo, ma sull’introduzione delle disposizioni di modifica della legge n. 185 del 1990. Ribadisce pertanto che risulterebbe preferibile operare una distinzione tra la ratifica dell’Accordo e le norme tese invece a modificare disposizioni interne del nostro ordinamento. Valerio CALZOLAIO (DS-U), intervenendo sui lavori delle Commissioni, chiede di rinviare il seguito dell’esame in quanto sta per avere inizio la seduta dell’Assemblea. Gustavo SELVA, presidente, avverte che le Commissioni riunite possono proseguire nei lavori, non essendo ancora iniziata la seduta dell’aula. Elettra DEIANA (RC) ribadisce la contrarietà del suo gruppo sia alle modifiche apportate alla legge n. 185 del 1990 sia all’Accordo di Farnborough, ritenendo che i rilievi emersi nella seduta odierna debbano indurre le Commissioni ad approfondire le questioni concernenti il problema della difesa europea e del rapporto tra armamenti ed interessi delle lobbies industriali. Precisa che l’esigenza di trasparenza si rende tanto più necessaria nella fase attuale, caratterizzata dalla prassi inaugurata dagli Stati Uniti in occasione della guerra in Iraq, con il primato dell’unilateralismo americano e la «messa in mora» dell’Europa. Ritiene pertanto che sarebbero risultate utili audizioni di associazioni pacifiste e di rappresentanti del settore industriale, al fine di poter ridiscutere delle problematiche emerse sfuggendo alla semplificazione operata dalla maggioranza. Gustavo SELVA, presidente, rinvia il seguito dell’esame alla seduta di domani, alle ore 8.55.


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