Non profit

L’idea era buona, ma Fatma…

Come si sviluppa quel programma

di Redazione

?U na goccia nel mare? doveva chiamarsi in realtà ?Piccoli, grandi sogni?. Doveva essere una trasmissione di intrattenimento, dove i partecipanti potessero finanziare il proprio sogno. L?idea mi è venuta guardando un programma in Germania, quando ero ancora direttore di Canale 5. In seguito parlando con Fatma Ruffini (capostruttura dei programmi Mediaset.ndr) che invece voleva produrre un programma dedicato ai casi di solidarietà, avevamo deciso di fare un mix. Un programma di giochi, dove la gente comune si potesse presentare e chiedere la realizzazione dei propri sogni attraverso dei quiz, intercalato però dal racconto di un caso di una persona in difficoltà. Per esempio se un impiegato di banca voleva fare il direttore di orchestra e vinceva il gioco, il montepremi del programma avrebbe finanziato il suo sogno, ma allo stesso tempo se un taxista disoccupato non aveva soldi sufficienti per comprarsi la licenza, attraverso la nostra trasmissione avrebbe potuto lanciare un appello ai suoi colleghi per ottenere la somma necessaria e così via. Poi sono andato via da Canale 5 e il mio progetto è rimasto nel cassetto. Sapevo che una trasmissione strappalacrime non avrebbe potuto reggere e i fatti, cioè i bassi indici di ascolto, mi hanno dato ragione. Risultato: un programma vecchio e ripetitivo, pieno di casi di cronaca pietosi che abusano un po? troppo del rapporto con il pubblico. Anche perché dopo una stagione di ?Carramba che sorpresa? e ?Stranamore?, i telespettatori hanno detto «E mo? basta!». Per condurre ?Piccoli, grandi sogni?, avevo pensato a Lorella Cuccarini che conduce? Trenta ore per la vita? e mi sembrava più adatta della Venier. Mara va bene per un programma più gioioso perché ha la lacrima facile, per una trasmissione del genere risulta un po? di troppo: chi guarda il programma subisce un?overdose di commozione! Ritengo che oggi si possa fare una televisione che sia un servizio al cittadino, faccia solidarietà senza essere commiserevole perché il telespettatore è molto maturo, mentre ritengo molto presuntuoso che si vogliano imporre programmi che non si adattano alle richieste del pubblico. ex direttore di Canale 5


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