Scuola

Il nostro grazie a Luigi Berlinguer, papà dell’autonomia scolastica

Angelo Lucio Rossi e Rossella Viaconzi, rispettivamente dirigente scolastico e vice preside ICS Alda Merini di Milano, ricordano Luigi Berlinguer scomparso ieri sera a Siena. Con lui avevano collaborato negli ultimi anni diventandone amici

di Angelo Lucio Rossi e Rossella Viaconzi

Luigi Berlinguer

Quando un amico se ne va affiorano alla memoria tanti ricordi e il lascito di vita che ha voluto portare. L’amicizia con lui di questi ultimi anni ci ha condotti non solo a riflettere, ma ad operare verso quella direzione da lui tracciata che è l’autonomia e la libertà scolastica

Dal 1996 al 2000 Luigi Berlinguer ha assunto la guida del Ministero della Pubblica Istruzione, divenendo il padre dell’Autonomia scolastica (art. 21 Legge 59 del 1997) attraverso cui sono le stesse scuole ad assumersi la responsabilità del processo formativo, dietro decisioni prese dagli organi di autogoverno così che ogni realtà educativa possa proporre il proprio itinerario culturale didattico. L’Autonomia didattica e organizzativa consente una forte flessibilità nell’organizzazione della didattica dando libertà ad ogni realtà territoriale di ritagliarsi un progetto sulle proprie esigenze. Senza di questa non sarebbero possibili le poche, ma significative esperienze di Avanguardie educative, Scuole Aperte, Patti Educativi di Comunità che nascono come risposta spontanea dal basso di reale cambiamento del sistema d’istruzione rendendo carne il principio di sussidiarietà.


Per lui la scuola avrebbe dovuto essere aperta tutto il giorno, per tutto l’anno e per tutta la vita. In questo abbiamo cercato, attraverso i Patti Educativi Territoriali o di Comunità con anche la scuola estiva per gli alunni meno abbienti, di stargli dietro come promessa di vera innovazione scolastica. Ma Luigi Berlinguer è anche il padre della parità scolastica con la Legge 62 del 2000 sul sistema scolastico pubblico integrato che consente, dopo anni di governi democristiani inconcludenti sul tema, pari dignità alle scuole paritarie che da allora fanno parte dell’unico sistema di istruzione. La traccia profonda da lui solcata è legata all’autonomia del sapere critico, aperto alle grandi domande sulla vita e la realtà.

Per lui nella scuola il termine centrale non è l’obbligo scolastico, ma lo stimolo a crescere di continuo, la curiosità, il suscitare inesausto del gusto ad apprende qualcosa che non si sa, perché “quando si scopre una cosa nuova, si prova una grande soddisfazione” (Meeting 2015). Aveva raccolto, da laico, ma non laicista, la sfida di una scuola critica, libera e autonoma, ma si era accorto, con il tempo, che l’autonomia e la libertà presuppone uomini liberi che costruiscono dal basso. 

Per lui, grande osservatore del mondo scolastico da cui non si era mai allontanato, seguendo da vicino la sua evoluzione attraverso lo sviluppo delle arti come presidente del Comitato Nazionale per l’ Apprendimento pratico della Musica per tutti gli studenti, il vero obiettivo è stato il ridimensionamento della scuola logocentrica basata sul cognitivismo esasperato, causa a suo dire di gran parte della dispersione scolastica odierna. La vecchia scuola logocentrica aveva perpetrato, a suo dire, il crimine di escludere l’arte quale componente essenziale dell’educazione. È grazie a lui che l’insegnamento della musica viene esteso anche in tenera età alla Primaria e all’Infanzia ed è stato seguendo questo fil rouge che abbiamo investito sulla costituzione di orchestre, bande musicali, scuole di musica, musical e laboratori teatrali e creativo pratici. 

Per Luigi Berlinguer un essere umano deve saper parlare e cantare, saper leggere e suonare, perché altrimenti manca di una parte essenziale della sua formazione umana e culturale.  Anche per questo ora siamo certi che sarà già stato accolto dall’altra parte da cori angelici!

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