Famiglia

Cinque saggi per i bimbi

La task force nominata da Prodi pronta a intervenire in difesa dei diritti dei minori.

di Giampaolo Cerri

Palinsesto selvaggio ha le ore contate. Sabato 29 maggio si è riunito infatti, per la prima volta, il ?Comitato di controllo Tv-Minori?, l?organismo della presidenza del Consiglio chiamato a far rispettare l?omonimo codice sottoscritto nel novembre scorso. Ai primi del mese, infatti, il presidente Prodi ha nominato i cinque membri (vedi box) che, insieme ad altrettanti rappresentanti degli editori televisivi, cercheranno di far applicare gli impegni. Ma attenzione, avverte Mauro Masi, funzionario della presidenza del Consiglio e segretario (senza diritto di voto) del comitato, «la responsabilità dell?attuazione del codice è degli amministratori che hanno firmato per le loro aziende. Si tratta di un codice di autoregolamentazione» .
Masi è stato uno degli artefici del Codice, essendo stato vice-presidente del Comitato Tv-Minori, quello che ha scritto le regole. Ottimista, ma con prudenza: «È ovvio che queste norme avranno bisogno di tempo per entrare nei palinsesti», osserva, «visto che la programmazione si fa di anno in anno o almeno di sei mesi in sei mesi» .
A tenere a battesimo il Comitato di controllo, il rapporto del Telefono Azzurro che rivela (vedi articolo a fianco) come la programmazione per i più piccoli stia scomparendo. Nel Codice gli editori televisivi si impegnano a migliorare la qualità, ma, intanto, azzerano la quantità. «È vero, le tv hanno sottoscritto questi impegni», risponde Masi, «e il Comitato potrà essere di stimolo».
I bambini, dice il rapporto di Telefono Azzurro, guardano soprattutto i programmi della prima serata e i film in particolare. E proprio qualche giorno fa, Italia 1 ha mandato in onda il truculento ?Seven? alle 20,30. La prima grana per il Comitato? «Lo spostamento di questo ascolto verso il prime time è una tendenza presente in tutti Paesi industrializzati», dice il segretario. «Era un elemento che avevamo presente quando Prodi decise di istituire il Comitato. Così come sapevamo che molti bambini guardano la tv da soli, spesso da un apparecchio di cui hanno la piena disponibilità. Questi nuovi dati rafforzano le ragioni del Codice perché aumentano le responsabilità di chi fa tv».
Il Codice prevederebbe l?istituzione di comitati di controllo nelle singole emittenti. «Ci risulta che ci stiano lavorando tutti», assicura Masi. «Certo non è facile conciliare etica e programmazione commerciale. All inizio sembrava addirittura impensabile. Il fatto che tutti abbiano sottoscritto questo impegno, ci fa essere ottimisti». Lo è meno Maria Musu, una dei membri del Comitato nominati dal capo del governo. Giornalista, già presidente dei Genitori democratici, negli ultimi quattro anni ha coordinato un analogo comitato creato dalle emittenti private con 21 associazioni laiche e cattoliche che, ci tiene a dirlo, hanno lavorato in pieno accordo fra loro. «Sono stata molto dubbiosa, se accettare o meno», racconta. «L?esperienza mi ha insegnato che avere una protezione così ampia nell?orario, da mattina a sera, rischia di essere utopico. Ci troviamo di fronte a magazzini pieni di acquisti già fatti. È realistico pensare che vengano smaltiti tutti a notte alta?». La Musu fa una semplice considerazione: la prima serata è la più redditizia dal punto di vista commerciale, perché con un audience alta, la pubblicità costa di più. L?incarico però lo ha accettato perché, prima di gettare la spugna, è giusto provare. Per la Musu, uno dei cardini del Comitato sarà il sistema di monitoraggio che riuscirà ad allestire: «Difficilmente riceveremo segnalazioni. L idea che sottoporrò ai colleghi-controllori riguarda la scuola: bisogna pensare a una stretta collaborazione magari con intere classi di ragazzi che possano fare da test alla programmazione . Meglio loro che gli osservatori: costano troppo e, il più delle volte, servono a poco». ?

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