Formazione
Fao: urgente ridurre i disastri climatici
Il costo economico dei danni alle colture e alle infrastrutture distrutte da calamità è tale da influenzare il Pil di intere nazioni
E’ ormai assolutamente necessario ridurre l’impatto delle catastrofi provocate dai temporali in agricoltura, attraverso una strategia per la gestione di tali catastrofi che hanno un alto costo e una forte capacita’ distruttiva. Lo si legge nel rapporto presentato alla sedicesima sessione del comitato Fao per l’agricoltura in corso a Roma dal 26 marzo che concludera’ i propri lavori venerdi’ 30 marzo.
All’ordine del giorno l’esame di importanti questioni quali i mutamenti climatici, il ruolo dell’agricoltura nello sviluppo sostenibile ed un piano a medio termine (2002-2007) per lo sviluppo agricolo. Secondo il rapporto ”l’impatto piu’ immediato e visibile delle tempeste in agricoltura e’ costituito da danni ai raccolti, al bestiame, alle proprieta’ domestiche, alla gestione dele attivita’ e alle infrastrutture. Questo puo’ cagionare carestie alimentari a livello di famiglie, comunita’ e talora paesi”.
Disastri del genere – rileva il rapporto della Fao – sono andati aumentando in frequenza e intensita’ nell’ultimo decennio. Nelle zone tropicali le devastazioni prodotte dagli uragani sono cresciute enormemente negli anni ’90, in parte a causa dell’aumento della popolazione nelle zone soggette alle tempeste”.
Richiamandosi ai dati recente della Croce Rossa internazionale, il rapporto afferma che le tempeste di vento e le inondazioni hanno congiuntamente rappresentato il 60% delle perdite economiche totali causate da disastri naturali. Il costo economico dei danni alle colture e alle infrastrutture distrutte da inondazioni in America centrale nel ’98, ad esempio, e’ stato calcolato in 8,5 miliardi di dollari e quello in Mozambico, nel febbraio e marzo del 2000 in 1 miliardo di dollari, portando un grave colpo al Pil dei paesi coinvolti.
”A prescindere dalle distruzioni immediate che provocano, i disastri colpiscono maggiormente i poveri distruggendo i pochi beni che posseggono”. Occorre quindi mettere a punto misure che riducano la vulnerabilita’ dei paesi piu’ soggetti a tali calamita’.
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