Cinema

Il coraggio? Dobbiamo impararlo dai bambini

I ragazzini protagonisti del film di Claudio Bisio partono senza farsi troppe domande alla ricerca del loro amico ebreo. Questa "folle ingenuità" dei bambini ci può insegnare tanto: anche a cercare la pace pure quando sembra impossibile

di Dafne Guida*

Tra appassionati di educazione, da qualche giorno ci scambiamo pareri sul film L’ultima volta che siamo stati i bambini di Claudio Bisio. È un film tratto da un libro che ho molto amato (l’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, ndr) e offre una toccante rappresentazione dell’amicizia durante i tempi di guerra. La storia dei tre bambini che cercano il loro amico Riccardo deportato in Germania e intraprendono un viaggio per portarlo in salvo è un eloquente esempio dell’innocenza e della purezza dell’amicizia tra i giovani, in contrasto con la complessità degli adulti in tempo di guerra. Sono meravigliosi per esempio mentre provano a parlare “germanico” per ambientarsi meglio nella loro avventura.

La guerra ha un impatto profondo sui bambini, poiché li costringe ad affrontare situazioni di estrema incertezza, pericolo e perdita. Tuttavia, i bambini spesso affrontano queste situazioni con una determinazione e una semplicità sorprendenti. La loro “follia ingenua” nel credere che possano compiere imprese straordinarie con un’innocenza che gli adulti hanno perso è una dimostrazione del potere dell’amicizia e della speranza anche nelle circostanze più oscure.

I bambini hanno una “follia ingenua” nel credere che possano compiere imprese straordinarie. È una dimostrazione del potere della speranza. Dare fiducia a loro può essere sfidante, soprattutto in queste settimane

Dafne Guida, presidente Stripes

Mentre gli adulti possono essere intrappolati nelle complessità politiche e nelle decisioni di guerra, nel linguaggio della sopraffazione e dell’umiliazione identitaria i bambini vedono le cose in modo più diretto e, spesso, cercano di ripristinare un senso di normalità e umanità. Questo contrasto tra il mondo adulto e il mondo dei bambini nel film riflette la capacità innata dei giovani di trovare la luce nella oscurità, anche in tempo di guerra. Dare fiducia a loro può essere sfidante anche ai tempi nostri e in queste settimane ancora di più. Lo sguardo dei bambini è quello che noi adulti dobbiamo temere di più. La loro determinazione e semplicità ci ricordano che, anche nelle circostanze più difficili, la forza dell’amicizia e la capacità di credere nei miracoli possono offrire una luce di speranza.

Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani e Lorenzo McGovern Zaini. Foto Federica Di Benedetto

Da educatori ce lo consigliamo l’uno all’altro, perché è un film che restituisce senso al nostro lavoro e che ci convince sempre più del fatto che restituire protagonismo ai bambini è un compito prestigioso, di cui andare orgogliosi.

È un film che restituisce senso al nostro lavoro di educatori e che ci convince sempre più del fatto che restituire protagonismo ai bambini è un compito prestigioso, di cui andare orgogliosi

Dafne Guida, presidente Stripes


Due sono le considerazioni principali che emergono dalla visione. La prima è che nella frenetica corsa del mondo moderno, dove spesso il potere e il denaro sembrano prevalere sulle considerazioni umanitarie, il film narra il coraggio di bambini che si mettono alla ricerca del loro prezioso amico: questo offre un potente richiamo per gli adulti a riconsiderare le priorità della nostra società.

L’altra considerazione è che i bambini di solito agiscono in un mondo di avventure e immaginazione, senza essere intralciati da preoccupazioni adulte. Questa assenza di pregiudizi offre loro la libertà di agire con coraggio. Gli adulti, invece, spesso si sentono intrappolati da questioni complesse e conflittuali, che li portano a dimenticare il valore dell’umanità. La storia di Vanda, Italo e Cosimo alla ricerca del loro amico Riccardo, ebreo incarna la resilienza, la solidarietà e la lealtà, concetti che potrebbero aiutarci molto a riflettere sulle priorità della nostra vita. Basterebbe ascoltarli i bambini, insomma.

A.Di Domenicantonio, C.De Leonardis, L.McGovern Zaini, M.G.Toccaceli e A.Vasone. foto di @Andrea Miconi

L’appuntamento

«Forse anche oggi nel provare a fare la pace dovremmo farci ispirare dai bambini, che sono le prime vittime della guerra ma che nella loro ingenuità e incoscienza prendono e partono per salvare il loro amico Riccardo»: Dafne Guida, presidente della cooperativa sociale Stripes, traccia un filo diretto fra la realtà dell’oggi e la vicenda al centro del nuovo film di Claudio Bisio, L’ultima volta che siamo stati bambini, che parla dell’amicizia in tempo di guerra e che fa gustare tutta la bellezza dello stare con i bambini. Ci saranno solo fazzoletti bianchi oggi pomeriggio a Rho nella manifestazione “Donne per la pace, contro ogni guerra” (ore 17.30 in Piazza San Vittore), senza bandiere e/o simboli politico-religiosi, cui anche la cooperativa Stripes aderisce. Un’iniziativa ispirata dal brano Prayer of the mothers di Yael Deckelbaum (https://www.youtube.com/watch?v=YyFM-pWdqrY). Dice Guida: «Dinanzi al numero inaccettabile di bambini già morti in questa guerra, siamo andati all’archetipo, al fatto che i bambini sono tutti “figli del mondo” e che le donne rifiutano le guerre – al di là delle motivazioni politiche o economiche che possono esserci – per il solo fatto che in guerra muoiono bambini». [SDC]

In apertura, V.Sebastiani, A.Di Domenicantonio e C.De Leonardis. Foto Paolo Ciriello

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