Non profit

Anita Roddick. Il mio shampoo arcobaleno

A 10 anni, vendeva baci per sfamare l’Africa. A 60, é imprenditrice, nonna e web attivista. La sua ricetta per conciliare tutto? "Tagliate il superfluo"

di Carlotta Jesi

Baci in cambio di sterline. Il suo primo affare, Anita Roddick l?ha concluso che aveva 10 anni. Per salvare l?Africa che moriva di fame. Le biografie della fondatrice dei negozi Body Shop non lo dicono. Ma la Bbc ha le prove del suo impegno giovanile: digitando Anita Roddick nei suoi archivi, compaiono le foto di una ragazzina di 14 anni che raccoglie firme per dare una casa ai senzatetto. Da allora sono passati 47 anni e quella ragazzina è una bella donna dai capelli ramati che figura tra le signore più ricche d?Inghilterra. Però il suo approccio al business non è cambiato: ogni prodotto è uno strumento di cambiamento sociale. Anita giura di averlo imparato da Gandhi: “Diceva che spiritualità vuol dire lavorare per chi ha bisogno. Cerco di metterlo in pratica dando un valore ai miei shampoo e ai miei saponi. Per essere spirituali non c?è bisogno di fare farmaci salvavita, vanno bene anche i cosmetici”. Lo stesso dicasi per: Welcome to AnitaRoddick.com by Anita Roddick il portale di news dal mondo del sociale che la Roddick aggiorna personalmente più volte al giorno. “Dopo anni di attivismo, il mio lavoro è diventato trasferire agli altri quello che ho imparato”. Vita: Troppo vecchia per scendere in piazza? Anita Roddick: Sono passata al web perché, insieme ai muri delle toilette, è lo spazio pubblico più letto. Mi sono convinta che non c?è forza naturale capace di fermare una donna anziana. Il 15 febbraio, per esempio, stavo marciando per Londra contro la guerra con mia figlia e una delle mie tre nipoti quando squilla il cellulare: è mia mamma, di 88 anni, che sta seguendo la manifestazione in tv e chiede se c?è davvero tanta gente. A 88 anni. Vita: Quattro generazioni contro la guerra. C?è uno speciale dna nei Roddick? Roddick: Non nei Roddick, negli immigrati: sono figlia di italiani trasferitisi nel sud dell?Inghilterra. Quando impari da piccola a sentirti un?outisder, per tutta la vita continui a vedere le cose da una prospettiva differente. L?attivismo nasce da qui e cresce insieme a te. Vita: Sono attiviste anche le sue figlie e nipoti? Roddick: Il mese scorso la mia nipote più grande, che ha 8 anni, è andata in un negozio Gap di Santa Barbara con delle amiche a chiedere se i vestiti esposti in vetrina erano fatti sfruttando i bambini dei Paesi poveri. No, le hanno risposto. E lei: mia nonna dice di sì. Ne vado molto fiera. Ogni volta che torno da un viaggio nel Sud del mondo, le faccio vedere le foto che ho scattato. E spero che, come succede a me, ne rimanga oltraggiata. Vita: Moglie, mamma, nonna, imprenditrice, attivista e webmaster. Ma come fa a conciliare tutto? Roddick: Taglio il superfluo. Non perdo tempo con cose futili come i ricevimenti, le inaugurazioni e le prime. Non mi comporto da celebrità, semplice. Io vivo di attivismo. In casa mia non vedrai mai il vip del momento, i miei amici sono gente di Greenpeace, di Amnesty, di Human Rights Watch. Poi certo, per far funzionare tutto bisogna avere delle regole. Vita: Per esempio? Roddick: Mi viene in mente l?unica che non sono mai riuscita a fare rispettare. Ho chiesto ai miei di rimanere seduti a tavola almeno lo stesso tempo che io impiego a preparare la cena: circa un?ora. È stato un completo fallimento. Però sono riuscita a tramandare a figli e nipoti una cosa cui tengo molto: lo storytelling, il raccontare storie. Tradizioni e testimonianze. Io e Gordon, mio marito, avevamo l?abitudine di raccogliere storie anche tra i nostri dipendenti. Vita: Lei è considerata l?imprenditrice responsabile per eccellenza: qual è la prima cosa che un manager etico dovrebbe fare? Roddick: Rispettare le persone con cui lavora. Non sono quelle che vivono nei Paesi poveri, anche chi si ritrova fianco a fianco in ufficio a