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Le ong: su Fidel, ha ragione il Papa. Que viva la cooperación!

La Camera reagisce alle violazioni dei diritti umani di Castro votando la sospensione degli aiuti. Alla società civile restano solo 6 milioni di euro.

di Carlotta Jesi

“Il governo italiano volta le spalle a milioni di cubani”. Se qualcuno le avesse interpellate, le ong italiane in missione sull?isola di Fidel Castro avrebbero commentato così la notizia che la Camera, il 29 aprile, ha deciso di sospendere la cooperazione con Cuba a causa della carcerazione dei dissidenti (75) e delle esecuzioni sommarie (3) ordinate nelle ultime settimane dal suo Leader Maximo.
Con i voti della sola maggioranza, d?accordo. Ma il danno è fatto: “Abbandoniamo i cubani in un momento molto difficile. Mentre peggiora il rispetto dei diritti umani e mentre avanza il progetto economico dell?Alca. Il governo avrebbe dovuto fare come il Papa”, spiega Emilia Ceolan del Mlal – Movimento Laici America Latina, l?ong di Verona che lavora nella provincia di Holguin col progetto Bambù per lo sviluppo dando lavoro a 90 persone. Obiettivo: combattere gli alti costi di importazione di materiale edile imposti dall?embargo con la coltivazione e costruzione di case interamente realizzate in bambù. Investimenti: 710.326 euro, di cui il 50% sostenuti dal nostro ministero degli Esteri. Che fine farà questo progetto, e quelli della ventina di ong impegnate sull?isola, con il blocco degli aiuti?

Ong, 6 milioni di euro
“A seguito della mozione”, dichiara la Farnesina, “verrà sospeso un progetto da 7,5 milioni di euro, in fase di approvazione, per la ristrutturazione della Piazza del Cristo dell?Avana vecchia”. E il resto degli aiuti? Il ministero non cancellerà gli 1,2 milioni di euro previsti “per l?unico progetto umanitario in corso al momento”, ma ancora in fase istruttoria, dedicato al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie degli abitanti dell?Avana vecchia. Quanto alla società civile, “resteranno attivi solo alcuni progetti d?emergenza proposti dalle ong nel campo ambientale e sociale per un totale di 6 milioni di euro”. Quanti finanziamenti verranno tagliati? La Farnesina non dispone del dato. Cosa che scatena la rabbia dall?Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba, “la mozione è solo sciacallaggio politico”, e che non placa i timori dei cooperanti.
“Anche noi siamo preoccupati per le violazioni dei diritti umani”, spiega Luigi Seghezzo del Gvc – Gruppo Volontariato Civile che a Cuba conta 3 cooperanti principalmente impegnati nella prevenzione dell?Aids, “ma non pensiamo che giustifichino una sospensione della cooperazione. Sarebbe un errore: la presenza delle ong ha aiutato Cuba ad aprirsi al mondo esterno. Noi lavoriamo con la società civile locale, non col governo, e abbiamo il dovere di continuare a sostenerla”.

Gli occhi di Stefania
Stessa reazione al Mais – Movimento per l?autosviluppo, l?interscambio e la solidarietà di Torino, dove si temeva che il nuovo clima di violenza potesse mettere in difficoltà la cooperante Stefania di Campli, impegnata a coordinare un progetto di agroecologia che aiuta 3mila famiglie di piccoli contadini a coltivare il terreno senza l?uso di agenti chimici. “Per fortuna non è stato così”, spiega Gianni Corio, responsabile dell?ong per il Centro America e i Caraibi, “i cooperanti sull?isola sono un occhio esterno che può agire come deterrente alla violazione delle libertà fondamentali”. Sembrano esserne convinte anche la Commissione europea e le Nazioni Unite. La prima, nella persona del Commissario per gli aiuti umanitari Poul Nielson, a metà marzo ha inaugurato un ufficio permanente all?Avana. L?Onu, nella persona del suo rappresentante a Cuba, Bruno Moro, il 24 aprile ha dichiarato: “Chiudere un rapporto di cooperazione quando si materializza il rischio di una violazione dei diritti umani penalizza due volte la popolazione civile: la prima, per i diritti oggettivamente non rispettati; la seconda, per il venir meno della presenza e dell?aiuto internazionale aggravando le già difficili condizioni di vita dei cubani”.

Il ?no? dell?Arci
Le ong non sono le uniche sigle del non profit a pensarla così. Condannano il ritorno della pena di morte sull?isola, ma allo stesso tempo il blocco degli aiuti, Tom Benetollo dell?Arci che da tempo è impegnata in progetti di scambio culturale con Cuba e le Regioni italiane che hanno lanciato programmi di cooperazione decentrata. Dal restauro di alloggi per famiglie disagiate dell?Avana sponsorizzato dalla Regione Lombardia ai progetti di assistenza sanitaria che la Toscana vuole concludere entro il 2003. A dispetto della decisione del governo, ha specificato il suo presidente Claudio Martini: “Continueremo ad aiutare la popolazione di Cuba”.

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