Cultura

Welfare: volontari cattolici, lacunoso Libro bianco

Le critiche dalla Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali che raggruppa le piu' importanti sigle del volontariato

di Redazione

Non sembra piacere troppo, ad una parte importante del mondo del volontariato il Libro bianco sul welfare accusato di sposare filofie vecchie ed analisi troppo mercantili dell’intervsnto sociale. A sottolinearlo e’ l’annuale ”Riflessione sul Libro bianco sul welfare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali” redatto dalla Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali che raggruppa le piu’ importanti sigle del volontariato e del no profit (Caritas, Associazione Comunita’ Papa Giovanni XXIII, Conferenza italiana superiori maggiori, Cnca, Fict). Realta’ che rappresentano il 55% del volontariato organizzato che opera in Italia con circa 300.000 volontari. Nel complesso ed ampio documento si chiede ”una maggiore esplicitazione” di piu’ punti trattati dal Libro bianco proprio perche’ ”problematici”. L’analisi del Libro bianco parte dalla presa d’atto che il concetto di benessere della persona e’ inteso come”l’avere piu’ beni di consumo a disposizione” e non come ”una configurazione multidimensionale, cioe’ il risultato di una serie di fattori economici, culturali, relazionali”. ”L’opzione culturale scelta dal Libro bianco – si legge nel documento della Consulta – sembra la prima, cioe’ che sia necessario favorire lo sviluppo economico perche’ ci sia piu’ reddito e ricchezza a disposizione cosicche’ molte piu’ persone e famiglie possano raggiungere alti livelli di consumo e quindi avere maggiore benessere. Per chi non ce la fa troviamo qualche strumento di sostegno sia esso un ammortizzatore sociale o un reddito di ultima istanza. Le famiglie meno fortunate che hanno una persona non autosufficiente vanno in qualche modo aiutate alleviando l’onere: non sembra che sia per loro possibile un orizzonte di umanita’ e dignita”’. Per quanto riguarda la cittadinanza si nota come la distinzione fatta dal Libro bianco tra immigrati legali ed altri rispetto ai diritti sociali che appartengono alla persona, ”e’ un arretramento rispetto alla legge 328 del 2000 che invece li aveva garantiti a tutti. D’altronde – si afferma – tutto il fenomeno dell’immigrazione e’ liquidato dal Libro bianco con corsi di alfabetizzazione per immigrati. Non si coglie la portata epocale del fenomeno migratorio che sembra sempre piu’ un affare di polizia che di politica sociale”. ”Si ripercorrono strade che si pensava appartenessero alla storia del nostro paese, mentre la concorrenza tra territori, per permettere ai piu’ efficienti di continuare la corsa mentre gli altri affannosamente raggiungono (non si sa come) i loro standard, teorizzata nel Libro bianco ce ne riproduce un esempio aggiornato”. La solidarieta’ e la sussidiarieta’. ”I principi di solidarieta’ e sussidiarieta’, caratteristici della dottrina sociale cristiana, – si sottolinea – vanno tenuti saldamente uniti per evitare che una sussidiarieta’ senza solidarieta’ lasci comunque da parte le esigenze dei piu’ poveri”. Suscitano anche ”riserve”, scrive la Consulta, alcune accentuazioni del Libro bianco come: la carenza di analisi degli squilibri tra regioni ricche e povere; la sommarieta’ nella messa a punto dei livelli essenziali; la predominanza della logica economicistica dell’impresa sociale.


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