Cultura

Prieto, cubano di Siberia che riscalda i cuori

Recensione del libro "Le farfalle notturne dell'Impero russo" di José Manuel Prieto.

di Domenico Stolfi

Il dettaglio è sempre benvenuto”, diceva Nabokov. Dettaglio, per lui, era quell?evento irripetibile che si staglia fra miliardi di simili, e con ciò in fondo obbliga la letteratura a esistere, se non altro per replicargli con un tessuto di parole che dell?irripetibile mostri qualche filo. Questa considerazione ci pare si attagli perfettamente a Le farfalle notturne dell?Impero russo (Marco Tropea Ed, 15 euro), densissimo romanzo di José Manuel Prieto, scrittore cubano vissuto a lungo a Novosibirsk, capitale della Siberia occidentale. In tempi di riscoperta della narrazione pura (che si risolve spesso in evasione), Prieto tiene duro e si va a cercare i suoi modelli in quegli scrittori del 900 che hanno fatto del romanzo una costruzione complessa dove la narrazione c?è, ma non la fa da padrona, alternandosi alla riflessione filosofica, alla parabola, al libro di viaggio. Il rischio è quello di una certa cerebralità, ma vale la pena correrlo se si è dotati, come Prieto, di una robusta dose d?ironia, antidoto a qualsiasi tentazione filosofante e predicatoria. Intorno all?infelice storia d?amore del contrabbandiere J. e di una prostituta siberiana inserita nella realtà del postcomunismo, di cui è offerto uno spaccato molto più vero di tante analisi socio-politiche, Prieto intesse una fitta trama di ?nabokoviani? dettagli che non appesantiscono ma svelano gli infiniti risvolti che rendono irripetibile il destino umano.


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