Famiglia

Ue: la proposta Giscard infiamma l’Europa

L'ex Presidente francese Valery Giscard d'Estaing, che attualmente presiede la convenzione rimane inflessibile su un punto: introdurre la figura di un presidente permanente dell'Unione

di Paolo Manzo

E’ proseguito oggi acceso il dibattito scatenato all’interno dell’Unione europea dalla Convenzione per la riforma del Trattato Ue. L’ex Presidente francese Valery Giscard d’Estaing, che attualmente presiede la convenzione, ha accettato di attenuare alcune delle sue proposte piu’ controverse, ma su una cosa e’ rimasto inflessibile: la richiesta di introdurre la figura di un presidente permanente dell’Unione. Un punto che ha provocato una vera e propria levata di scudi da parte della Commissione europea, l’unico organo veramente sovranazionale dell’Ue che vedrebbe la propria influenza fortemente ridimensionata da un presidente permanente del Consiglio dei ministri. La posizione di Giscard riflette in realta’ quella di Francia, Gran Bretagna, Spagna e, fino ad un certo punto, della Germania. La Commissione ha assunto invece una posizione di netto rigetto: ”Noi manteniamo la nostra opposizione ad un presidente a tempo pieno del Consiglio eletto per un periodo di due anni e mezzo”, ha detto Reijo Kemppinen, il portavoce dell’esecutivo guidato da Romano Prodi. ”Siamo favorevoli all’introduzione di maggiore stabilita’, sappiamo che il Consiglio e’ in crisi e che ha bisogno di una riforma radicale, ma la risposta non puo’ essere un presidente permanente”, ha detto Kemppinen. La Commissione non ha mai risparmiato critiche al sistema attuale, che vede la presidenza del Consiglio dei ministri passare ogni sei mesi da uno all’altro dei 15 Paesi membri. Ma cosi’ come gli Stati piu’ piccoli dell’Unione, la Commissione teme che un presidente a pieno titolo accrescerebbe di molto l’influenza dei grandi Paesi all’interno dell’Unione, indebolendo l’autorita’ della Commissione stessa. Particolare irritazione, tra i commissari, ha suscitato il suggerimento di Giscard, secondo cui il futuro presidente dell’Unione dovrebbe godere di poteri esecutivi, simili a quelli oggi esercitati dalla Commissione. Nella sua opposizione al progetto, la Commissione non e’ comunque sola. Temendo l’aumento dell’influenza dei Paesi grandi, gli Stati membri piu’ piccoli hanno detto senza mezzi termini che si opporranno alla proposta del presidente. Quella del massimo rappresentante dell’Unione, del resto, non e’ l’unica proposta controversa avanzata da Giscard. I Paesi ”piccoli” sono particolarmente ostili all’idea di ridurre il numero dei commissari europei da 20 a 15. Attualmente i 5 Paesi ”grandi” (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna) hanno due commissari ciascuno, mentre gli altri dieci Paesi membri ne hanno uno. Ma a partire dal 2004, nell’Unione a 25 membri, mantenere questo sistema porterebbe ad una Commissione straordinariamente affollata. Di qui la proposta di Giscard: 15 commissari in tutto, il che equivale a dire che almeno 10 Paesi resterebbero senza rappresentanti in Commissione. Nel tentativo di schivare almeno l’obiezione di volere un raddoppio della burocrazia comunitaria, Giscard ha abbandonato la proposta di creare un ”Bureau” di 7 membri all’interno del Consiglio europeo, un ufficio che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto comprendere il presidente, il suo vice ed un vero e proprio ”ministro degli Esteri” dell’Unione. Quest’ultima figura e’ quella che, probabilmente, incontra tuttavia meno oppositori. Attualmente la rappresentanza dell’Unione verso l’esterno e’ duplica: da un lato c’e’ Javier Solana, Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, che dipende dal Consiglio; dall’altra Chris Patten, commissario responsabile per le relazioni esterne della Commissione. Il futuro ministro degli Esteri comunitario, nei piani di Giscard, dovrebbe essere eletto dal Consiglio europeo, cioe’ dai capi di Stato e di governo dell’Unione, ma approvato dal presidente della Commissione. Il suo compito, spiegano i funzionari europei, dovrebbe essere quello di presentare al mondo le posizioni dell’Ue, ma solo dopo essersi consultato con i governi dei Paesi membri. I 105 membri della Convenzione continueranno a discutere il progetto messo a punto da Giscard domani, ed a fine giugno, al consiglio europeo di Atene, il progetto finale di Costituzione dovrebbe essere sottoposto ai capi di Stato e di governo dei Quindici. Parecchi membri della Convenzione hanno avvertito che difficilmente sara’ possibile concludere i lavori in tempo per quella data, ma anche se vi si riuscisse, i dibattiti sarebebro lontani dalla conclusione. Una volta conclusa la Convenzione, infatti, dovra’ riunirsi la Conferenza inter-governativa (Cig), nella quale i rappresentanti dei governi dei Quindici Stati membri dovranno piegare i progetti di Giscard alla dura regola del compromesso. Le modifiche al Trattato possono essere infatti adottate solo all’unanimita’, ed anche il piccolo Lussemburgo, che ha piu’ o meno gli abitanti e l’estensione della provincia di Modena, ha diritto di veto. Il Trattato cosi’ modificato dalla Cig, infine, dovra’ essere sottoposto alla ratifica dei Parlamenti degli Stati membri, quando non a referendum popolare. Un processo che da solo potrebbe prendere diversi mesi di tempo.


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