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Civitas 2003: il nostro bilancio

Il balbettìo di un popolo, si intitola così l’editoriale di Vita magazine in edicola da domani. Lo anticipiamo qui. Sul settimanale un abum fotografico e la cronaca dei principali eventi

di Giuseppe Frangi

Stanno bene i fili d?erba. Se prima di entrare a Civitas se ne poteva avere qualche dubbio, uscendone i dubbi sono ancora una volta spazzati via. I fili d?erba, nome suggestivo con cui Aldo Bonomi, settimana scorsa su queste colonne, ha ribattezzato i singoli che resistono alla globalizzazione hard, sono pieni di salute. Crescono, s?infilano in tutti gli interstizi che la società lascia aperti, hanno voglia di crescere, e hanno l?entusiasmo per moltiplicarsi. La metafora sociologica serve per camuffare l?emozione e la commozione che si prova ogni volta si faccia la full immersion in questo mondo imprendibile e variegato, fatto non di masse ma dallo stare insieme di tanti singoli, poco televisivo ma molto reale, poco ?trendistico? ma sempre avanti a tutto. Strano popolo quello dei fili d?erba, che si sottrae, quasi per istinto, alle più elementari regole che garantiscono l?essere di moda. Non barattano una stretta di mano per un?intervista, amano il diverso quasi più di loro stessi. A vederli da lontano sembrano un?unica macchia. A vederli da vicino trovi tante singole storie, irriducibili a qualsiasi formula. Quale etichetta può contenere l?allegria, l?intelligenza, la sensibilità che si legge su ogni volto? Non si può capire (né tanto meno amare) questo popolo se non lo si guarda in faccia, volto per volto: per questo il circo mediatico resta indifferente e 40mila persone che si danno appuntamento non sono degne neanche di una ?breve? sul maggior quotidiano d?Italia. Non c?è nessuna recriminazione in questo. La vita, non da oggi, è molto più grande dei giornali e delle tv che la ignorano o la raccontano con alterne fortune. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di non raccontabile, perché si può raccontare un fiume, non migliaia di ruscelli che scorrono magari verso una direzione simile, ma seguono ciascuno, gelosamente, il proprio solco. Eppure com?è umano quest?attaccamento alla propria situazione contingente, senza complessi e senza impazienze! A Civitas decine di incontri, di faccia a faccia documentano una positività che riempie di speranza e di ottimismo. Guardare quei singoli agire e raccontarsi, comunica la certezza che il cinismo dominante troverà qui davvero terreno duro. Perché qui non ha di fronte solo degli oppositori eroici e volonterosi, ma degli ?estranei? che se ne sono andati per altre strade. Sono sillabe, balbettii, fili d?erba, appunto. Esili in apparenza. In realtà quel che sembra esilità è una natura non-prevaricante. Soprattutto sono contenti di essere quello che gli è dato d?essere. Come diceva di sé don Milani in quella magnifica lettera riproposta durante un incontro di Civitas. Non sono così per orgoglio ma per amore del compito che la vita ha assegnato a ciascuno. Ha detto un altro grande sacerdote, nostro contemporaneo, don Luigi Giussani, che «la forza dell?uomo è tutta concentrata nella ricerca di soddisfazione e di felicità». Questo spiega perché anche dei semplici fili d?erba possano essere forti. Certamente c?è tanto da fare. C?è una cultura e una coscienza da crescere. Ma teniamoci stretti questo popolo caleidoscopico, perché lì, senza andarlo a dire a nessuno, un mondo diverso non è già più un?utopia.

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