Londra. Gordon ed io distribuiamo a tutti i dipendenti un pacco di buste rosse in cui chiunque può scrivere cosa non funziona dentro al Body Shop e noi abbiamo l?obbligo di rispondere entro 24 ore. Ma la cosa più importante, secondo me, è che l?imprenditore in questione abbia queste quattro qualità: credere in qualcosa fino a farla diventare realtà, un po? di pazzia, il coraggio di cantare fuori dal coro e un forte desiderio di cambiamento. Vita: E una forma di attivismo che consiglierebbe a una madre di famiglia desiderosa di vivere in un mondo diverso? Roddick: Cliccare sul sito: Multinational Monitor On-Line un portale che monitora i comportamenti delle multinazionali e decide quali aziende si meritano di ricevere i suoi soldi. Oppure sul mio sito, cerco sempre di suggerire comportamenti responsabili alla portata di tutti. Vita: Può farci qualche esempio? Anche per chi non naviga in Internet… Roddick: Il comportamento più efficace è comportarsi da consumatori vigilanti. Vita: Cioè boicottare le aziende poco responsabili? Roddick: Vigilare è diverso da boicottare. Bisogna stare attenti perché il boicottaggio può danneggiare lavoratori innocenti. Vita: Lei che tipo di consumatore è? Roddick: Molto ricco. Ho un vigneto, che può sembrare un?esagerazione ma amo il vino biologico e ho deciso di produrlo. Amo l?arte e nel mio giardino ho delle statue bellissime, una passione che mi permette di sostenere il lavoro di artisti e scultori. La cosa buona di essere ricco è che puoi essere generoso. In generale, comunque, non acquisto cibi geneticamente modificati e compro prodotti locali. Poi niente Gap, Nike e Walmart. Come consumatori, abbiamo un potere eccezionale. Me l?ha insegnato un grande maestro e un grande amico. Vita: Chi? Roddick: Ralph Nader. L?ho incontrato spesso e gli devo molto del mio modo di pensare di oggi. La maggior parte di quello che so, l?ho imparato viaggiando e incontrando attivisti come lui. La mia università è stata la vita. Vita: Niente libri? Eppure ha creato una scuola, The New Academy of Business, per tramandare il suo approccio etico agli affari. Roddick: Volevo dire che ho imparato molto dalla vita. Ma anche i libri sono importanti Vita: Qual è il libro che più l?ha ispirata? Roddick: Furore, di John Steinbeck: racconta la vita di povera gente che lotta per non perdere la propria umanità, la propria dignità e il senso di solidarietà insito nell?uomo nonostante la povertà e la persecuzione sociale. Vita: Migliaia di iracheni, nelle scorse settimane, hanno cercato di difendere la loro dignità sotto le bombe… Roddick: Durante la guerra, sono diventata una drogata di news, sono stata incollata ai canali di notizie per 24 ore al giorno. È stato come essere un rifugiato in cerca di acqua in un deserto che pensava di aver visto un?oasi e si accorge che era un miraggio. Sono rimasta ore davanti alla televisione e non ho imparato niente, diventando sempre più assetata di qualcosa di nuovo, di intelligente, di stimolante. Vita: Cosa ha fatto, e cosa fa, per dissetarsi? Roddick: Navigo in Internet e segnalo sul mio sito le cose che vale la pena di leggere. Vita: Crede che la società civile abbia bisogno di nuove forme di attivismo? Roddick: La cosa più importante è essere creativi. Una qualità che accomuna gli imprenditori e qualsiasi promotore di cambiamento sociale. Si può fare attivismo anche ridendo, come hanno dimostrato migliaia di indiani in segno di protesta contro una decisione del governo. Hanno riso per giorni davanti a un palazzo governativo finché l?esecutivo si è dimesso. Per quanto mi riguarda, ho deciso di sperimentare una nuova forma di mobilitazione: disegnare abiti da mobilitazione come magliette con frasi no global sui bordi, sulle maniche e sulla schiena. Vita: Di mobilitazioni ne ha fatte tante. Qual è la campagna che, se vinta, oggi la farebbe sentire un?attivista appagata? Roddick: Il bando totale delle armi.


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