Medio Oriente

Gaza, le ragazze della palestra dentro la guerra

Di molte giovani atlete che si allenano nella Striscia di Gaza grazie al progetto "Boxe contro l’assedio", raccontato da VITA in agosto, non si hanno più notizie. Alcune sono ferite. Il tecnico: «Proviamo giorno e notte a rintracciarle. Sono al settimo giorno senza acqua»

di Ilaria Dioguardi

«Abbiamo avuto una buona notizia: due ragazze che erano sotto le macerie sono state estratte vive dalla protezione civile. Ma tante non riusciamo a rintracciarle dall’inizio dell’assedio», dice Fabrizio Troya, tecnico della Giovanile di boxe nella palestra popolare del Quarticciolo di Roma, che un anno fa andò in missione a Gaza per Boxe contro l’assedio e continua a seguire le atlete. «Qualche giorno fa Osama, coach di una delle palestre di Gaza, ci ha aggiornato con un messaggio. Alcune delle quasi 30 atlete che seguiamo sono morte, altre sono ferite, altre sono sotto le macerie. Alcune di loro stanno bene. Continuiamo 24 ore su 24 a mandare messaggi e a fare telefonate per cercare di rintracciarle e avere notizie».

Troya nel settembre 2022 le ha conosciute e allenate durante una delle missioni di Boxe contro l’assedio (VITA l’ha raccontato QUI), progetto di formazione nella striscia di Gaza della ong Cooperazione Internazionale Sud-Sud Onlus – Ciss con due palestre popolari di Roma (Quarticciolo e Valerio Verbano) e con la palestra popolare di Palermo.

«La palestra in cui le ragazze si allenano e dove le ho allenate si trova a Gaza City, nel cuore dei bombardamenti. Sappiamo che sono al settimo giorno senza acqua, hanno a disposizione una bottiglia d’acqua per famiglia. Di molte delle quasi 30 ragazzine e ragazze che seguiamo, dagli otto anni in su, non abbiamo notizie. Lì è molto complicata la situazione, fanno molta difficoltà a comunicare tra di loro, non c’è elettricità, abitano in zone diverse. C’è chi è dovuto scappare, chi è dovuto andare in ospedale», continua Troya.

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«Tra le ragazze di cui non abbiamo notizie c’è anche Farah, che era stata selezionata per partecipare a un campionato di boxe giovanile in Ungheria. Non ha potuto partecipare, i visti non sono arrivati in tempo. Ora speriamo che sopravviva, ci piacerebbe mandarla presto a fare gare in giro per il mondo».

Gli aggiornamenti da Gaza arrivano a Troya anche da Jacopo Intini, capoprogetto della ong Cciss. «Lui e altri dell’organizzazione stanno dormendo in macchina, sono sfiniti, fanno difficoltà a procurarsi cibo e acqua. Oltre che per i bombardamenti, la grande preoccupazione è legata al rischio delle epidemie», prosegue il tecnico. «Il nostro obiettivo con Boxe contro l’assedio ora è aiutare. Lanceremo molto presto un crowdfunding e faremo stampare delle t-shirt del nostro progetto, per raccogliere fondi. Stiamo lavorando per capire come mandare gli aiuti. Speriamo che ci sia al più presto un cessate al fuoco».

Tutte le foto sono di Daniele Napolitano.


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