Famiglia

Forum con Aldo Bonomi: Civitas, “Viva i fili d’erba”

Pensieri per il popolo di Civitas. Anticipazione da VITA non profit magazine in edicola questa settimana. Incontro con Aldo Bonomi "I fili d'erba siete voi, che vi siete messi di traverso"

di Riccardo Bonacina

Riccardo Bonacina: Dai due milioni e mezzo di bandiere della pace sui balconi di tutta Italia ai cento dubbi di fronte alla caduta del tiranno Saddam ottenuta con una guerra lampo. Dalla manifestazione oceanica, armonica e plurale del 15 febbraio contro la guerra preventiva a quella settaria e intollerante dei fischi a Pezzotta del 25 aprile. Ha ragione Francesco Merlo quando in un editoriale de Il Corriere della sera (26 aprile) scrive: «Più cresce il numero delle manifestazioni di piazza (una ogni tre giorni dal 15 febbraio) più si allunga la vacanza del pensiero»? Aldo Bonomi: Sia pur in un ambito eventistico e spettacolare speriamo che Civitas sia davvero l?occasione in cui i tanti fili d?erba si ritrovano per ragionare. C?è una questione fondamentale da affrontare ed è questa: il mondo del volontariato, l?associazionismo, la cooperazione sociale, i movimenti sociali hanno la presunzione di essere altro dai poteri; eppure è come se, alla fine, si esprimessero con la stessa grammatica dei poteri. È come se l?alterità di sentimenti, d?intenzioni e di pratiche non riuscisse ancora a produrre un sistema linguistico diverso. Il potere, l?esercizio del potere si muove, tradizionalmente, secondo tre logiche e direttrici: la cultura dell?emergenza e della sua gestione (sia essa una guerra o un?epidemia o una crisi economica); la cultura e la gestione degli eventi, di cui la società dello spettacolo è una delle massime espressioni, ma l?intera agenda dei poteri è fatta di eventistica; la cultura e la gestione dei flussi, siano essi economici o informativi. Nelle culture ?altre? bisognerebbe trovare l?affermazione, o almeno l?insorgere di logiche e culture diverse. Per procedere in modo speculare alla grammatica dei poteri dovremmo per esempio trovare: la cultura della lunga deriva e dei tempi lunghi; la cultura dei processi sociali; la cultura delle pratiche e dei luoghi. Perché questa grammatica non accade, non emerge? Siamo ancora dentro la polarità tra il potere e il contropotere, roba vecchissima, scontro di potenze dove di potente ce n?è solo uno: il potere vero. Vogliamo uscire da questa bipolarità? I grandi momenti di mobilitazione avvengono dentro le emergenze o come reazione all?agenda di eventi dettata dai poteri. Si è sempre subalterni. Il G8 e il contro G8, il vertice Fao e il contro vertice, la pace contro la guerra, l?umanitario che segue la battaglia? Giuseppe Frangi: A dire il vero la grande mobilitazione per la pace ha preceduto la guerra, a differenza di altre volte, di altre guerre. E ha coinvolto la stragrande maggioranza di italiani… Bonomi: È vero, perciò la mia questione suona ancor più grave: non era più interessante chiedersi e capire come trasformare e come dare un futuro alla maggioranza silenziosa che si era espressa contro la guerra o fare l?ennesima mobilitazione? Guardate che sono mesi ormai che siamo assorbiti e invasi da dibattiti di puro commento a reazione delle emergenze, degli eventi e dei flussi. Siamo tutti parte di un talk show globale che non ci appartiene, e quel che è peggio, che è del tutto irreale. Basta, bisognerebbe sottrarsi all?angoscia del non apparire. Bonacina: Dici poco? questo invito lo scriviamo in maiuscoletto Bonomi: Vedete, questa realtà che voi raccontate e che si ritrova a Padova dovrebbe avere più fiducia nei suoi elementi costitutivi. Una delle sue dimensioni classiche è quella delle reti ?faccia a faccia?, nella pratica sociale e sinanche nella pratica economica. È mai possibile che questa dimensione sia vissuta come un di meno da chi l?ha pratica? Ancora, questo tessuto è l?unico che presidia i luoghi riallacciando relazioni, luoghi che dopo la scorribanda dei flussi riappaiono spesso desolati e silenti. Ebbene, è mai possibile che accetti di essere trattato come utile idiota dagli eventologi di ogni risma? Bisogna che i fili d?erba nati dalla globalizzazione come resistenza si avviino a diventare arbusti, ma per far questo occorre lasciarsi dietro le spalle tutti i residui del 900, la bipolarità potere-contropotere, e la maledetta triade mobilitazione-militanza-appartenenza. Bisogna cominciare a pensare ai tanti che non fanno parte del popolo della piazza. Bisogna infine accorgersi che è entrata in crisi quella che Mounier definiva come ?l?internazionale degli indifferenti?. Non ho usato a caso la definizione di ?maggioranza silenziosa?. Ecco la seconda grande questione mi sembra questa: la maggioranza silenziosa che è sempre stata la massa di manovra per la conservazione, oggi resiste agli appetiti forti della globalizzazione. La maggioranza del Paese, la sua pancia, si sta spostando dalla conservazione egoistica alla resistenza critica che mette in discussione i suoi abituali stili di vita, o che perlomeno ne avverte il disagio. Chi si chiede cosa consumare, se prodotti naturali o altro, chi comincia a capire che non ci sarà mai soluzione al divario tra pochi ricchi e una moltitudine di poveri senza pensare a una maggiore sobrietà del proprio stile di vita, chi pensa o ha pensato che la guerra prima ancora che ingiusta fosse una scelta irrazionale, non sono una piccola avanguardia ma la maggioranza del Paese. è così vero che gli uffici studi delle grandi imprese-logo studiano questo fenomeno e individuano risposte e strategie. Bonacina: Non è più tempo per i fondamentalisti, neppure quelli etico e sociali quindi… Bonomi: No, è il tempo delle ambivalenze, delle connessioni, è l?epoca giusta per chi lancia ponti. Bisogna chiedersi come le pratiche alternative e sociali si diffondono e come intaccano i flussi e li cambiano. Bisogna chiedersi che rapporto esiste tra le esperienze di microcredito o tra la Banca Etica e il comportamento della gran parte dei risparmiatori che preferiscono non investire su chi sostiene il traffico d?armi. Se queste esperienze alternative non si connettono con i nuovi desideri della maggioranza non andranno da nessuna parte, rimarranno marginali […]

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