Non profit
Contri i dolori forzati: una campagna
Promossa da Cittadinanza attiva-Tribunale del malato una campagna nazionale di informazione sulla medicina del dolore
di Redazione
Soffrire è come essere chiusi in una prigione, inutile, da cui bisogna sapere che è possibile liberarsi. Questo il principale significato della campagna di informazione sulla medicina del dolore promossa dal Tribunale per i diritti del malato, e presentata oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa.
Lo scopo principale della campagna è quella di permettere ai cittadini di conoscere i contenuti della recente normativa in materia (l. 12/2001), chiarire quali siano le patologie da ?alleviare?, come si attui il trattamento e a chi è possibile rivolgersi. Ma anche far comprendere l?importanza della terapia del dolore in alcune malattie socialmente rilevanti, ma per le quali, per ostacoli culturali o burocratici, difficilmente si è fatto ricorso negli ultimi anni.
Dalla prossima settimana partirà la distribuzione di materiale informativo, come brochure e manifesti, disponibili presso 30.000 studi dei medici di medicina generale, gli ospedali, le ASL, le 270 sezioni locali e il sito internet del Tribunale per i diritti del malato, www.cittadinanzattiva.it, le 180 assemblee territoriali di Cittadinanzattiva, le 300 farmacie comunali aderenti alla ASSOFARM e 100 associazioni di malati cronici.
Sarà inoltre possibile rivolgersi al servizio di informazione, consulenza e tutela del Tribunale per i diritti del malato, PIT Salute,
allo 06.36718.444, fax 06.36718.333,
e-mail: pit.salute@cittadinanzattiva.it
Partecipano alla campagna, in collaborazione con il TDM, la FIMMG (Federazione italiane medici di medicina generale), la FIASO (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), l?Osservatorio Italiano Permanente Cure Palliative, la ANTEA Associazione, la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), la SICD (Società Italiana dei Clinici del Dolore), la SICP (Società Italiana di Cure Palliative) e la SIFO (Società Italiana Farmacisti Ospedalieri), e con il sostegno della Grunenthal Formenti.
I dati e le patologie
L?Italia è all?ultimo posto nell?utilizzazione dei farmaci oppiacei, con 46 dosi medie per milione di abitanti, contro le 541 della Germania, le 1462 della Francia e le 6430 della Danimarca.
Ci sono numerose patologie interessate dalla terapia del dolore.
Oltre al dolore dei malati di cancro (forse il più noto al livello di opinione pubblica) si possono ricordare tra gli altri:
– il dolore successivo all?intervento chirurgico (postoperatorio);
– il dolore muscoloscheletrico;
– il dolore neuropatico;
– il dolore da parto;
– il dolore dei traumatizzati.
Una serie di ricerche condotte al livello nazionale e internazionale hanno accertato che:
– il 20-50% dei pazienti affetti da cancro soffre di dolore già al momento della diagnosi e che il 60-95% dei pazienti in stadio avanzato o terminale ha dolore e muore con dolore. In Italia muoiono di cancro circa 150.000 persone l?anno;
– in Italia 30.000 persone al giorno soffrono di dolori correlati al cancro
– nei paesi industrializzati circa il 40% della popolazione, in un anno, accusa dolori alla schiena fino ad arrivare a stime del 60-65% del numero dei soggetti che almeno una volta nella vita hanno avuto esperienza di lombalgia;
– si stima che i dolori di schiena colpiscano l?80% dei lavoratori di un ampio spettro di professioni senza distinzioni di età, sesso e razza
– da studi inglesi condotti sul territorio di riferimento di 29 medici di medicina generale, si è scoperto che il 46,5% della popolazione sopra i 25 anni soffriva di dolore cronico (che continua per lunghi periodi);
– in Italia ogni anno ci sono circa 3.000.000 di ricoveri (degenza ordinaria e day hospital) durante i quali si effettuano interventi chirurgici che comportano nel periodo postoperatorio dolori, che comportano dolori anche di elevata intensità.
A fronte di questa situazione, vi sono dati preoccupanti circa la tendenza a sottovalutare il problema del controllo del dolore.
L?OMS utilizza il consumo annuale di analgesici oppioidi in ogni Stato come indice sensibile per una valutazione dell?efficacia dei programmi di controllo del dolore da cancro. In particolare viene considerato come indice significativo quello relativo al consumo terapeutico della morfina. Dai dati diffusi dall?ultimo Congresso della Società internazionale del dolore l?Italia è agli ultimi posti. Dal 1984 al 1997 il consumo di morfina per uso terapeutico in Italia è raddoppiato, ma nonostante questo:
– l?Italia consuma circa lo stesso quantitativo pro capite annuo di Andorra, dell?Estonia e del Sud Africa, la Namibia ne consuma poco di più.
– la Polonia e l?Ungheria ne consumano il doppio dell?Italia, la Spagna ne consuma il triplo, il Regno Unito, i Paesi Bassi e il Lussemburgo ne consumano 7 volte il quantitativo italiano, la Francia e gli Stati Uniti 8 volte, l?Austria 10 volte e il Canada 12 volte (sempre consumo pro capite).
Inoltre:
– secondo una ricerca americana condotta nel 1997, un malato oncologico su quattro non riceve alcun analgesico o gli vengono somministrati farmaci con l?intento di alleviare il dolore piuttosto che per evitarlo;
– numerosi studi americani suggeriscono l?ipotesi che donne, anziani e minoranze etniche tendono ad avere in misura maggiore rispetto al resto della popolazione un trattamento analgesico inefficace sia nel dolore da cancro che nel dolore dopo interventi chirurgici o gravi traumi;
– in uno studio epidemiologico nazionale condotto dal 1992 e il 1994 emerge che solo l?8% degli anestesisti prescrive oppioidi per il controllo del dolore nel periodo post-operatorio; uno studio condotto nel 1999 in una ASL piemontese mette in rilievo un consumo di oppioidi in una unità operativa di chirurgia praticamente nullo;
– circa l?80% dei medici italiani (di famiglia, ospedalieri, ecc.) non possiede il ricettario speciale per la prescrizione degli oppioidi (dati diffusi nel 1999);
– secondo l?OMS il dolore nei pazienti ricoverati in ospedale è trattato in maniera adeguata solo nel 40-50% dei casi, mentre un corretto approccio farmacologico sarebbe in grado di controllarlo in più del 90% dei casi.
Oggi la scienza medica mette a disposizione numerosi strumenti per eliminare il dolore fisico o, in alcuni casi, attenuarlo fino a renderlo sopportabile e ci sono numerose figure professionali nelle strutture sanitarie italiane che lavorano per aiutare chi soffre a vincere il dolore. Alcune operano a diretto contatto con i cittadini, come i medici di famiglia, gli anestesisti, i clinici del dolore, gli specialisti delle cure palliative, altre operano ?dietro le quinte? come i farmacisti che svolgono numerose attività a supporto della terapia farmacologica contro il dolore, altre ancora operano nell?ambito delle associazioni non profit che erogano assistenza sanitaria e socio-assistenziale e che intervengono al livello formativo e culturale.
Esiste, però, nonostante tutto questo, un atteggiamento di passività nei confronti del dolore di parte del mondo medico, che peraltro non interessa solo l?Italia ma che è presente anche in altri paesi. Già nel 1999 la prestigiosa rivista medica inglese British Medical Journal riportava la notizia di un medico americano che era stato oggetto di un provvedimento disciplinare per non aver trattato con i mezzi a sua disposizione il dolore grave di un suo paziente.
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