Medio Oriente
L’imam di Firenze: «Iniziative di pace in moschea e in sinagoga»
Due sere fa, a Firenze, l’imam del capoluogo toscano Izzedin Elzir ha sfilato per la pace in Medio Oriente insieme al rabbino capo Gadi Piperno e a migliaia di cittadini, su iniziativa di padre Bernardo Gianni, l'abate di San Miniato. Lo abbiamo intervistato
«Io e il rabbino capo Gadi Piperno abbiamo risposto all’invito di padre Bernardo Gianni con cui abbiamo ottimi rapporti da anni, non solo di amicizia ma di fratellanza. Insieme dobbiamo unire le nostre anime per gridare sì alla pace, no alla guerra. Noi come comunità islamica, insieme alle altre realtà religiose, abbiamo aderito con molto piacere a quest’invito. Anche la città di Firenze ha partecipato, eravamo più di 10mila persone», dice l’imam di Firenze Izzedin Elzir. «Ormai è un dato di fatto che Firenze, culla del Rinascimento, vuole sottolineare sempre la sua anima di città contro le guerre. Questo messaggio di pace delle comunità religiose e della società civile, per il momento, ci sembra ancora unico: sentiamo le rivendicazioni di chi dice: “Più guerre ci sono meglio è, più uccisioni di esseri umani ci sono meglio è”. Firenze ha voluto prendere una linea diversa. Le iniziative di pace dovrebbero essere in ogni città, in ogni dibattito televisivo, in ogni moschea, in ogni parrocchia, in ogni sinagoga», continua l’imam.
«La saggezza è quella di rispondere con manifestazioni di pace nei momenti difficili. È troppo facile, quando tutti parlano di pace, seguire quella strada, è più difficile quando tanti incitano alla guerra e alla rivendicazione. Bisogna prendere un grande respiro, dire che non ci possiamo stare alle rivendicazioni e alle provocazioni, che noi uomini di diverse fedi, di diversi pensieri insieme camminiamo per la pace».
Le iniziative di pace dovrebbero essere in ogni città, in ogni dibattito televisivo, in ogni moschea, in ogni parrocchia, in ogni sinagoga
Izzedin Elzir
La fiaccolata per la pace organizzata a Firenze lo scorso 23 ottobre (VITA ne ha parlato QUI) ha seguito un percorso in salita, «una scelta non casuale», dice l’imam Elzir, «il percorso verso la pace è in salita, ma certamente meno faticoso di perdere una vita umana, che è realmente la cosa più dolorosa. Di fronte alle tante vittime noi tutti, tutta la comunità islamica, proviamo molta rabbia e molta tristezza. Ma si pensa che non si possa fare niente, no, si può fare: manifestare per la pace, per dire che l’uccisione di tanti bambini, i più di 5mila morti tra i civili a Gaza, sono segni di inciviltà. Contro questa inciviltà», prosegue, «noi cittadini di Firenze, ma direi dell’Italia e del mondo, dobbiamo unire le nostre forze per dire a tutti che non accettiamo l’autorità del più potente. Dobbiamo camminare insieme nella stessa direzione, i nostri pensieri devono unirsi in quanto siamo tutti parte dello stesso mondo e non dobbiamo distruggerci l’uno con l’altro ma dobbiamo trovare la strada per vivere insieme. Come esseri umani, come alberi, come strutture, come case: in questa guerra disumana si sta distruggendo tutto».
La saggezza è quella di rispondere con manifestazioni di pace nei momenti difficili. È troppo facile, quando tutti parlano di pace, seguire quella strada, è più difficile quando tanti incitano alla guerra e alla rivendicazione
Izzedin Elzir
«Questo mio pensiero è il pensiero di tutta la mia comunità islamica: se siamo tutti fratelli perché deve esserci odio? Di fronte all’odio dobbiamo portare un’unica arma: un messaggio di rispetto e di amore. Non dobbiamo lasciarci andare a sentimenti di rivendicazione. Tutti quanti noi, della comunità islamica di Firenze, abbiamo dei parenti e degli amici in Medio Oriente. Il problema non è solo nella striscia di Gaza, anche in Cisgiordania la gente non può uscire di casa, i coloni sparano e uccidono chi esce di casa, sono sotto la protezione dell’esercito dell’occupazione israeliana».
Nella foto di apertura, di Mauro Ujetto per LaPresse, fedeli riuniti alla moschea di Torino. La foto di Izzedin Elzir è di Gianni Pasquini, sempre per LaPresse.
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