Famiglia

La fame continua a mietere vittime. Argentina, dove muoiono i bambini

Un diario di viaggio nella pampa che fa aprire gli occhi su una realtà che continua a essere critica (di Antonello Sacchetti). Ed un articolo di Paolo Manzo sulle elezioni.

di A. Capannini

“E’ possibile individuare quattro categorie di Paesi: quelli sviluppati, quelli sottosviluppati, il Giappone, che nessuno capisce come faccia a essere un Paese sviluppato, e l?Argentina, che nessuno capisce come faccia a non esserlo”. Sono parole di Julio Maria Sanguinetti, ex presidente dell?Uruguay. In effetti la situazione di questo Paese è assurda, oltre che drammatica: 37 milioni di abitanti, con un prodotto agricolo annuo che basterebbe a sfamarne 300 milioni e una povertà che, negli ultimi due anni, è diventata devastante. Nell?autunno 2002 l?opinione pubblica venne scossa da una notizia che aveva dell?incredibile: nel Nord dell?Argentina diversi bambini erano morti d?inedia. La città simbolo di questa emergenza divenne Tucuman. Le madri di Tucuman è da qui che parte il nostro viaggio attraverso l?Argentina. Save the Children è stata una delle prime ong a denunciare tre anni fa il progressivo deteriorarsi della situazione. “In questo Paese la povertà e il disagio minorile sono una costante, non un?emergenza”, spiega Graciela Martini, direttore di Save the Children Argentina: “Negli ultimi due anni la crisi economica ha tirato verso il basso le classi medie, impreparate alla povertà o addirittura all?indigenza. Ma all?interno c?è una miseria strutturale di cui non si parla mai e che è invece un vero scandalo”. A Tucuman Save the Children lavora con Crecer Juntos, un?organizzazione locale di madri dei quartieri poveri che dieci anni fa si sono rimboccate le maniche e hanno organizzato degli hogares centros, spazi in cui i bambini vengono a mangiare e giocare. “Non sono una dama di carità. Questo è il mio quartiere e non voglio che i miei figli passino le giornate in strada senza nulla da mangiare”, spiega Leo, madre cuidadora di 30 anni, una vera forza della natura. “Spesso dobbiamo spiegare alle altre madri che i bambini devono mangiare tre volte al giorno e che, se piangono per la fame, non devono dar loro mate, ma latte”. Save the Children sostiene questi hogares attraverso la fornitura di latte rafforzato e multimixtura, un preparato in polvere che utilizza prodotti alimentari locali ad alto contenuto proteico e vitaminico. “Nell?ultimo mese e mezzo ci sono stati grandi progressi. Alcuni bambini arrivavano qui in condizioni terribili. Ora stanno già meglio”. Ma la battaglia contro la fame è dura: a gennaio i bimbi malnutriti a Tucuman erano 18mila. A marzo 24mila. Juan Gelosi, insegnante e artista, volontario di Save the Children, spiega: “Tucuman era una provincia operaia. Lo smantellamento delle ferrovie statali attuato durante l?era Menem ha ridotto sul lastrico migliaia di famiglie. Quelli che un tempo erano quartieri operai, ora non sono più nulla. Oltre tutto, a Tucuman scarseggia l?acqua potabile ed è perciò impossibile creare huertos, orti collettivi”. Il disastro è evidente. I binari morti sono divenuti sentieri, i vagoni arrugginiti abitazioni di emergenza per chi non ha neppure un tetto. Manca l?energia elettrica e non c?è un vero sistema fognario. Il pericolo di malattie infettive è altissimo. A novembre le prime vittime furono stroncate proprio da un?enteroparassitosi provocata dalla malnutrizione. Eppure, malgrado un quadro così desolante, negli hogares si respira un clima d?entusiasmo. I centri sono spazi strappati alla strada, costruiti con il lavoro volontario degli abitanti del quartiere e i mezzi messi a disposizione da Save the Children. Ogni porta svela gruppi di 50, 60 bambini. Le maestre ti mostrano orgogliose i disegni realizzati dalle classi. “Una battaglia sicuramente vinta è quella per la dignità”, racconta un?altra madre cuidadora. I bambini passavano le giornate in strada, esposti a pericoli di ogni tipo. Già perché se un bambino delle villas miserias si spinge in centro, rischia di essere arrestato per vagabondaggio e sbattuto in cella. Il governatore di Tucuman ha infatti deciso che i poveri devono restare nei loro ghetti e non rovinare il paesaggio del centro storico. “Alcuni bambini sono stati addirittura uccisi dalla polizia per non essersi fermati a un alt”. La società civile si organizza Il secondo giorno assistiamo a un taller (un workshop) tenuto da Save the Children con i bambini e le madri. Ary Slain, avvocato 27enne, vulcanico coordinatore del progetto a Tucuman, conduce le danze. Con canzoni e giochi vari. Si parla d?educazione sanitaria e diritti dell?infanzia. Un?