Sostenibilità

Senza benzina nel 2005 o nel 2015

In una di queste due date raggiungeremo il picco di produzione di greggio. Poi la natura presenterà il conto, e le risorse cominceranno a ridursi. Le soluzioni ci sono, ma non fanno business.

di Redazione

Ormai la comunità scientifica internazionale non ha dubbi: per la prima volta nella storia della vita sulla Terra, un solo essere vivente, cioè l?uomo, sta svolgendo un ruolo su questo pianeta paragonabile alle grandi forze geofisiche (eruzioni, terremoti, ecc.) o addirittura astrofisiche (come gli effetti di una grande meteorite). I segni tangibili di questo straordinario intervento non mancano. Basta ricordare quanto l?umanità, in poche generazioni, sia andata esaurendo riserve di combustibili fossili che erano state generate nell?arco di centinaia di milioni di anni e quanto l?umanità abbia così contribuito all?aumento della concentrazione nell?atmosfera di gas che incrementano l?effetto serra naturale, in particolare anidride carbonica e metano, causando l?innescarsi di cambiamenti climatici drammaticamente rapidi e inaspettati. Due secoli e mezzo fa cominciammo a bruciare prima il legno e poi i combustibili fossili, avviando la Rivoluzione industriale. Da allora ad oggi con l?uso dei combustibili fossili abbiamo aggiunto alla composizione chimica dell?atmosfera più di 270 miliardi di tonnellate di carbonio con tutti i drammatici effetti sulle dinamiche del sistema climatico che tre rapporti del più prestigioso organismo dell?Onu sul clima (l?Ipcc – Intergovernamental Panel on Climate Change) pubblicati rispettivamente nel 1990, nel 1995 e nel 2001, hanno indicato. Un serbatoio infinito? Il legno rappresentava quasi il 90% delle fonti di energia del mondo nel 1850; la percentuale è calata costantemente ed è stata superata dal carbone nell?ultimo decennio del XIX secolo, quando le due fonti energetiche si spartivano equamente il totale. Poi la percentuale del carbone è aumentata fino a circa il 60% nella prima decade del Novecento e da allora è andata progressivamente riducendosi fino agli anni 60 quando il carbone è stato scalzato dal petrolio come fonte principale. La prima perforazione di un pozzo di petrolio aveva avuto luogo a Oil Creek in Pennsylvania nel 1859 e, da allora, il petrolio ha contribuito notevolmente alla concezione che è alla base delle nostre società industrializzate, di una natura considerata come un?inesauribile cornucopia di risorse e fonti energetiche. Dopo il picco, la crisi Attualmente l?energia del mondo deriva per il 32% dal petrolio, per il 22% dal gas naturale e per il 21% dal carbone. Il resto prevede il nucleare, l?idroelettrico e le energie rinnovabili (solare, eolico, biomasse, geotermico) che sono ancora molto indietro in percentuale rispetto alle loro potenzialità ma che, soprattutto per eolico e fotovoltaico, stanno facendo passi in avanti significativi. Negli anni 90 il consumo mondiale di petrolio è incrementato in media dell?1,2% l?anno; più di un quarto del consumo globale ha luogo negli Stati Uniti che ne hanno incrementato l?uso dell?11% nell?ultimo decennio. Le nostre società hanno consumato, fino al 2000, quasi 900 miliardi di barili; ogni anno ne consumiamo 28 miliardi (più 2% l?anno) mentre individuiamo nuovi giacimenti per 6 miliardi di barili. Facendo i dovuti calcoli, se la riserva globale dovesse essere di 2mila miliardi di barili raggiungeremo la metà nel 2004, se, invece, dovesse essere di 2.800 miliardi, la metà sarebbe raggiunta nel 2018. In ogni caso è nei primi anni di questo nuovo secolo che verrà raggiunto il picco della produzione petrolifera. Da quel momento in poi la domanda supererà l?offerta, causando un?impennata dei prezzi, perchè ciascuno entrerà in competizione per quello che verrà a mancare. Infatti, come ci dicono molti analisti, la chiave per comprendere la crisi petrolifera incipiente non è conoscere quando l?offerta di petrolio si esaurirà, ma quando la produzione raggiungerà il massimo: dopo, il consumo sorpasserà la produzione. Un momento decisivo A livello globale la scoperta di giacimenti ebbe il suo acme negli anni 60. Da allora in poi, ogni anno se ne sono trovati sempre di meno. Il geologo Colin Campbell, che ha lavorato per 40 anni per le maggiori compagnie petrolifere, ha previsto che la produzione mondiale avrebbe toccato il culmine nel 2005. Nel 1999 alla Camera dei Comuni, in Inghilterra, Campbell dichiarò: «Abbiamo avanti a noi un fatto indiscutibile. La scoperta ha toccato il massimo 30 anni fa. Non è arduo concludere che oggi siamo di fronte al corrispondente picco di produzione». Nel 1998 Colin Campbell e un altro geologo, Jean Laherrère, scrissero un famoso articolo su Scientific American, dal titolo ?La fine del petrolio a buon mercato?, dove resero pubbliche le loro preoccupazioni; un anno prima, l?autorevole Agenzia Internazionale per l?Energia (Iea) faceva presente ai ministri dell?energia del G8 che il picco mondiale dei Paesi non Opec al di fuori del Medio Oriente poteva essere raggiunto nel 2001 e il picco globale nel 2015. Entro il 2020 l?Iea prevede un deficit del 20% dell?offerta sulla domanda. In questo periodo ci avviamo ad affrontare il momento decisivo, purtroppo anche con un deficit di gas naturale. Infatti le riserve di gas naturale censite nel mondo sono di 146mila miliardi di metri cubi e vengono consumate con un tasso di 2.350 miliardi di metri cubi all?anno. Di questo passo, dureranno 62 anni; con il tasso di consumo previsto in aumento, invece, dureranno solo 31 anni. È di tutta evidenza che, a fronte di questi dati, sarebbe urgente attivare tutti i meccanismi tecnologici, sociali ed economici per favorire le energie rinnovabili. L?unica scelta profondamente sbagliata è quella di fare come se nulla fosse, puntando ancora sui combustibili fossili come se non esistessero chiari segni ad indicarci l?urgenza di un cambiamento di rotta. Chi si comporta così, e il presidente Bush costituisce un buon esempio di questa linea, è certamente incapace di futuro.

Gianfranco Bologna

TROPPE MACCHINE 53milioni erano gli autoveicoli circolanti nel mondo nel 1950. Oggi sono dieci volte di più, 530 milioni, mentre alcune previsioni del World Energy Council dicono che nel 2020 potrebbero esserci 1,5 miliardi di autoveicoli sul nostro pianeta. Oggi i trasporti sono responsabili di un quarto del consumo mondiale di energia. 64 per cento è il record di incremento nei consumi di petrolio stabilito dall?India negli ultimi dieci anni. Altre nazioni che hanno moltiplicato il proprio fabbisogno sono la Cina (+45%), e i Paesi del Sud Est asiatico (+42%). In controtendenza la Russia: meno 50% negli anni 90. 22miliardi di barili è il saldo negativo annuale tra nuovi giacimenti scoperti e risorse utilizzate. Ogni anno infatti sulla terra si consumano 28 miliardi di barili mentre si scoprono nuovi pozzi solo per 6. Si calcola che le riserve di petrolio globali della terra siano comprese tra 2mila e 2.800 miliardi di barili (un barile = 420 litri). Se fosse vera la stima dei 2mila barili, l?anno prossimo raggiungeremmo la metà delle risorse totali; se fosse vera quella dei 2.800, la metà sarebbe raggiunta nel 2018.

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