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I nuovi profughi sfrattati dal mare

L’effetto serra e noi: gli scienziati ci avvertono

di Redazione

Venezia completamente sommersa dalle acque, niente più ghiacciai sulle Alpi, siccità e carestie nel Sud Italia, al Nord alluvioni, e la malaria che fa la sua ricomparsa nel nostro Paese. Non è l?inizio di una sceneggiatura cinematografica da apocalisse, ma la fotografia, drammatica, di cosa potrà diventare l?Italia nel XXII secolo, alle prese con le trasformazioni che i nostri comportamenti le stanno imprimendo. Una fotografia inserita nel quadro dei mutamenti climatici mondiali, elaborata dagli scienziati dell?Ipcc – International Panel on Climate Change. Il rapporto è chiaro: «Il riscaldamento del pianeta non è imputabile a cause naturali e le emissioni di gas serra sono così elevate che è certa una continua accumulazione nell?atmosfera per tutto il XXI secolo». Per guarire il pianeta malato, gli scienziati dell?Ipcc auspicano, almeno, che si applichi il protocollo di Kyoto che impone di ridurre le emissioni di anidride carbonica, protossido d?azoto, clorofluorocarburi. Altrimenti regioni finora gelide come Canada, Siberia, Mongolia, Tibet saranno più calde durante la stagione invernale, ma anche zone già aride risentiranno del maggiore riscaldamento (+7° sul Mar d?Aral e Nord America). L?atmosfera sarà più ricca di energia per l?accumulo di calore, e ciò porterà a un aumento delle piogge nelle zone tropicali e a eventi meteorologici molto più violenti. Il riscaldamento alle alte latitudini dell?emisfero boreale provocherà un massiccio scioglimento dei ghiacci in Groenlandia che, oltre all?innalzamento abnorme del livello del mare, apporterà un mutamento della salinità delle acque che potrebbe far saltare il meccanismo che governa la corrente del Golfo. Questa prospettiva comporterebbe un ulteriore disastro per l?Europa del Nord, che sarebbe spinta a livelli glaciali. Ma le conseguenze dell?aumento della temperatura riguarderanno anche l?umanità. L?Ipcc evidenzia alcuni scenari: entro il 2100 il livello dei mari potrebbe crescere di molti centimetri (per alcuni addirittura di 80), sommergendo popolati territori costieri. Del resto, rispetto a 100 anni fa il 70% delle spiagge mondiali ha già subito erosioni profonde. A causa del surriscaldamento del pianeta, fra qualche decina d?anni Roma avrà lo stesso clima che oggi c?è a Marrakech, e Milano quello di Tunisi; circa un terzo delle foreste sarà soggetto a scomparsa; proseguiranno la riduzione della superficie innevata e il ritiro dei ghiacciai, oltre a una sensibile perdita di massa del ghiaccio artico. Aumenteranno la frequenza e l?intensità degli eventi meteorologici estremi, come i cicloni tropicali e le alluvioni. Ci sarà una riduzione delle riserve d?acqua e un incremento degli incendi. Questi eventi avranno effetti devastanti sulla popolazione: cinque miliardi di persone (in Asia e Africa meridionali e area mediterranea) rischieranno la vita nei prossimi trent?anni per mancanza d?acqua. Vaste aree dell?Africa e del Sud-Est asiatico, dove oggi vivono quasi 200 milioni di persone, saranno sommerse dai mari. I raccolti di riso e grano nelle regioni subtropicali, dall?Argentina alla Cina, diminuiranno sensibilmente. Aumenteranno le malattie, soprattutto quelle tropicali; decine di migliaia di specie animali rischieranno l?estinzione e oltre 100 milioni di profughi si sposteranno alla ricerca di territori vivibili. A confermare queste terribili previsioni ci ha pensato un recente rapporto della società di assicurazioni Ruckversicherung di Monaco di Baviera: nel 2001, il numero delle vittime delle catastrofi naturali è raddoppiato rispetto al 2000, mentre gli indennizzi pagati dalle assicurazioni sono cresciuti del 53%, e si prevede che il costo diretto del cambiamento globale potrebbe arrivare a 300 miliardi di dollari l?anno. L?allarme degli scienziati dell?Ipcc assomiglia a un ultimo appello: fare qualcosa, senza più rimandare. Un appello rivolto ai governi, ma anche ai singoli che assumono stili di vita improntati ad alti consumi energetici. Benedetta Vitetta


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