équipe di medici fornisce indicazioni preziose a un pubblico attentissimo. Fondamentale è l?apporto dei ragazzi più grandi del quartiere che svolgono una funzione di tutoraggio nei confronti dei più piccoli. “Il loro entusiasmo è incredibile”, spiega Ary. “Per la prima volta fanno qualcosa che li soddisfa. Hanno trovato persone che credono in loro”. Tutt?altra atmosfera nell?ospedale Niño Jesus. Vogliamo vedere quello che nei mesi scorsi è divenuto il simbolo dell?emergenza alimentare: il reparto dei bambini denutriti è avvolto da un silenzio pesante. Ci sono piccoli in fin di vita. Accanto a loro, i genitori stanno in piedi. Muti, rassegnati. Chiediamo a un?infermiera se la situazione sia migliorata rispetto all?autunno. Sorride. “Oggi è come ieri e domani sarà come oggi. Se non vedete molti bimbi è solo perché non abbiamo letti a sufficienza per ospitare tutti quelli che vengono qui”. Il conurbano di Buenos Aires Ultima tappa. Il conurbano di Buenos Aires. Nell?immensa periferia della capitale vivono oltre 10 milioni di persone. Qui ci sono problemi diversi rispetto a quelli del Nord del Paese. Non c?è la miseria vista a Tucuman. In compenso gira molta droga e nelle strade si respira un clima di sospetto e violenza. Marcelo ha 25 anni e lavora con un gruppo di giovani in un centro del quartiere Matanza. “La crisi dell?ultimo anno si è fatta sentire in modo fortissimo. Tanta gente era povera, ma non era abituata alla fame”. Parliamo con una decina di leader del quartiere. Non serve fare molte domande, hanno una gran voglia di raccontare come vivono. Anche qui ci sono madri di 15, 16 anni. Molti bambini e adolescenti hanno trovato nel centro sostenuto da Save the Children una vera casa. Passiamo a Lomas, altro quartiere disastrato. L?asilo Capullito è una struttura nuova e ben tenuta. I bambini giocano con matite e pennarelli nuovi. Ma las madres mettono in guardia: “Questa è un?oasi. Il nostro quartiere non è così, provate a farvi un giro”. Accettiamo l?invito e con un ragazzo-maestro ci addentriamo nel quartiere. Le case sono diroccate. La gente ha un?aria triste, spenta. Con un taxi di fortuna torniamo in centro. Baires ci accoglie con le luci del sabato sera. Una città magnifica, piena di vita. Nonostante la crisi. di Antonello Sacchetti 27 aprile 2003 Elezioni importanti In primis, perché Eduardo Duhalde non si candiderà. E questo nonostante sia riuscito a garantire stabilità al Paese, in un momento in cui pochi scommettevano su un superamento democratico della crisi. Ma, soprattutto, perché il prossimo presidente dell?Argentina potrebbe essere Carlos Saul Menem. Incredibile, se si pensa che proprio le cure neoliberiste del ?turco?, accompagnate da una serie di privatizzazioni selvagge, “hanno svenduto il Paese”, per usare le parole del Nobel per la pace argentino, Adolfo Perez Esquivel. Per le elezioni del 27 aprile i candidati in lizza con la possibilità di arrivare al ballottaggio sono quattro. L?ultimo sondaggio pubblicato dal quotidiano di Buenos Aires, La Nación, dà Menem in testa, seguito da vicino dall?altro candidato del Partido Justicialista (PJ), erede del partito peronista, Nestor Kirchner. Oltre a Menem e Kirchner, il terzo uomo in lizza dei peronisti è Adolfo Rodríguez Saá, ex governatore della piccola provincia di San Luis e già presidente per otto giorni prima di Duhalde. Ma l?unico rischio vero per Menem, alla fine, potrebbe essere rappresentato dalla novità di questa campagna elettorale: Elisa Carrió, l?esponente dell?Ari, l?Alternativa por una Republica de Iguales, un partito che ?Lilita? è riuscita a far crescere, in poco tempo, dal nulla. Dopo Venezuela, Brasile ed Ecuador, è quindi lei la speranza pampeana della sinistra cattolica. La sua popolarità è in crescita e la Carrió potrebbe contendere a Menem la Casa Rosada. Al ballottaggio. Un successo già di per sé, se si pensa che nessuna donna in Argentina è mai arrivata tanto vicina alla presidenza. I grandi assenti? Il Partido radical che, dopo la débacle di De La Rua, è precipitato nelle preferenze di voto, e Carlos Reutemann. L?ex pilota Ferrari e oggi ottimo governatore della provincia di Santa Fe non ha voluto candidarsi. Una scelta, anche questa, che apre la porta della Casa Rosada al ?turco?. Paolo Manzo


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