Medio Oriente

Israele e Hamas, uno scempio del diritto internazionale umanitario

Le organizzazioni della società civile hanno lanciato un appello congiunto alle istituzioni italiane per porre al centro dell’azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle popolazioni civili: «Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi perpetrati da Hamas in Israele», scrivono. «Allo stesso tempo, nella Striscia di Gaza, stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie. La punizione non può e non deve essere estesa collettivamente a tutti i civili di Gaza»

di Redazione

Amnesty International Italia e Aoi – cooperazione e solidarietà internazionale, insieme ad altre organizzazioni della società civile, hanno lanciato un appello congiunto al governo e alle istituzioni italiane per porre al centro dell’azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle popolazioni civili, in risposta all’attuale escalation di violenza in Israele e in Palestina.

«L’attuale escalation di violenza in Israele e in Palestina è senza precedenti», si legge nell’appello. «Sono già migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria è drammatica. Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi perpetrati da Hamas in Israele: i crimini di guerra compiuti da Hamas e altri gruppi armati, le uccisioni sommarie di civili, i rapimenti e il lancio indiscriminato di razzi verso Israele non sono giustificabili in nessuna circostanza. Allo stesso tempo, nella Striscia di Gaza, stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie, che sta colpendo più di 2,2 milioni di persone, che già erano sottoposte al blocco illegale da parte di Israele, iniziato nel 2007. Il 9 ottobre, le autorità israeliane hanno annunciato l’assedio totale di Gaza, bloccando l’ingresso di cibo, carburante e assistenza umanitaria e interrompendo la fornitura di acqua ed elettricità, nel mezzo di una massiccia campagna di bombardamenti».

«Successivamente, il 13 ottobre, l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione della parte nord e centrale della Striscia e di Gaza City, verso sud – un ordine che può essere considerato alla stregua di un trasferimento forzato della popolazione civile e che costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre, Israele ha ordinato anche l’evacuazione dei 24 ospedali – una richiesta inaccettabile, che ha messo in pericolo i civili e in particolare i più fragili, come donne incinte, bambini, disabili e malati – e, come dimostrato da alcuni video verificati da Amnesty International su un attacco che ha provocato vittime civili lungo la strada Salah-Al Deen, non ha garantito la sicurezza delle vie di fuga indicate per andare verso sud. Ciò dimostra ancora una volta come i civili di Gaza non siano al sicuro in nessun luogo.

Questa crisi umanitaria avrà conseguenze su larga scala. I gruppi armati palestinesi di Hamas hanno commesso crimini di guerra e i responsabili devono essere assicurati alla giustizia, ma la punizione non può e non deve essere estesa collettivamente a tutti i civili di Gaza.

Secondo i dati ufficiali al 24 ottobre, dal 7 ottobre sarebbero state uccise almeno 1402 persone in Israele e 5.791 (di cui 2.360 minori) persone nella Striscia di Gaza, mentre i feriti ammonterebbero a circa 5.445 in Israele e a 16.297 nella Striscia di Gaza. Inoltre – anche se meno noto a livello mediatico – nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, sarebbero stati uccisi almeno 95 palestinesi e 1.738 persone sarebbero state ferite da forze israeliane e coloni. Molte di queste vittime sono – ancora una volta – civili.

A questi numeri vanno aggiunti i 23 giornaliste e giornalisti che sono morti nello svolgimento del proprio lavoro. Ed è proprio pensando anche a loro che è necessario che il conflitto in corso venga raccontato attraverso notizie verificate, con l’utilizzo di un linguaggio corretto che non alimenti odio, antisemitismo o islamofobia. Questa crisi non è scoppiata all’improvviso. Israele ha una lunga storia di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui l’imposizione impune per decenni di oppressione e discriminazione che Amnesty International, Human Rights Watch e B’Tselem hanno sostenuto essere un regime di apartheid. Anche le numerose violazioni e crimini di guerra commessi dai gruppi armati e dalle forze di sicurezza palestinesi sono rimasti impuniti. Il pervasivo clima di impunità ha minato la fiducia nelle regole e nei principi del diritto internazionale, in primo luogo nell’umanità, come dimostrato dalla violenza senzaprecedenti contro i civili in Israele e dagli attacchi implacabili che hanno annientato intere famiglie a Gaza. La società civile ha il dovere di rimettere al centro della discussione l’importanza del diritto internazionale e la necessità di alzare la voce per difendere la dignità ed i diritti umani di tutte le persone coinvolte nel conflitto».


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«Pertanto», continua la lettera, «per dare una risposta a questa grave crisi, chiediamo a gran voce al governo italiano di: esercitare pressioni sullo Stato d’Israele affinché ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, assicurando l’accesso a cibo, acqua, carburante, forniture mediche, elettricità e aiuti umanitari per tutta la popolazione; invitare tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario in ottemperanza delle Convenzioni di Ginevra e, in particolare, i divieti di attacchi contro civili ed obiettivi civili, di attacchi indiscriminati e sproporzionati, di punizioni collettive, di presa di ostaggi e di rapimento di civili, che possono costituire crimini internazionali; chiedere con forza a tutte le parti in conflitto di astenersi dal condurre operazioni militari che possano pregiudicare l’accesso sicuro ad assistenza umanitaria e cure mediche da parte dei civili; sostenere inequivocabilmente e incondizionatamente il lavoro della Corte Penale Internazionale, di cui l’Italia è parte, che nel 2021 ha aperto un’indagine formale sulla situazione nello Stato di Palestina, riguardante i crimini di competenza della Corte, commessi a partire dal giugno 2014 e astenersi dal fornire armi a tutti gli attori del conflitto e chiedere agli altri Stati di fare altrettanto».

«È urgente e necessaria», così si legge nella conclusione dell’appello, «un’azione da parte dell’Italia, dell’Unione europea e della comunità internazionale tutta per chiedere il rispetto senza eccezioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario».

I firmatari dell’appello: ACS, Action Aid, Acli di Arese, AIDOS, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, ARCI, Arci Culture Solidali APS, Articolo 21, AssisiPaceGiusta, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese , ASSOCIAZIONE CULTURALE LIGURIA-PALESTINA, Associazione per il rinnovamento della sinistra, Assopace Palestina, Casa dei diritti sociali Odv, Casa per la Pace Modena – Odv,  CGIL Roma Lazio, CISP, CISS, COCIS, Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la cooperazione allo sviluppo, Comunità Solidali nel Mondo, Consorzio delle Ong Piemontesi ETS
COSPE, CRIC – Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione ETS FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Donne in nero contro la guerra, EducAid, Focsiv, Fondazione dei diritti umani, Fondazione ACRA, ISCOS, Ipri – Istituto italiano ricerca per la pace rete corpi civili di pace, Laici comboniani. Comunità la Zanzara, LƏA laboratorio ebraico antirazzista, Libertà e Giustizia, MAIS ong, Piattaforma delle Ong-OSC in Medio Oriente e Mediterraneo Porti Aperti e permesso di soggiorno per tutte e tutti, Progettomondo Purple Square, Razzismo Brutta Storia, Refugees Welcome Italia ResQ People saving People, Rete italiana pace e disarmo, Rete No bavaglio, Terra Nuova – centro per la Solidarietà e la Cooperazione tra i Popoli Terre des Hommes Italia, UISP Aps, Un ponte per, Yaku, Vento di Terra, VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Vite in Transito
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Photo © Saher Alghorra/Avalon/Sintesi

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